Gli studenti avevano appena svuotato il laboratorio, eppure la maggior parte delle ampolle non lavate e degli attrezzi erano stati lasciati sui tavoli, in attesa di essere rimessi in ordine da un collaboratore dello stato. Sembrava che nella sala ci fosse stato un uragano, e Delia immaginò che gli studenti fossero appassionati tanto quanto lo era Alex, così presi dai propri esperimenti dal dimenticarsi di tutto il resto.
Su una fiamma ribolliva il pentolino con dentro lo sciroppo per la tosse, e il vapore risaliva per una serie di tubi di vetro fino a sgocciolare in un'ampolla ad imbuto. Accanto a lei Alex, con ancora indosso il camice, stava controllando la ricetta che le aveva dato, rileggendo gli ingredienti con le sopracciglia alzate.
– Alchol, canapa, morfina... cloroformio? – disse inclinando il tono. – A chi diamine è venuto in mente di mettere in un farmaco del cloroformio?
Delia alzò le spalle. – Tempi bui. Credo che dopo un po' si siano resi conto che la tosse passava semplicemente perché la gente smetteva di vivere.
Alex appoggiò la cartella sul tavolo, scuotendo la testa. Un uso sbagliato della chimica doveva sembrargli un abominio. – Non riesco a credere le abbiano tenute. Cosa se ne fanno delle medicine che non funzionano?
– Rimangono chiuse in un uno stanzino dell'ospedale fin quando qualche pazzo come me non vuole farci un esperimento sopra – dice Delia, accucciandosi per osservare meglio il liquido che evaporava. – Ma stai tranquillo, questa non è nemmeno la meno peggio. Se vuoi c'è acqua radioattiva per combattere la vecchiaia, e qualche farmaco danneggia-memoria fatto con il succo di molluschi.
Mosse le spalle per liberarsi dei brividi. – Sono proprio pronto a cenare adesso.
Delia si lasciò scappare un risolino. Si rese conto che era la prima vera conversazione che stavano avendo dopo mesi. Chissà cosa stava pensando adesso che la guardava con quei suoi occhi scuri, forse la stessa cosa.
– Come mai questo esperimento?
Delia alzò le spalle. – Ho l'esame tra poche settimane, volevo vedere se fosse possibile sistemare la medicina togliendone le sostanze tossiche.
Si sorprese della facilità con cui riuscì a mentire. Ora che aveva un obbiettivo, un obbiettivo a cui credeva con tutta se stessa, ogni altra cosa era superflua. Una parte di sé, tuttavia, era ancora attaccata con delusione all'amicizia che avevano condiviso, ormai già destinata a morire da quando avevano confermato il suo trasferimento. Con la sua fuga, non lo avrebbe rivisto definitivamente. Forse così faceva meno male.
– Grazie per darmi una mano in laboratorio – disse, ma si rese conto che in realtà era molto di più quello per cui lo stava ringraziando.
– Sono qui solo per impedirti di far esplodere tutto.
Delia rise e scosse la testa, e i suoi pensieri vennero presto interrotti da qualcuno che fece capolino dalla porta. Una ragazza con il caschetto nero e occhi verdi da gatta.
– Alex, se sei pronto possiamo andare al consiglio.
Si accorse di Delia solo in quel momento, e anche se la salutò con un sorriso, fu abbastanza veloce da intravedere il modo in cui avesse storto il naso.
– Sì, adesso arrivo Eva – disse Alex, aggrappandosi con le dita sul bordo del tavolo, probabilmente in un tentativo di ignorare la tensione della stanza.
Eva uscì dalla porta senza salutare, la camminata un po' troppo veloce.
– Sembra che adesso la sua compagnia non ti dispiaccia – notò Delia, tintinnando con le dita sull'ampolla di vetro con il cloroformio filtrato.
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Lo Stato Ideale della mente - ORIGINAL STORY
Science FictionDelia sta studiando per diventare Governante della Polis, città sopravvissuta per più di milletrecento anni, e che sorge sulle rovine dell'antica Siracusa. Sa esattamente qual è il suo dovere: essendo studentessa dell'Accademia deve studiare sodo, r...