Andrew's pov
Ho lasciato la segretaria dello studio in camera e me ne sono andato con una scusa, non riesco a restare.
Mi sento agitato e pieno di pensieri che non dovrebbero essere nella mia testa.
Vado in palestra, devo sfogarmi e l'unico che mi può aiutare è Riki, il mio personal trainer.Mi avvio in palestra e lo cerco.
Iniziamo subito con gli esercizi basi per poi allenare parti del corpo in maniera più specifica.
Penso, penso tanto.
Devo chiamarla per darle la notizia.
Cazzo.
Già un giorno e mi sta fottendo il cervello l'italiana.
Faccio cardio, corro a più non posso. Metto la musica nelle orecchie e corro.
Guardo il tempo sul tapis roulant e sono stato per più di 30 minuti a correre senza accorgermene.
Vado nello spogliatoio e prendo la mia roba per fare la doccia, odio che il sudore mi si asciughi sulla pelle.Apro il getto dell'acqua calda. Le docce nella palestra non sono chiuse e posso benissimo vedere gli altri, magari fossero tutte donne.
Esco dalla doccia, un po' più rilassato.
Esco dall'edificio in cui sono stato queste 2 ore e mi dirigo verso casa. Sono stanco.
Mentre viaggio mi perdo nei pensieri.
Ho sempre vissuto a New York, mi è sempre piaciuta l'aria che si respira in questa città. È sempre attiva e luminosa. Sono sempre stato qui per la mia famiglia. Mia madre è morta mentre nascevo e mio padre durante tutta la sua vita mi ha dato la colpa, facendomi sentire una merda. Vado da uno strizza cervelli del cazzo perchè faccio fatica a gestire la rabbia, sono molto impulsivo e questo gioca a mio sfavore quando entrano le emozioni in ballo.Arrivo a casa, non è molto lontana dallo studio.
Ho sempre avuto delle cameriere che mi aiutassero a mantenerla pulita poiché io non sono mai a casa. O sono in viaggio per lavoro o sono a lavoro, in pratica per me la casa è solo un appoggio per dormire ma comunque l'ho presa grande. Posso organizzare festini e invitare qualcuno in più a casa, si fa per dire.
Voglio stare da solo.
Le persone invadono i miei spazi e questo mi da fastidio.
Amo la tranquillità e il silenzio.
Amo la notte.
Amo il buio.Guardo l'ora. È tardi.
Decido di chiamarla, ormai si è convinta che non sia stata presa, e invece.
Il telefono squilla.
Al secondo squillo sento la sua voce dall'altra parte del telefono.Una volta comunicata la notizia stacco frettolosamente. Anche se mi piaceva la sua voce dal telefono.
Ma che sto dicendo?
Andrew riprenditi.Vado a dormire, sperando che domani Grace sia puntuale.
*flashback*
"Tu sei la rovina della nostra famiglia, tu mi hai portato via tutta la mia vita" uno schiaffo, questo è stato doloroso, forse più degli latri.
"Tu mi hai rovinato la vita, è tutta colpa tua." altro schiaffo.
Le lacrime scivolano sulle mie guance e corro di sopra sperando che quest'incubo finisca. Non ricordo quando sia iniziato tutto. Papà urla il mio nome dalle scale e io tremo come una foglia, ho paura dell'uomo che dovrebbe marmi più della sua stessa vita, l'uomo che dovrebbe insegnarmi come vivere e crearmi un futuro.
*fine flashback*Mi sveglio, di soprassalto e sudato lercio.
Mi lazo dal letto e vado in cucina, ho bisogno di un bicchiere d'acqua.
Guardo l'ora sono le 4:30. Ormai ho finito di dormire.
Sogno sempre le stesse cose tutte le notti. Il dottore mi ha prescritto delle pillole ma io mi rifiuto di prenderle, non mi servono medicinali.
Devo affrontare il problema, devo trovare una soluzione per porre fine all'incubo che mi perseguita tutta le notti.
Ho questo problema da quando mio padre è morto, quello stronzo mi ha lasciato la sua eredità. Devo dire che quando mi hanno letto il testamento ero incredulo, non capivo perché mi avesse dato il suo studio dopo tutte le pene che mi aveva fatto subire fino a quando non me ne sono andato di casa e ho perso i rapporti con lui. Nella mia mente per qualche istante è passato il pensiero che lui si fosse pentito di quello che mi ha fatto, ma se così fosse stato non avrebbe cercato di comprarmi con oggetti materiali. Lui lo ha sempre saputo, non voglio regali su ragazzi a me bastano i fatti e in questo caso non ci sono stati.Non volevo vederlo, non meritava me e nemmeno la mia parola, sentire la mia voce e il mio respiro.
Mi aveva fatto abbastanza.
Mi aveva fatto abbastanza male.
Ma oggi lo ringrazio, mi ha fatto costruire una corazza indistruttibile.
Sono forte, sono capace di intendere e volere.
Ma è anche colpa sua se oggi non mi fido di nessuno e credo che le persone abbiano sempre uno scopo, anche se a volte è vero.
Mi fido molto del mio istinto, quello non sbaglia mai.Spazio autrice:
Ciao cari lettori, scusate per l'attesa ma sono super impegnata con la scuola e non ho avuto neanche il tempo di portarmi aventi con la stesura anche se alcune volte non ho per niente ispirazione.
Spero che la storia vi stai piacendo ❤️.
xoxo 💋
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La luce in fondo al tunnel
Romance[DA REVISIONARE] Lui, proprietario di uno degli uffici più importante di New York (Robinson&law) ereditato dal padre, rispettato, affascinante, sexy, estroverso e senza peli sulla lingua. Se Andrew Robinson ha qualcosa da dire la dice senza badare a...