Andrew's pov
Ho appena dato il benvenuto a Grace.
Mi ha sorpreso ancora una volta, mi ha saputo dire cosa le stesse dando fastidio in quel momento e non è da poco, lo ha fatto con molta calma. Gli ho detto di venire nel mio ufficio tra un'ora per poter lavorare insieme ad un caso, devo insegnarle un po' di cose.
Non ha molta esperienza anche se mi ha detto che i suoi genitori sono avvocati, quindi penso abbia già sappia che tipo di atteggiamento bisogna avere. Sbircio fuori dal mio ufficio, le porte sono di vetro quindi riesco a vedere tutto quello che succede e lei è intenta a guardare quelle migliaia di scartoffie che le ho consegnato. Ammetto che sono di più rispetto a quante io gliene abbia dovute assegnare ma almeno impara a rifiutarmi e trattarmi male. Sono una persona poco rancorosa devo dire.
Mi sento che presto impazzirà, quei documenti non sono per niente facili da gestire e lo dico per esperienza personale.
Quando ero all'università e quel bastardo di mio padre era ancora vivo, io lavoravo insieme a lui e mi assegnava sembra migliaia di carte da controllare in caso ci fosse qualcosa in più da scoprire. Era molto complicato riuscire a trovare qualcosa di davvero incriminante ma ci riuscivo sempre e portavo molto materiale. Ho sgobbato talmente tanto su quei documenti che li ho imparati a memoria.
Esco dal mio ufficio per poter infastidire la nuova ragazza. "Grace" la chiamo, lei subito alza lo sguardo. I suoi occhi mi trasmettono molta sincerità, ma lo scopriremo.
"Signor Robinson" mi dice guardandomi negli occhi, per niente impaurita. Si alza dalla sedia.
"hai finito che mi servono i documenti?" chiedo con tono più duro
"si, ho appena finito di controllare l'ultima carta" mi dice. Raccoglie tutte le carte e si alza, "andiamo signore? Ha detto che dovevo venire nel suo ufficio" detto questo esce dalla sua postazione e va verso la porta del mio ufficio. Io rimango paralizzato per un paio di secondi poi la raggiungo.
"allora cosa ha trovato di interessante?" le chiedo.
"ah adesso mi da del lei?" "comunque ho trovato dei conti che non quadrano" mi dice, che notizia interessante.
"continua" le dico incitandola con la mano a continuare.
"su una delle carte di questo caso c'è scritto che il cliente ha ricavato 100.000 euro e ha depositato nella banca di New York solo 50.000, Jack mi ha dato delle informazioni sui dati finanziari di questo cliente e nella banca in Svizzera sono stati depositati 50.000 con il suo stesso nome" mi dice.
Che bella notizia ma forse la cosa che mi fa innervosire è che Grace abbia chiesto a Jack i dati finanziari. Quel maledetto socio anziano è il mio incubo da quando sono entrato in questo studio, è stato sempre dipendente di mio padre e quindi è lui che sta da più tempo in questo studio ma non si fa per niente gli affari suoi.
Mando Grace al suo posto e mi rimetto a lavoro cercando di reprimere il mio disappunto nella richiesta fatta a mia insaputa a quello stronzo.
Grace's pov
Tutte quei documenti mi hanno stressata ma sono riuscita a portare del materiale nel tempo chiesto dal signor Robinson, penso sia rimasto molto soddisfatto ma ha fatto un'espressione strana quando gli ho detto che jack, il socio anziano, mi aveva dato una mano, forse quei due non si sopportano, ma allora perché tenerlo nello studio?. E' un uomo molto preparato su ciò che fa, non ha esitato ad aiutarmi ed è stato acche molto gentile.
Sono le 19:00 e io sto per uscire dal mio nuovo luogo di lavoro, fa strano dirlo.
Dico nuovo perché comunque io ho fatto esperienza in un altro studio che è quello dei miei genitori, prima di venire definitivamente qui.
Mi alzo e vado a salutare Andrew per poi tornare a casa e potermi finalmente rilassare.
"Arrivederci signor Robinson" non aspetto neanche che risponda e mi allontano dalla porta quando sento però una mano che mi afferra il braccio.
"Grace" mi dice quasi con un tono più pacato, meno duro.
"dite" "io sto per uscire, fammi compagnia che usciamo insieme" la sua proposta mi lascia sbalordita non me ne accorgo neanche che dico che dico "va bene". Mannaggia alla mia boccaccia. Ma continuando a tenermi per il braccio mi porta nel suo ufficio.
Dopo più di mezz'ora si alza, prende la sua giacca per niente abbinata al suo mestiere, prende il casco e va verso la porta, io non mi alzo "allora che fai?, vuoi rimane ancora qui?" mi dice ironico, mi alzo e esco prima di lui dalla stanza per dirigermi all'ascensore e uscire il più presto da qui.
Quest'ascensore è molto lenta o è solo impressione mia? sento di poter morire da un momento all'altro. In questo momento la tensione che c'è nell'aria è palpabile e lui è troppo vicino a me, ma non devo guardarlo negli occhi.
"cosa fai stasera?" mi chiede di getto mentre l'ascensore continua a scendere
" per il momento non ho nulla tra i miei piani tranne fare un bel bagno caldo" dico guardando lo sfondo del mio cellulare
"si ma guardami negli occhi quando parli, stiamo facendo una conversazione" mi imita, alzo lo sguardo, oh no è la fine.
Lui si avvicina lentamente e il cuore mi sale in gola, non riesco a reggere queste emozioni, lui si avvicina sempre di più alle mie labbra che ha iniziato a guardare da quando siamo in questo maledetto ascensore che non si decide di arrivare al pian terreno. Le nostre labbra si stanno per toccare ma finalmente sento il suono dell'ascensore simbolo del mio momento di fuga. Lui si stacca da me in uno scatto e come se non fosse successo niente esce aggiustandosi la giacca e raggiunge la sua moto.
spazio autrice:
cari lettori, ho aggiornato.
Un capitolo un po'più intrigante ma che potrebbe significare l'inizio di qualcosa.
spero che vi sia piaciuto e se vi va lasciate una stellina
xoxo-A
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La luce in fondo al tunnel
Romance[DA REVISIONARE] Lui, proprietario di uno degli uffici più importante di New York (Robinson&law) ereditato dal padre, rispettato, affascinante, sexy, estroverso e senza peli sulla lingua. Se Andrew Robinson ha qualcosa da dire la dice senza badare a...