/19/ Una serata particolre

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Andrew's pov

Grace con quell'abito nero era stupenda, ma era fin troppo scollato.

Avrà tutti gli occhi addosso, anche per la collana che dovrà portare al suo collo. Dopo averla accompagnata a casa mi faccio un giro in macchina per pensare e poi tornare a casa. Guidare mi fa calmare, mi fa pensare molto.

Tutto il tempo in cui giro come un pazzo per New York penso a quell'abito, quella schiena, quei setosi capelli legati in quella coda spettinata. Non nego che quello era il suo abito.

D'accordo, fatto marcia indietro, Devo prenderle quell'maledettissimo abito nero di seta.

Ritorno al negozio di STELLA MCCARTENY e vado subito dalla signora che ci ha sbrigato prima.

"mi serve quell'abito nero, quello indossato da una signorina pochi minuti fa" dico.

"certo, glielo vado a prendere" mi dice, annuendo con il capo.

Nel frattempo cerco delle scarpe e una borsa da abbinare a quel vestito, anche se sono sicuro che lei abbia gli accessori adatti. Vedo quando arriva in studio, si differenzia dagli altri, forse è anche questo che mi colpisce di lei. Abbina le cose molto bene, si veste colorata e sempre con gli accessori adatti.

Vedo un paio di scarpe con il tacco, sono dei sandali. Affianco alle scarpe c'è una borsa dello stesso tessuto e colore dell'abito, perfetta.

La signora mi porta il vestito.

"mi dia anche quelle scarpe e quella borsa" dico.

Dopo avermi preso tutto, pago. Prima di uscire dal negozio la signora mi chiama "ha fatto bene a prenderle il vestito, le stava bene" io senza dire niente, vado via e parto per andare a casa.

Mi butto i doccia, mi rilasso con l'acqua che scorre sulla mia schiena e insapono il mio corpo.

Dopo la doccia mi fiondo a letto, tanto non riuscirò a dormire per molto. Gli incubi ritornano ogni fottuta sera e sempre alla stessa ora.

Mi sveglio di soprassalto, come tutte le notti, e vado in cucina per prendermi un bicchiere d'acqua.

Vado in camera per cambiarmi e mettere la tuta per allenarmi, mi sfogo con l'allenamento.

Verso le 8:00 mi avvio all'ufficio, mi piace arrivare prima di tutti, anche se poi vado via a metà mattinata. Non mi piace arrivare più tardi dei miei dipendenti, sono il capo e non posso fare ritardo. E' poco professionale.

Grace's pov

Sono arrivata in ufficio un po' prima, ieri a causa del fatto che venisse la zia di Andrew non ho lavorato a tutto quello che realmente dovevo fare, sono le 8:00 in punto e ancora non c'è nessuno in ufficio, mi piace la tranquillità che regna la mattina presto in questo posto prima che si accendano le luci.

Sento il suono dell'ascensore e dalle porte vedo uscire Andrew. Mattiniero il ragazzo.

"Buongiorno signor Robinson" dico io appena mi passa davanti

"oh andiamo Grace tu puoi chiamarmi Andrew" mi dice con un sorrisino sulle labbra.

"Siamo sul posto di lavoro e io in questo caso non voglio essere trattata in modo differente". Non mi piace che io non sia come tutti gli latri solo perché gli faccio un piacere, poi con tutte le ragazze che ci sono ha scelto proprio me, perché?.

Esco dal suo ufficio e mi metto a lavoro, devo uscire prima oggi.

Devo andare con Andrew a vedere un altro vestito per poter andare al gala, se non fosse che lui me lo abbia bocciato ora già avrei il vestito e sarei più tranquilla ma purtroppo il pallone gonfiato che ho come capo deve decidere anche come mi vesto. Il suo modo di fare mi ricorda tanto un ragazzo con cui mi stavo frequentando, era molto protettivo nei miei confronti e non mi lasciava fare nulla, arrivai ad un punto di non ritorno, lui continuava ad essere sempre più geloso e io ho subito chiuso i rapporti appena mi ha allungato le mani durante una litigata. Forse quel gesto è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. All'inizio quando ci siamo conosciuti non era così, mi trattava sempre bene ma poi si è rivelato un 'altra persona.

A distogliermi da i miei pensieri è il messaggio che mi arriva sul cellulare, è Andrew

-non pensare troppo, lavora- leggo.

Subito mi ricompongo e mi metto a lavoro, odio essere ripresa ma questa volta ha ragione, mi sono lasciata sopraffare dai ricordi. Mi arriva, poi, un altro messaggio, è di nuovo il mio capo.

-a cosa pensavi?- ma i fatto suoi?

-non sono cose che ti riguardano- scrivo.

-adesso mi dai del tu?- scrive, -non credo che stiamo parlando di lavoro in questo momento- rispondo e poso il cellulare per mettermi a lavorare davvero questa volta.

Dopo ore, finalmente finisco di lavorare e aspetto Andrew per poter uscire dallo studio. Dobbiamo ancora girare fra i negozi per poter trovare il vestito.

Andrew's pov

E' finito il mio lavoro nello studio e Grace non sa del vestito. Stasera la porterò fuori a cena per poterla conoscere meglio, dove almeno sapere un minimo di lei altrimenti tutti si accorgerebbero del farsa.

Usciamo dall'edificio per poi salire in macchina, ho mandato un messaggio al mio assistente in modo da per far recapitare l'abito stesso stasera a Grace, lei è ancora ignara di tutto.

Arriviamo nel mio ristorante preferito, adoro il luogo in cui è situato. E' la prima volta che porto qualcuno con me. Ci sediamo al tavolo e ordiniamo.

La cena continua molto silenziosamente, ma un silenzio per niente imbarazzante, ogni tanto c'è qualche scambio di parola ma nulla di troppo invadente.

Dopo aver finito la porto in un posto che solo poche persone conoscono, magari forse nessuno lo conosce. La porto ne posto più isolato della città, il posto più silenzioso, il posto che mi tiene compagnia e mi fa tranquillizzare.

Ci sediamo sul muretto, con la vista di New York illuminata di sera.

"perché siamo qui?, è molto buio"

"è un posto speciale per me" lei annuisce, ma rimane in silenzio, non fa domande. Forse è questo che mi attrae di lei, capisce il momento in cui non bisogno rovinare tutto con le parole. Meglio il silenzio delle volte, può dire molto. Le parole spesso vengono fraintese e creare discussioni inutili.

La luce in fondo al tunnelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora