/24/ E' una cosa tra me e lui

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Grace's pov
La luce che filtra dall'enorme finestra della camera di Andrew mi sveglia, mi stiracchio nelle coperte morbide di seta rosse e cerco di capire e metabolizzare cos'è successo ieri.  Non capisco cosa abbia portato a fare questo passo ad Andrew e cosa lo abbia spinto ad esprimere le sue emozioni. Ieri nei suoi occhi ho visto una luce che non ho mai visto da quando l'ho conosciuto, era felice e sincero.

Istintivamente allungo il braccio per tastare l'altra parte del letto, guardo al mio fianco e lui non c'è, l'altra parte del letto è vuota, ma neanche il tempo di capire dove sia finito che apre la porta della camera con un vassoio ricco di cose da mangiare, rigorosamente dolci. Sono italiana penso abbi immaginato che a colazione mi piaccia mangiare il dolce.

"Buongiorno" mi dice con un sorriso a 32 denti

"Buongiorno" gli do un bacio.

"come hai dormito?" mi chiede, io annuisco e sorrido. La mattina ho troppe poche forze per mettermi già all'opera. Mi servono 30 minuti per risvegliarmi quasi completamente del tutto.

Dopo aver fatto colazione vado in doccia in modo da risvegliarmi, devo assolutamente sbrigarmi per andare a prendere un cambio, non posso andare in ufficio in tuta, non sarebbe professionale.

"andrew io vado" urlo per farmi sentire perché non lo vedo nei dintorni

"dove vai?" mi dice scendendo le scale ormai già preparato.

"devo prendere un cambio, non posso andare in ufficio in tuta" gli dico

"ti accompagno" dice prendendo le chiavi della machina per poi uscire. Saliti in auto partiamo e io accendo la radio per ascoltare un po' di musica e canticchiare qualche parolina. Andrew mi guarda e sorride per poi rimettere lo sguardo sulla strada.

Una volta cambiata e preparata siamo arrivati in ufficio, non ho voluto che lui si avvicinasse troppo a me. Non mi piace che vedano tutti il rapporto che stiamo istaurando, è una cosa tra me e lui e nessuno deve mettersi in mezzo.

Lavoro, lavoro, lavoro. Devo aiutare Andrew per un caso che presto dovrà discutere in tribunale. Non l'ho mai visto combattere sul ring della legge, non ho mai visto come annienta il nemico. Non posso ancora esercitare in tribunale, devo ancora fare tanta strada. La prima cosa che ho detto ad Andrew mentre eravamo in macchina per raggiungere l'ufficio è che non deve farmi sconti o affrettare le cose. Voglio guadagnarmi i successi da sola, perché so che ce la posso fare. 

Non voglio faticare di meno per arrivare prima la mio obbiettivo, lui mi deve considerare per quello che valgo e non perché abbiamo una relazione adesso e posso avere dei vantaggi. I vantaggi sicuramente ce li ho, stare con lui è un vantaggio. Mi sono documentata su di lui e non ha passato facile, molti articoli di giornale parlano del rapporto teso che aveva con suo padre. So che suo padre è morto. Voglio aspettare però che sia lui personalmente a parlare del suo passato, deve aprirsi lui come me quando si sente pronto a parlarne con un'altra persona e che si fidi.

Non dico che la mia vita sia stata tutta rosa e fiori ma ho sempre avuto la mia famiglia al mio fianco, mi sostengono sempre in tutto quello che faccio, non mi demoralizzano e cercano sempre di aiutarmi anche quando io non lo permetto. Il mio rapporto con i miei non è sempre stato così unito. Da adolescente i vedevo sempre come un nemico pronto ad attaccarmi, invece adesso ho capito che quando io li vedevo come un nemico, loro cercavano di aiutarmi  perché forse sapevano della mia situazione scolastica anche se io non gliene ho mai parlato perché era come se mi sentirsi debole, non potevo e non sapevo come difendermi. A loro ho nascosto il mio primo fidanzato, la mia prima volta con lui e la rottura che se adesso ci penso mi viene da ridere, lui diceva che non mi amava più. Rimasi spiazzata, dopo un mese di relazione lui non mi "amava". Adesso che sono più grande capisco che quello non era amore, neanche io l'amavo ma all'epoca ne rimasi ferita e infatti ci misi 6 mesi per dimenticarlo, povere le mie amiche.

Le cotte adolescenziali possono durare una vita come solo 2 mesi. Fin da adolescente sognavo di essere indipendente. Tutte le mie amiche volevano un ragazzo, soprattutto i più "popolari" della scuola. Erano fighi si, una volta uscii con uno di loro e si rivelò tutto fumo e niente arrosto, le prospettive ingannano.

A distrarmi dai miei pensieri adolescenziali è il telefono che squilla, è Jackson.

Non so cosa voglia, ho chiarito le cose con lui proprio stamattina, non voglio avere a che fare con lui dopo le cose che mi sono state riferite da Andrew, lui si nasconde sotto la maschera del finto buono, è manipolatore.

Gli rispondo, non voglio che pensi nulla di strano.

"pronto?" dico io aspettando che mi risponda

"bellezza, ci vediamo stasera?" mi dice. Quel nomignolo mi porta quasi disgusto pronunciato con il suo tono di voce.

"ho già messo le cose in chiaro " gli dico.

"ossia"

"ciao Jackson" e stacco. Non voglio avere a che fare con lui, penso che avesse intenzione solo di portarmi a letto per poi scaricarmi, fortunatamente mi sono fermata in tempo poiché Jackson con i suoi modi gentili mi stava abbindolando. Spero che non faccia così con tutte, povere ragazze.

Sono stata illusa due volte nella mia vita ed è bruttissimo. Tra amicizia e amore non so quale faccia più male. Magari l'amicizia può ferirti di più, quando tutte  le persone che ti stanno accanto si rivelano false è un colpo la cuore. Una rottura invece può essere curata dagli amici. Quindi penso faccia più male l'amicizia e il bene che dai ad una persona che finisce poi per ferirti.

Squilla il telefono d'ufficio e rispondo dopo essermi calmata velocemente per lo spavento che la suoneria assordante mi ha fatto prendere.

"si?"

"vieni nel mio ufficio".

Spazio autore:

ciao lettori! nuovo capitolo.

Vi siete fatti un'idea della fisionomia di Grace e Andrew?

Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Ne scoprirete delle belle.

xoxo -A

La luce in fondo al tunnelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora