/10/ E' fatta

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Grace's Pov

Mi sento molto serena, non me lo aspettavo. Molte ragazze sono uscite da lì sconvolte. Cosa il capo avrà mai detto per farle uscire così?

Mentre percorro il corridoio dove si trova l'ufficio di quello spero diventare il mio capo mi ripeto sempre di essere me stessa.

Mia mamma me lo diceva sempre, "Grace si sempre te stessa che le persone ti apprezzeranno". E' quello che mi sto ripetendo prima di entrare nell'ufficio che deciderà l'inizio della mia carriera.

La ragazza che mi ha accompagnato bussa in modo molto tranquillo alla porta, quasi come se avesse paura di bussare, ma perché sono tutti così impauriti?

Sento un "falla entrare". Bene già con poco tatto. Iniziamo proprio bene.

Entro con passo deciso nella stanza, trovo sia molto bella, è tutta circondata da vetrate, sul lato destro c'è una libreria e un divano che sembra essere di pelle pregiata, penso sia Italiana, sul lato sinistro c'è la scrivania e infondo allo studio ci sono una serie di palla da basket tutte autografate che mi fanno capire che sia un tipo appassionato a questo sport.

"siediti" esco dal mio stato di trans sentendo la sua voce. Mi giro verso di lui e faccio un cenno con la testa.

"come mai sei qui?" mi chiede, mi sembra che io abbia già visto questo tipo, ma non ne sono sicura. "penso che le ambizioni e i miei obbiettivi io le possa anche omettere, ne avete già sentite troppe" sorride di sottecchi "voglio fare carriera in quest'ambito, provengo da una famiglia italiana di avvocati e mi piacerebbe seguire le orme della mia famiglia" prendo un respiro "la mia vita è sempre stata tranquilla, sono sempre stata quella che va avanti perché è ricca ma non è così" decido di fermarmi, ho paura di crollare.

"come mai ti sei trasferita a New York?" mi chiede curioso

Prendo un profondo respiro per calmarmi "non volevo dipendere dalla mia famiglia, mi hanno offerto un posto nell'azienda, ma non volevo passare per quella che vuole le cose facili e che non si impegna" dico "voglio costruirmi una carriera senza l'aiuto di nessuno, voglio realizzarmi da sola" finisco, contenta di aver detto tutto quello che volevo far sapere e non sono andata oltre.

Lui mi guarda per un momento, poi "come ti chiami?" mi dice improvvisamente, la ragazza che mi ha accompagnato mi ha detto che non voleva mai sapere il nome delle ragazze prima di averle assunte. "Grace Anderson".

"eppure hai un nome straniero" mi dice

"mio nonno, dal lato di mio padre, è Americano" dico con tono deciso, adesso si sta impicciando nella mia vita.

"ok, ti farò sapere" mi liquida freddamente.

Esco dalla stanza e respiro, è come se tutto il tempo avessi trattenuto il respiro, eppure sono sicura sia andata bene. Sono stata educata, gentile, disponibile e sincera non credo di aver sbagliato qualcosa. Spero solo che questo studio mi dia l'opportunità di poter avere la mia rivincita e potermi affermare del campo che più amo e in cui sono cresciuta.

Non ho mai affrontato un colloquio prima d'ora e pensavo fosse un emerito disastro, ma comunque poteva andare peggio.

Spero solo che mi arrivi la chiamata per ricevere una buona notizia, perché il capo mi ha detto che mi avrebbe chiamato in caso di una notizia positiva, quindi ho detto a mamma di aspettare una mia chiamata e di non chiamare lei perché con la mia sfiga sicuro quando Andrew avrebbe chiamato il telefono risultava occupato.

Spazio autore:

ehilà lettori, come state?

Grace trova qualcosa di simile nel suo magari futuro datore di lavoro, avrà ragione? o sarà solo impressione?

vi sta piacendo la storia?

xoxo -A

La luce in fondo al tunnelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora