11. Rivelazioni

1.2K 120 235
                                    


Eva dovette aspettare il giorno dopo, l'ora di pranzo, durante la quale i bambini avrebbero mangiato tranquilli a mensa coi genitori. Si portò dietro Olly, legato con un drappo sulla schiena, mezzo addormentato. Lilly invece rimase con la giovane Mali.

«Quando pensavate di dirmelo?» Gridò accorata ad Aniruddha. Quello era immerso nelle sue carte, come sempre. Cosa diavolo cercasse di trarre da quei reperti preistorici era un mistero a cui tutti si erano abituati.

Sollevò appena il capo. La sua faccia tenebrosa si deformò in un largo sorriso.

«Come l'hai scoperto, giovane Eva?»

Una rabbia impetuosa infestò il suo animo. Si sciolse dolcemente il telo e adagiò il bambino dentro un cesto di vimini, all'ingresso, su cui erano state riposte le lenzuola pulite per l'Anziano.

«Me l'avete appena confermato voi.» Mentì.

Aveva creduto subito alla classe. Al contempo aveva giurato solennemente di non rivelare che erano stati loro a svelare il segreto. Anzi, in realtà aveva proprio promesso di non rivelare nulla. Ma quello era impossibile. Il dato era troppo importante, rimetteva in gioco tutto.

Tutto.

Lei non era l'unica Umana.

Aniruddha rise di cuore. «Oh, Eva, sei così perspicace.»

La stava prendendo in giro. La ragazza aveva le lacrime agli occhi per il nervoso.

«Voi mi avete torturata.»

«No, non noi. Melchor...» Si giustificò prontamente l'Anziano.

«Non l'avete fermato! Voi non l'avete fermato!»

«Quanto odio continuerai a covare nel tuo gracile grembo?»

Eva sussultò.

Che sapesse della sua amenorrea? Si sentì colpita nel vivo. Ma aveva ragione. La ragazza era intrisa d'odio. Odio per quel villaggio, per i sopravvissuti, per i comandanti, per Ulrik... Non riusciva a superarlo, poteva ignorare quel sentimento, fingere che non esistesse, concentrarsi sui bambini, sui loro sorrisi dolci, gli occhi luminosi, la mente ingenua e al contempo così vivace. Ma l'odio nel frattempo cresceva, l'invadeva, la corrodeva dall'interno. Era un demone che allevava dentro di sé, che nutriva giorno dopo giorno col suo stesso sangue, delle sue paure, dei suoi tetri rimuginii nervosi.

Non li avrebbe mai perdonati. Questa era la cruda verità.
Come non aveva mai perdonato sua madre.

Come non aveva mai perdonato se stessa per essere stata così debole, così vulnerabile, così stupida...

«Perché mi avete tenuta all'oscuro? Il mio gruppo lo sapeva?»

Impossibile, Shani non le avrebbe mai fatto una cosa del genere. Ma forse il loro ex-comandante...

«No, giovane Eva. Siediti un attimo, parliamone civilmente.»

Allungando il braccio orribilmente tirato, le spostò la sedia che giaceva dalla parte opposta del tavolo.

L'Umana l'accettò con ritrosia.

«Hai iniziato a leggere il diario?»

«No.»

«È un peccato, giovane Eva. Ti potrebbe essere utile...»

Non udì la fine del discorso.
"Vi odio tutti, vi odio così tanto che odio anche i vostri morti e i parenti dei vostri morti e tutti coloro che vi hanno generato, le vostre dannate arche, il vostro misero universo, il titanio, l'abominio che vi tiene in vita!"

UMANA ∽ L' Antico PotereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora