27. Col cuore in mano

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Era appena sorta l'alba. Dalla foresta era emersa un'enorme sfera rosata che aveva rischiarato le tenebre e tinto l'universo di una sfumatura celestiale. Qualche uccello cinguettava in alto tra i rami, mentre lentamente il villaggio si risvegliava e riproponeva la solita assodata routine, fatta di lavoro, chiacchiere, un vociare indistinto, qualche pianto e tante risate.

Shani rimase ancora un po' lì, sull'ingresso ovest, in attesa.

Finché non lo vide arrivare.

Scanzonato, con la sua maglia dalle maniche tagliuzzate, le mani ancora fasciate fino ai polsi, i capelli sempre più lunghi che ricadevano spettinati sugli occhi vispi.

Lui si stupì di vederla lì, a fissarlo. Fece un beffardo saluto militare e la superò senza altri convenevoli. Non le regalò nemmeno mezzo sorriso...

La ragazza non ci rimase male, se l'aspettava. Avevano avuto la loro occasione e avevano fallito miseramente.

E ora si preparava mentalmente all'ennesima rovinosa caduta.

Durante il tragitto verso la tenda ripensò a tutto ciò che era accaduto e inevitabilmente le fiorirono lacrime di malinconia negli occhi.

Aveva sbagliato? Era stata ingenua, sfacciata, avventata o semplicemente troppo innamorata?

Rik le aveva detto che lo avrebbe dovuto capire fin da subito. Non aveva aggiunto altro, non ce n'era stato bisogno. Il suo sguardo l'aveva punita più di mille parole, molto più dell'epiteto volgare che in un impeto di rabbia Tomas le aveva sibilato contro. Quella delusione nei suoi occhi azzurri non l'aveva mai vista prima. Per quanto le costasse ammetterlo, il comandante era il fratello maggiore che non avrebbe mai avuto. Vederlo prendere le sue difese e poi guardarla con amarezza l'aveva distrutta.

Ancora un paio di passi e sarebbe arrivata. L'ora della verità, il momento fatidico. Da lì in poi, tutto avrebbe preso una nuova piega. Forse non ci sarebbe stato nessun nuovo libro, ma sicuramente un nuovo capitolo.

Doveva accadere, era giusto così.





Kuran non si aspettava di vedersela davanti, ma comprese anch'egli dalla sua espressione che erano arrivati all'epilogo.

«Dobbiamo parlare.»

L'aveva evitata dal giorno in cui Ulrik era tornato dalla sua missione in solitaria. Sapeva che non poteva durare a lungo, le doveva delle spiegazioni, ma il suo cuore non ci riusciva, non voleva.

L'avrebbe persa. Irrimediabilmente.

La guerriera si sedette sul letto e gli fece cenno di fare altrettanto.

Erano così diverse, lei e Summer. Non condividevano proprio nulla.

Summer era solare, affettuosa e paziente, un viso fin troppo dolce e un fisico minuto che risvegliava nel giovane un primordiale istinto di protezione. Shani invece era irrequieta, impulsiva e testarda, scura come la notte, impavida come le tenebre, di una bellezza indomita che lo metteva in soggezione.

Cosa ci aveva trovato in due donne così diverse, agli antipodi l'una dell'altra? Ma soprattutto, si poteva essere innamorati di due persone completamente opposte, contemporaneamente?

«Non credo ci sia molto da dire» rispose flemmatico.

Lei si innervosì subito, si rialzò dal materasso con gli occhi furenti e le mani che fremevano.

«Invece no. Tu me lo dici e basta. Me lo dici guardandomi dritta in faccia, qui, adesso!»

«E cosa vuoi che dica?» Gli occhi scuri del ragazzo la fissavano imploranti. «Che stavo con un'altra prima di partire? Che non l'ho mai dimenticata? Che penso ancora a lei, ogni fottutissimo giorno? È questo che vuoi sentirti dire?»

UMANA ∽ L' Antico PotereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora