33. Sacrificio

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Come tutti si aspettavano, i giorni seguenti il comandante cessò totalmente di parlare. Si richiuse in se stesso, il suo sguardo tornò a essere un gelido polo senza vita, il suo volto una maschera di impassibilità, impossibile da decifrare. Era come se avesse finito definitivamente le cose da dire, le emozioni da esprimere, le lacrime da versare.

E i suoi compagni, che ogni tanto non potevano esimersi dal fissarlo con occhi nuovi, si chiedevano se tutto ciò fosse realmente accaduto, se non si fosse trattato di una tetra allucinazione uditiva, se non fosse stato solo un sogno tanto vivido quanto irreale.



Nella buia foresta, nascosta dalla penombra, un essere nel frattempo li pedinava.

Quando vide il comandante arrestarsi per fissare un punto, con i muscoli tesi e la mano pronta a estrarre la pistola dalla fodera della cintura, Evangeline gli si avvicinò, con le mani immerse nelle tasche della felpa.

«Non ci farà del male.»

Lui non le rispose, nemmeno si voltò a guardarla.

«Lo fa per me, vuole conoscermi meglio. Vuole capire chi sono, qual è il mio potere. Non gli importa di voi. È qui per me.»

Gli occhi di ghiaccio si soffermarono qualche istante sui suoi. Fu il tempo di un brivido, prima che la marcia dell'uomo ripartisse, leggermente più rapida di prima.

Eva sorrise alla pantera, sicura che i suoi occhi felini riuscissero a scorgere il suo volto meglio di quanto lei riuscisse a intravedere il suo, semi-nascosto tra i tronchi del fitto bosco.



La montagna cominciava a inerpicarsi su un crostone roccioso.

Sebbene l'Umana avesse suggerito più volte di cambiare direzione, nessuno le aveva dato retta.

Si erano trovati, a un punto del loro tragitto, nei pressi di un traballante ponte in metallo.

«Se ci addentriamo in quella zona, possiamo attraversare la valle. È una strada più breve e meno impervia. È una scorciatoia!» aveva insistito la ragazzina.

Ulrik aveva srotolato la cartina senza fiatare e aveva iniziato a consultarla insieme a Kuran.

«Tu come lo sai?» le aveva domandato il pilota, sempre molto pragmatico, mentre studiava i rilievi montuosi della topografia abbozzata da Luis.

L'Umana non aveva saputo rispondergli.

«Eva, questa è la strada giusta. Non v'è alcun dubbio. Se sei stanca o se ti spaventa la salita, possiamo darti una mano con lo zaino» le aveva spiegato dolcemente Hans, come fosse davvero solo un capriccio da bambina.

«Sì, possiamo legarti una corda al busto e trascinarti!» aveva proposto Tomas.

«Volete mettermi un guinzaglio?» Gli occhi cangianti si erano infuocati impetuosamente. «Io davvero non capisco cosa cazzo ci sto a fare in questa missione se non ascoltate nessuno dei miei consigli!» era infine sbottata, lasciandoli tutti senza parole.

«Non è così. Se ci dai una motivazione valida per cui dovremmo attraversare un ponte palesemente in bilico nel vuoto, cambiare rotta e immergerci in una zona sconosciuta, mai esplorata prima d'ora, magari possiamo anche provare a discuterne!» aveva ribattuto bruscamente il pilota.

UMANA ∽ L' Antico PotereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora