47. Confessioni

1.4K 152 403
                                    

Inaspettatamente la persona che si arrabbiò di più quanto rientrò al villaggio e scoprì cosa fosse accaduto, fu Bea.

Prese lei la parola al consiglio.

Fu schietta e severa, raccontò i fatti con chiarezza e rivolse contro i comandanti accuse fondate di vigliaccheria e ipocrisia.

Hans restò in disparte. In quanto vice-comandante attualmente in carica, avrebbe dovuto aver lui la parola. Forse fu un bene che lei l'avesse surclassato con prepotenza. La sua sarebbe stata una disquisizione approfondita, ma fin troppo boriosa che non avrebbe raggiunto il loro obiettivo con la facilità con cui vi riuscì la moretta.

Avrebbe generato solo tanta insofferenza.

A Bea non fregava ovviamente nulla di Eva, era l'aver scoperto che Ulrik sarebbe potuto morire alle porte del villaggio per incuria da parte della sua famiglia, che l'aveva lasciata oltremodo sconvolta.

«Noi usciamo ogni mese per voi. Soffriamo per voi. Sacrifichiamo la nostra vita per voi. E quando torniamo, ci vengono assegnati altri turni di lavoro. Come se la nostra, là fuori, fosse stata una commissione normale, una semplice trasferta, una gita di piacere. Anche a me piacerebbe lavare le lenzuola ogni mattina, anche a me piacerebbe starmene seduta a sbucciare le patate, inseguire i bambini sugli alberi o coltivare la terra sotto il sole. Invece io lotto per voi. Io do la vita per voi. E voi cosa fate? Anteponete le vostre inutili leggi alla vita di una persona? E non di una persona qualunque, ma dell'unico uomo davvero in grado di poter garantire il sostentamento di noi tutti? Voi siete pazzi! Mio padre si sarebbe vergognato delle vostre azioni. Luis si sarebbe vergognato di voi. Non c'è nulla da giudicare, non so nemmeno cos'abbia pronunciato l'Umana. So soltanto che io avrei fatto di peggio. Solomon: io ti avrei puntato contro la pistola e avrei sparato.»

Nessuno mise in dubbio le parole di Bea. Graziosa quanto volubile, era noto a tutti che possedesse un caratterino difficile.

Per Shani invece fu come se la vedesse per la prima volta. L'aveva tanto odiata, ma alla fine, non erano poi così dissimili.

I comandanti furono molto clementi, probabilmente perché Solomon era stato il tutore della ragazza, quando lei era minorenne, non le avrebbe mai e poi mai torto neanche un capello. Figuriamoci redarguirla o punirla di fronte a una platea.


Avevano impiegato una decina di giorni a tornare, mantenendo un passo molto più veloce di quello che Ulrik imponeva loro, svegliandosi ogni giorno all'alba e cessando la marcia solo quando non riuscivano più a vedere nulla a un palmo dal naso.


Ulrik impiegò però un'altra settimana a svegliarsi. Fu la settimana più lunga della loro esistenza. Più lunga perfino di quando attesero che fosse Eva a riprendersi dal coma indotto dal post-operatorio, perché in quel caso predominava il dolore per la fine di una ragazza così giovane e con tanto potenziale, in questo invece sarebbe stata semplicemente la fine di tutti loro.

Quando il giovane riaprì gli occhi fu un sollievo così enorme che non riuscirono a resistere e, nonostante gli avvertimenti di Aniruddha, invasero senza alcun pudore la sua stanza.

Solo Bea ed Eva mancarono all'appello, perché erano entrambe di turno, una come guardiana della barriera, l'altra coi suoi adorati bambini.

«Rik!» Shani gli strinse forte la mano e le fece così impressione il fatto che lui non riuscisse a rispondere alla sua morsa che gli occhi le annegarono nelle lacrime.

«Grazie all'Universo» sussurrò Hans, ai piedi del letto.

Kuran fece un lieve cenno col capo e Tomas, appoggiato allo stipite della porta, emulò il saluto militare. «O capitano! Mio capitano!» Nessuno a parte il professore comprese la sua citazione, lo ignorarono tutti.

UMANA ∽ L' Antico PotereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora