32. Un amore malato

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Camminarono altri due giorni, effettuando brevi pause durante il tragitto per permettere all'Umana di tollerare meglio la marcia estenuante.

La vegetazione era cambiata. C'erano meno piante aghiformi e più alberi da frutto.

Tomas trovò un pero, lungo il cammino, e riempì lo zaino all'inverosimile di quei frutti un po' troppo maturi che macchiarono il tessuto e gli conferirono un odore dolciastro e leggermente stomachevole.

Durante le notti la temperatura calava drasticamente ed Eva aveva sempre più freddo. Rispetto ai Titans la sua pelle era più sensibile agli sbalzi termici. Cercava di scaldarsi vicino al tepore del fuoco, avvolgendo le mani nella felpa che aveva in dotazione. Ma non era sufficiente. Le mancava la sua giacca...

Il ladro le allungò una delle sue refurtive con un coltello, nel caso volesse toglierne la buccia.

«Facciamo un gioco» esplose col suo tono irriverente. Erano in silenzio da giorni e lui, come al solito, stava ammattendo dalla noia.

Eva sbuffò. Lei non era Shani, dopo un po' non li sopportava più i suoi giochetti. Inoltre era una tipa solitaria, amava il silenzio, restare immersa nel suo mondo per ore. Anche con la guerriera era solitamente di poche parole. Stare con i bambini l'aveva resa leggermente più espansiva, ma restava pur sempre una persona molto introversa.

«Come dovrebbe essere il tuo uomo ideale?»

Evangeline lo fissò con la fronte corrucciata. Erano tutti seduti davanti al fuoco, con le gambe incrociate e i sacchi a pelo già stesi dietro la schiena. Tomas aveva parlato ad alta voce in modo che tutti potessero ascoltarlo, e la sua assurda domanda non era di certo passata in sordina.

«Non lo so» rispose lei laconica, sperando di tagliare sul nascere il suo entusiasmo.

«E dai, non è così difficile! Tre caratteristiche! Inizio io? La mia donna ideale dovrebbe essere bella, forte e tenace.»

Shani avvampò ma non alzò lo sguardo dalle proprie gambe.

«Come te, Eva!» aggiunse, dopo qualche secondo di suspense.

L'Umana scoppiò a ridere. Tomas poteva benissimo essere uno dei suoi alunni in quanto a età mentale. Era così infantile. Si sorprese però di notare l'espressione sul volto dell'amica. Aveva comunque ottenuto l'effetto desiderato.

Anche Ulrik riversò sul ragazzo un'espressione minacciosa. Ma probabilmente era solo perché non amava che si perdessero in chiacchiere, anche quando non avevano nulla di meglio da fare.

«Non so quale dei tre aggettivi mi si addica di meno» commentò lei caustica, facendo cenno alla guerriera di non darci troppo peso.

«I miei sono forte, leale e coraggioso!» s'inserì Bea, lanciando un'occhiata allusiva al comandante, che però stava ancora fissando in cagnesco il ladro di parabole.

«È tutto tuo, principessa!» scherzò il giovane impertinente, facendoli arrossire entrambi.

«A me basterebbe che fosse serio.» La confessione di Shani colpì involontariamente due persone diverse, per ragioni diverse, nello stesso tempo.

Fece calare un gelo intenso davanti alle fiamme sempre più scoppiettanti.

Eva rispose allora per spazzare via quella freddezza. Il volto del suo vicino infatti si era chinato, lo sguardo perso sulle mani ancora rigidamente fasciate, in un'espressione così mesta che lo stomaco le si era contratto in una fitta dolorosa.

«A me piacerebbe gentile, affettuoso e...molto intelligente!» Tutti gli occhi si centrarono su di lei, perplessi. Eva continuò sorridendo a sbucciare la sua pera succosa, felice per una volta di aver convogliato su di sé tutta l'attenzione della squadra. «Come Hans!»

UMANA ∽ L' Antico PotereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora