3. Una Nuova Missione

1.5K 132 351
                                    


Ulrik li attendeva nella sala del consiglio. Appoggiata a un tavolo, a gambe divaricate. Bea gli stava parlando, con la nuca reclinata di lato e uno smagliante sorriso sul volto.

«Lasciaci soli adesso.» Le ordinò lui, quando li vide arrivare, interrompendola con tono perentorio.

La ragazza mise il broncio. Aveva la pelle del colore dei chicchi di caffè, due enormi pozzi scuri al posto degli occhi e un sorriso candido come la neve.

«Perché? Tanto ci sarà anche il mio gruppo!» Si lamentò.

Lo sguardo dell'ex-comandante la redarguì.

Con le spalle alte e il naso rivolto al soffitto uscì dalla stanza senza salutare nessuno dei presenti.

Eva serrò le labbra e si appoggiò a una delle porte, vicino a un vaso di terracotta, rimanendo volutamente in disparte, come un elemento di decoro.

Era da tanto che non lo vedeva. I capelli biondi erano cresciuti e il corpo, se possibile, era ancora più muscoloso. Gli occhi non riusciva a intravederli: stava facendo in modo di non incrociare i suoi per nessun motivo al mondo.

Nessuno si sedette. Rimasero tutti in piedi, a semicerchio.

L'atmosfera era la stessa del giorno della loro partenza.

Tomas accecato dalla rabbia, con delle manette invisibili ai polsi, Shani con le braccia conserte sotto il petto, Hans in preda a un turbinio fastidioso di pensieri e Kuran che cercava in tutti i modi di calmarsi contando questa volta mentalmente da cento a zero.

Novantanove, novantotto, novantasette, novantasei...

Anche Eva non era cambiata poi così tanto. Era ancor più magra, il volto sempre più scavato, se ne stava appoggiata alla stampella con una mano stretta al fianco sinistro, per sorreggere la ferita sempre più insofferente. A prima vista sembrava così innocua, ma dentro di sé non c'era più traccia di paura. Tutto ciò che temeva si era realizzato.

"Non ho più niente da perdere." Pensò tra sé e sé. "Nemmeno la vita."

«Mi dispiace per essere stato assente in questi giorni.» Iniziò Ulrik.

Tomas sbuffò spazientito. Cercò con la coda dell'occhio Shani, che però lo ignorò volutamente. Tra i due non correva più buon sangue. Da quando lui le aveva confessato di aver tentato la fuga, lei era diventata molto fredda nei suoi confronti. Lo teneva a debita distanza. Lui d'altra parte era un ragazzino orgoglioso e dopo un po' ci aveva mollato, confermando le ipotesi pessimiste della guerriera: si era trattata solo di un'infatuazione passeggera.

«Ho avuto molto lavoro da fare.»

Nessuno ci credeva. Tutti sapevano che il soldato si era tenuto occupato volutamente. I motivi di tale stacanovismo erano imperscrutabili, ormai lo davano per assodato come aspetto caratteriale del giovane. Eppure rimaneva il dubbio che in realtà avesse cercato a tutti i costi di fuggire da qualcosa. O da qualcuno...

«Come ben sapete, il gruppo di Thea si è occupato delle esplorazioni. Esse sono un dovere fondamentale per una squadra composta da membri specializzati e altamente addestrati come noi.»

«Parla per te.» Bofonchiò Tomas. «Io fino all'altro ieri ero solo un avanzo di galera.»

Lo sguardo gelido del mastino lo zittì.

«Durante le missioni ci occuperemo di raccogliere quanto più titanio possibile. La sostanza è infatti sopravvissuta su questo pianeta, come i nostri studiosi si aspettavano. Nell'attesa di riuscirle a sintetizzarlo anche nel nostro villaggio, ipotesi molto remota visto che non disponiamo di attrezzature elettriche e dell'ambiente adeguato, dobbiamo rifornirci presso i centri abitati. Ciò vorrebbe dire andare in avanscoperta nelle città.»

UMANA ∽ L' Antico PotereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora