7 Agosto 3237

1.2K 111 254
                                    

Giorno imprecisato


Sono avvenuti molti cambiamenti in queste pochissime settimane. Così tanti che fatico a enumerarli tutti.

D'altra parte... non l'ho sempre affermato che non sono assolutamente in grado di tenere un diario?

Non possiedo né la costanza né la motivazione adeguata, i miei pensieri mi sembrano più vividi e reali delle cose che mi circondano. Vivo nella mia mente, nelle mie fantasticherie, nelle mie storielle. Il tempo mi scorre addosso come farebbe una pioggerellina estiva, effimero e vanesio, evapora appena sorge il sole. Così i giorni si succedono tutti uguali, una sfida dietro l'altra, una lotta dietro l'altra, poche insormontabili certezze.

Non torneremo mai più sull'arca.

Mai più.


Abbiamo incontrato altri superstiti, al di là delle montagne, durante una delle nostre esplorazioni verso ovest.

Cercavamo un nuovo riparo, visto che ci siamo riscoperti troppo esposti e al contempo troppo bisognosi di una maggiore protezione.

Magda ha partorito, è nato uno splendido maschietto, l'hanno chiamato Ivan, dono del Signore, sottintendendo, visto il loro incontestabile credo, che il signore supremo sia una personificazione dell'Universo stesso. Io non credo in nessun Signore, in nessun Universo, in nessuna personificazione. Però adoro il piccolo Ivan, ha occhi enormi da cerbiatto e un sorriso che lascia senza fiato. Quando lo prendo in braccio, ride sempre.


Siamo incappati in un piccolo gruppo che si era rifugiato a ridosso di un laghetto, nel bel mezzo di una foresta così fitta da togliere il respiro. Appartenevano all'arca F-100 e M-015, ci hanno riferito. Sostengono di essere qua da mesi, oramai, e di non essere mai riusciti a comunicare alla loro madre-arca di essere sopravvissuti. Hanno con sé molte armi, un notevole approvvigionamento di titanio e una macchina ancora collegata a un generatore elettrico. Le loro navicelle non sono deflagrate come la nostra. Una è caduta in mare, a chilometri e chilometri di distanza dalla terra ferma, l'altra invece ha avuto la fortuna di atterrare su uno spiano erboso. È rimasta quasi intonsa, l'ho vista coi miei occhi. Purtroppo però non sarà mai più in grado di volare.

È lì dentro dove si rifugiavano la notte. Gli Antichi non li hanno mai scoperti. O forse non li hanno catturati perché troppo spaventati dalla folta vegetazione che circonda la zona.


Come noi, hanno perso molti compagni, per lo più sbranati a causa continue incursioni dei lupi nel bel mezzo della notte. Sono rimasti in dodici in tutto. Due delle loro donne sono in avanzato stato di gravidanza.

Stanno tutti bene, sono persone genuine, socievoli e grate. Non fanno che sorriderci, stringono le nostre mani, si commuovono e sprofondano in abbracci addolorati, come se avessero una sete inesauribile di affetto, come se non fossimo anche noi arcadiani piovuti sulla terra, ma angeli venuti in loro soccorso.


Solo Melchor e Solomon si sono mostrati inquieti al loro ingresso nel nostro gruppo: faticano a fidarsi. Riferiscono continuamente della presenza di Titans alleati con i demoni (così la nostra gente ha rinominato gli Antichi).

Non so come questo sia possibile, non ci voglio nemmeno pensare. Thea, la loro comandante, mi sembra una brava ragazza, ha due fluorescenti occhi viola, la parlantina spigliata ed è imbattibile come tiratrice. Melchor ogni volta che la vede sputa a terra, biascicandole contro offese scurrili e misogine. Lei finge di non udirlo.


Solomon si è ripreso, riesce a camminare e a mangiare in autonomia. Ha iniziato ad allenare alcuni gruppi muscolari per riprendere le forze necessarie a venire con noi, in futuro, in missione. È un uomo schivo e riservato, con penetranti occhi neri e denti più bianchi della neve fresca. Eppure non sorride mai, sicuramente non quando provo a rallegrarlo io con una delle mie sciocche battute. Mi sono preso cura di lui, notte e giorno, notte e giorno, notte e giorno...

UMANA ∽ L' Antico PotereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora