Il villaggio era immerso in una luce opaca. Alle sue spalle la barriera si stagliava contro la foresta in tutta la sua rude arroganza. Davanti a lei, oltre le capanne, le tende e le altre decadenti opere costruite dall'uomo, la natura imperversava ovunque con prepotenza. All'orizzonte il crinale delle montagne faceva capolino al di sopra delle fronde degli alberi. Lungo il dorsale, raggi di luce rosacei sempre più flebili si irradiavano nel cielo turchese, l'ultimo dolce addio a una giornata che stava per spegnersi.
Eva riaprì le palpebre e osservò i campi scuri di terra coltivata che stavano germogliando, poco distanti.
Era inesprimibile il sentimento che provava nel rimirare quel paesaggio immenso.
Era come fosse la prima volta che lo notava.
La natura che si rivelava alla luce.
La sua rinascita.
«Eva.» Il professore la stava osservando da una decina di minuti.
La ragazza era seduta a gambe incrociate, con un panno sulle spalle e le mani appoggiate sulle ginocchia. I suoi capelli dorati erano raccolti in una crocchia sopra la nuca, ma qualche ciocca ribelle si era liberata dalla morsa del nastro e scorreva con morbide onde lungo la sua schiena.
«Cosa stai facendo?»
«Medito.»
Con la mano fece cenno di sedersi vicino a lei, mentre sorrideva.
Hans l'accontentò.
«Ti devo parlare.»
«Di solito quando si iniziano i discorsi in questo modo, non promette mai nulla di buono. Mi viene subito l'ansia.» Gli fece l'occhiolino. «Dimmi.»
Ancora una volta il ragazzo si domandò perplesso perché Rik facesse così fatica ad avere una conversazione civile con lei.
«Luis, l'Umano, beh, vedi... Si è...»
«Suicidato.» L'anticipò lei, tornando a chiudere gli occhi. La flebile luce del tramonto illuminava la sua pelle scottata dal sole.
«Come facevi a saperlo?!» Le urlò contro, costringendola a riaprire le palpebre.
Rise mestamente.
«Nessuno ne parla volentieri, sono molto ambigui quando si nomina l'argomento. Non è a loro molto gradito. L'ho immaginato.»
Il ragazzo annuì colpito. Eva era tutto fuorché una sciocca.
«Pensavo dovessi saperlo. Sono stufo di tutti questi segreti. Prima i bambini che nascono Umani, poi la triste sorte di Luis. Io sono preoccupato. Per te, intendo.» Si accorse di aver osato troppo guardando il suo volto intristirsi. «Non volevo offenderti! Perdonami. Lo sai cosa successe a mia madre, non posso dimenticarlo, devo farci i conti ogni giorno. Era Umana, la depressione post-partum l'annientò, letteralmente. Questa notizia mi ha turbato molto. Io vorrei che tu sapessi che per qualunque cosa, io ci sono. Ne hai passate tante, guarire è stato difficile e doloroso, so che ce la stai mettendo tutta e so che non ti siamo stati molto vicini, ultimamente. Non perché non ci tenessimo a te, non sapevamo come esserti d'aiuto. Però c'eravamo, Eva. Ci siamo sempre stati.»
La ragazza gli afferrò affettuosamente la mano.
«Certo, lo so Hans. Grazie.» Era leggermente commossa.
«Non voglio che... Non voglio trovarmi un messaggio... Non voglio...»
Lei lo fermò scuotendo la testa.«Io sto bene. Io non sono Luis.» Lo tranquillizzò.
«La depressione era un disturbo molto diffuso tra gli Umani. Secondo i dati epidemiologici ne soffriva circa il dieci per cento della popolazione mondiale, con una frequenza maggiore nel sesso femminile. Era una malattia associata a una elevata mortalità: il quindici per cento degli individui che ne erano affetti moriva per...»
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UMANA ∽ L' Antico Potere
Ficção CientíficaIl gruppo deve ambientarsi nel nuovo villaggio. Sebbene alcuni dettami risultino ancora inconcepibili, d'altra parte anche loro sono ora, a tutti gli effetti, 𝑠𝑜𝑝𝑟𝑎𝑣𝑣𝑖𝑠𝑠𝑢𝑡𝑖. Ulrik, Hans, Tomas, Kuran e Shani verranno ufficialmente arruo...