44. Superare i limiti

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Eva percepì il proprio cuore sprofondare insieme alla sua mano.

Avvertì con nitidezza che il suo dolore poteva dipanarsi in due direzioni totalmente opposte tra loro.

Poteva condurla in basso, molto in basso. Distruggerla, ucciderla, scaraventarla nelle viscere della terra, ridurla in poltiglia, eviscerarla, sopraffarla a tal punto da non lasciare alcun ricordo di ciò che era stata, di ciò che aveva fatto, provato, pensato o sognato. Quel dolore poteva annientarla. Non sarebbe mai più esistita, in nessun mondo, in nessun universo, in nessun'altra vita.

Oppure quel dolore poteva dirigersi verso l'alto, esplodere verso l'esterno, un'eruzione vulcanica, una tempesta di fuoco, un fungo atomico. Poteva alimentare quel dolore con la rabbia, nutrirlo fino all'inverosimile, accrescere la sua detonazione, fargli raggiungere una pressione così alta da superare ogni limite, ogni legge, ogni ragione.

Aveva due direzioni. E nessun dubbio riguardo la sua scelta.

Il suo urlo squarciò il cielo a metà, rimbombò nella foresta, trapassò i compagni, vagò nel vuoto quel che bastò per attirare l'attenzione.

Una vibrazione. Un'onda che si dipanava oltre tutto ciò che aveva una consistenza e oltre tutto ciò che non l'aveva mai posseduta.

Quali erano state le sue ultime parole?

"Crea un diversivo."

Lui voleva che lei usasse il suo potere. E lei l'avrebbe usato.

Per lui, per il suo gruppo, per se stessa.

«Non morirai, hai capito? Tu non morirai.» Il suo tono riacquistò di colpo quella fermezza così incongrua con la sua figura che da tempo sembrava aver smarrito. Da quando le avevano detto che non le era rimasto più nessuno. Da quando le avevano detto che ora avrebbe avuto solo loro, solo lui.

Ora sì, Ulrik era ufficialmente il suo tutore.

Aveva perso tutto. Non avrebbe perso anche il suo comandante.


«Datemi delle fasce.»

«Eva!» squittì Hans, asciugandosi gli occhi.

«Datemi delle fasce! Subito! Ci sono i fori d'uscita, possiamo...»

«Eva, il titanio non è sufficiente in questo caso. Dovremmo attaccarlo a una macchina, deve essere iniettato tramite un'operazione chirurgica, il sangue va fatto defluire e...» Gli occhiali gli sfuggirono di nuovo di mano e caddero a terra per la seconda volta. A tentoni cercò di ritrovarli.

Nel frattempo Tomas si stava già togliendo le bende dalle mani.

«Non sono disinfettate però. Non credo che...»

«Non importa, non morirà di setticemia. Inietterò del titanio direttamente nelle sue vene, come ho fatto con Kuran. Guadagneremo tempo. Le ferite devono essere compresse. La fasciatura deve essere molto rigida, il pericolo più grande è il dissanguamento. Se il titanio continuerà a colare fuori dal suo corpo ben presto la coagulazione rallenterà, il sangue diverrà più fluido e inizierà a...»

«Eva, non c'è più nulla da fare. Siamo a due settimane di viaggio dal villaggio. Non faremo mai in tempo, mai! Al massimo gli potrai dare un giorno, forse due. Ma a quale prezzo? A quale spesa? E poi? Morirà comunque...» Hans si drizzò le lenti opache sul naso.

«Così lo lascerete morire?» La voce della ragazzina era così tagliente che ebbe l'effetto di uno schiaffo. «Dopo tutto quello che ha fatto per noi, lo lascerete morire?»

UMANA ∽ L' Antico PotereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora