15. Veleno

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Shani accarezzò il volto pallido del compagno. Dormiva profondamente, come un bambino. Gli avevano fasciato le mani, fino ai polsi. Hans aveva medicato l'addome. Non era stato possibile spostarlo, per questo motivo erano campeggiati in mezzo alla foresta da giorni, in attesa che le condizioni del giovane fossero così stabili da garantire una ripartenza.

Il clima era affilato come la lama di una spada. Nonostante al villaggio fosse estate, dentro la tenebrosa foresta non c'era traccia alcuna di calore.

La guerriera però se ne fregava del freddo, non aveva occhi che per lui. L'aveva quasi perso. Era stato un miracolo a riportarlo da lei. Un miracolo biondo, con due occhi di ghiaccio e un petto silente.

Ulrik taceva dall'ultima discussione, si era perso definitivamente nel suo tenebroso mondo interiore. I suoi incubi erano peggiorati in modo drastico e repentino. Ora lo sentivano tutti gridare nel sonno, era imbarazzante e straziante allo stesso tempo. L'avevano obbligato ad assumere l'oppio, prima di coricarsi. Sembrava riuscisse a placare quei deliri a occhi chiusi, o almeno così pareva. L'amara verità era che spesso il ragazzo restava sveglio tutta la notte.

Il terrore di rivivere quel ricordo, il terrore di rivederla, di fare i conti con ciò che aveva fatto, con ciò che avrebbe potuto fare...quel terrore era più forte della stanchezza.

Cosa scatenasse quella reazione emblematica, nessuno sapeva interpretarlo.

Solo Hans aveva una teoria in merito, ma si esimeva dal condividerla con gli altri.

«Riposa e guarisci. È tutto finito ora. Andrà tutto bene.» Sussurrò Shani con un tono flebile, per non destarlo. Vide il ragazzino stringere le palpebre nel sonno. Aveva voglia di abbracciarlo e baciarlo sulla fronte. Ma non poteva. Aveva perso ogni diritto su di lui. L'aveva allontanato e ferito. Non meritava il suo amore, tantomeno la sua amicizia. Forse non l'aveva mai meritata.



Si rimisero in carreggiata dopo una settimana.

Tomas era in grado di percorrere non più di una ventina di chilometri al giorno, sostenuto da un compagno. Si era offerto David, che condivideva la stessa statura del ragazzo.

L'incubo di cosa sarebbe potuto succedere al loro rientro al villaggio si faceva sempre più prossimo.

Il loro comandante era ancora rinchiuso in un austero silenzio e con lui tutti gli altri, troppo timorati per proferire parola. In fin dei conti, non c'era molto da dire.

Anche lui aveva subito delle lesioni: i fori dei proiettili erano ben visibili quando si spogliava. Ma non ci faceva caso. Il titanio nel suo corpo faceva il possibile per rimarginare le membra dilaniate, però era un processo troppo lungo, gli sarebbero servite delle cure, al ritorno. Cure che forse non gli avrebbero mai concesso, non dopo ciò che era accaduto.

Una sera Kuran si offrì di cacciare insieme a Ronnie, al posto di Ulrik. Il giovane uomo fece un breve cenno di assenso. Era distrutto, ne approfittò per sdraiarsi con gli occhi spalancati verso l'alto, a rimuginare. Lara accese un piccolo focolare e Bea cominciò a distribuire barrette ai cereali e acqua. David aiutò Tomas a sedersi e Thea impartì l'ordine perentorio al grosso Olè di cambiarsi gli abiti: puzzava da far schifo.

Shani si perse a osservare la danza del fuoco. Erano davvero stati addestrati per questo? Ci poteva essere un addestramento a questo tipo di esperienza? Vivere al limite tra la vita e la morte? Soffrire ogni giorno? Non vedere mai la luce?

Uno sparo nell'aria li destò dai loro pensieri. Si sentì un fruscio d'ali e un corpo morto che cadeva al suolo. Poi tornò il mutismo ovattato della notte.

UMANA ∽ L' Antico PotereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora