19. Connessioni

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La ragazza entrò in punta di piedi nella tenda.

Non sapeva che fosse già sveglio, rimase sorpresa.

Lui era a torso nudo, seduto sul letto, intento a fissare fuori dall'apertura che fungeva da finestra. Il sui capelli corvini piovevano sul suo volto come una colata di pece. Era bello da impazzire, con quella pelle così nivea e quegli occhi cosi scuri, allungati ai bordi. Sembrava appartenere a un altro mondo, a un'altra epoca, a un altro destino

«Kuran.» La sua voce le uscì più flebile di quanto avrebbe voluto.

I suoi occhi scuri la penetrarono.

«Shani.»

Si avvicinò fingendo noncuranza. Aveva vegliato su di lui per tutta la settimana, notte e giorno. Ormai pensava di avere un futuro da infermiera. Prima con Eva, ora col pilota. L'unico che non aveva voluto i suoi servigi era stato Tomas. Si era rifiutato categoricamente di incontrarla, tutte le volte. E quando lei aveva forzato il suo ingresso, per portargli il pranzo, panni puliti o vestiti di ricambio, aveva finto di dormire, ignorando le sue suppliche e le sue sfuriate.

Shani si sedette sul letto, un po' a disagio. Non erano abituati a tanta intimità. Alla fine cosa c'era stato esattamente tra di loro? Qualche incidente qua e là, qualche bacio rubato, qualcosa che doveva essere fermato sul nascere e che invece li aveva colti alla sprovvista, facendo crollare ogni loro certezza. Una cascata vertiginosa da cui niente e nessuno si sarebbe salvato.

Kuran avvicinò la mano al suo viso, le tolse una ciocca ribelle che ricadeva riccia sul suo volto.

Lei rimase pietrificata.

La metteva in soggezione. Ecco l'effetto che le faceva. Provava ansia, timore, si sentiva così insicura al suo cospetto. Le veniva quasi il voltastomaco, arrossiva come una scolaretta e il suo cuore andava in fibrillazione.

Quelle cose non le accadevano mai con Tomas, con lui era tutto...diverso, con lui era solo se stessa, non aveva alcuna paura. Non poteva esimersi dal continuare a fare quegli inutili paragoni, perché quel ladro lei non riusciva proprio a cavarselo dalla testa.

«Come stai?» Gli chiese, cercando di spezzare quel silenzio imbarazzante che si era creato.

«Meglio.» Il pilota non era di certo un ragazzo ciarliero. La sua risposta stringata la fece sorridere e la sua espressione serena addolcì quella di lui.

La mano di Kuran passò oltre i suoi capelli e raggiunse la pelle bruna della ragazza. Questa trasalì, senza spostarsi. Delineò con cura il suo profilo delicato, poi si avvolse attorno al suo collo, la tirò a sé mentre la sua testa si chinava nella stessa direzione.

Prima che Shani potesse immaginare cosa stesse per accadere, le sue labbra la baciarono di nuovo, per la quarta volta. E se la prima era stato uno sbaglio, la seconda una follia, la terza un sospiro di sollievo, la quarta fu pura alchimia. La ragazza si lasciò finalmente andare, le lingue si incontrarono mentre i corpi si avvinghiarono in un intreccio inestricabile mai provato prima. Kuran sentì le forme di Shani sopra il suo petto, la sua pelle bollente tra le mani, il suo profumo afrodisiaco nelle narici e quelle labbra piene e turgide dalle quali non si sarebbe mai voluto staccare. Non ebbe alcun timore a stringerla più forte a sé, a chiederle di più, perché il suo corpo stava impazzendo di desiderio, perché non riusciva più a contenersi, perché lei era lì, per lui, disponibile e non avrebbe sprecato un secondo in più della sua esistenza senza...

«Aspetta!» Shani lo respinse a fatica. Era rossa in viso, con i capelli più spettinati che mai e le labbra infuocate. Poggiò le mani sulle spalle di Kuran, per allontanarlo e sentì sotto la pelle fresca il suo cuore scalpitare imbizzarrito. «Aspetta.» Ripeté, più a se stessa che a lui.

UMANA ∽ L' Antico PotereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora