UMANA ∽ Ritorno sulla Terra

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Sul finire del Ventiduesimo secolo, trentasei Arche esodarono definitivamente dal pianeta azzurro.

La Terra era diventata un posto troppo ostile, il tasso di mortalità non era più sostenibile.

Epidemie, inquinamento, guerre e maremoti rendevano la vita impossibile.

Grazie alla medicina moderna, in quei tempi, si era trovato un composto unico nel suo genere, derivato dall'ingegneria biochimica, il titanes Hc34Fc987, rinominato più semplicemente dalla popolazione, per comodità, "titanio". Esso era in grado di rinforzare il corpo umano adattandosi alla sua struttura molecolare, entrando cioè a far parte integrante di essa. Ciò permise alla nostra razza di sopravvivere alle più infauste malattie dell'epoca. Ma a un carissimo prezzo. La nostra specie andò incontro, inevitabilmente, a una mutazione, un rapido e inspiegabile deterioramento genetico. I Titans non erano più in grado di guarire da soli. Da lì nacque una distinzione intraspecifica tra Titans, coloro i quali avevano subito un impianto di titanio nel proprio corpo, e Umani, coloro che invece non avevano mai usufruito della sostanza, che erano ancora "puri" e che inspiegabilmente riuscivano a sopravvivere in quello stato ormai anormale.


Le Arche vennero erette nei principali deserti terrestri. Erano strutture mastodontiche, città dalla forma elicoidale.

Non tutte sopravvissero al decollo.

Le navi che resistettero, iniziarono a galleggiare nello spazio. Erano autosufficienti e in perenne comunicazione tra di loro, ma prive di collegamenti diretti.

A capitanarle c'era un'oligarchia impenetrabile: gli Anziani.

Non si sapeva nulla di loro. Essi custodivano un oscuro e abominevole segreto. Gli Anziani erano uomini che avevano sconfitto la morte, abusando del titanio oltre i moduli di fine vita, divenendo a tutti gli effetti immortali. Il loro corpo era corroso fino alle ossa, ma la loro mente era integra. Questo era stato l'unico modo per mandare avanti una società fortemente gerarchizzata, in precario equilibrio, nello spazio infinito.

Una minaccia incombeva però su di esse: il loro tempo stava per scadere, non sarebbero sopravvissute ancora a lungo.

Per questo diverse spedizioni si erano susseguite negli ultimi anni alla ricerca disperata di un possibile ritorno sul pianeta abbandonato. Tutte con esito infausto.

Un giorno però arrivò un messaggio criptico. Luis, un Umano appartenente all'arca M-015, riuscì a parlare con la sua madre-arca, informandola di un villaggio di sopravvissuti, nel cuore selvaggio di quella che un tempo fu la penisola iberica. Si raccomandò, in quello che fu a tutti gli effetti il suo testamento, che nelle future missioni fossero arruolati obbligatoriamente membri "Umani".

Gli Anziani e i presidenti non riuscirono a comprendere questo consiglio. Avevano potuto appurare che, vista la pressione estrema esercitata dal viaggio di ritorno e gli effetti collaterali derivati da essa, era fortemente consigliata un'età inferiore ai venticinque anni. Assoldare Umani, ovvero membri fisicamente e psicologicamente più vulnerabili, era assurdo e privo di ogni ragione logica.

Sulle Arche la maggioranza degli Umani si era estinta. Ancora una volta, non c'era stata una spiegazione univoca a quella terribile disgrazia. Quelle tristi settimane in cui decine di migliaia di Umani si suicidarono quasi contemporaneamente, vennero trascritte nelle pagine buie dei libri di storia. Furono denominati i Giorni dell'Abbandono.

Da allora, sulle Arche si cercavano meticolosamente giovani Umani da tenere in vita, per studiarli, esaminarli, sottoporli a test e sperimentazioni scientifiche e antropologiche. Ma quasi nessuno di loro sopravviveva oltre i vent'anni. O per cause naturali o a causa delle malattie mentali, quasi tutti necessitavano prima o poi di una dose di titanio. Gli altri erano destinati a morire o a impazzire.

UMANA ∽ L' Antico PotereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora