51. Il mare

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Fu un'idea che provenne direttamente dai sopravvissuti. Non tutti, ovvio, ma la maggior parte. Alcuni restarono perfino in trepidante attesa, mentre due emissari andavano a parlarne prima coi comandanti poi con la diretta interessata, che quel mattino stava facendo lezione ai suoi alunni nella tenda color porpora. In molti ancora non si fidavano dell'Umana, ma i bambini e le loro famiglie, Thea e il suo gruppo, perfino Bea, ormai le avrebbero affidato la loro stessa vita, e questo loro sentimento aveva contagiato anche gli amici più stretti, nonostante lei li avesse minacciati di farli fuori tutti se avessero osato lasciar morire Ulrik. Anzi, forse soprattutto per quel motivo. Non era solo l'enorme potere che serbava in grembo, ma soprattutto l'encomiabile senso di lealtà verso il suo gruppo. Per loro avrebbe sacrificato tutto, anche se stessa.

Le chiesero se potesse accompagnarli al mare, prima che l'estate finisse.

L'ultima volta che vi si erano recati, era stato con Luis, più di un anno fa. Era una consuetudine al villaggio fare una lunga camminata fino alla spiaggia almeno una volta a settimana nei mesi estivi più afosi. L'Umano li faceva scortare dai suoi cani, qualche volta apriva il gruppo in sella a un cavallo, altre li accompagnava a piedi e raccontava loro storie strampalate per alleggerire il lungo cammino. Per loro quelli erano ricordi fumosi e sacri, che custodivano gelosamente nel proprio cuore come reliquie preziose di un tempo ormai defunto.

Però adesso predominava la voglia di ricominciare a vivere, di divertirsi, di trovare uno svago, un piacere in quella vita terrestre che assomigliava sempre più a una lunga agonia. Avevano voglia di cambiare pagina, del sole caldo sulla pelle, dell'aria salmastra, del rumore delle onde sul bagnasciuga, della sabbia tra le dita dei piedi. Avevano voglia di crearsi dei nuovi ricordi. E avevano bisogno di lei.

Evangeline ascoltò sorpresa Ciara e Kaleb. Si fece mostrare loro la strada, tratteggiata su una cartina consunta, e acconsentì subito, entusiasta e orgogliosa. Quando si presentarono nella sala del consiglio, chiese a Solomon con la sua spontaneità genuina se volesse venire con loro. Il sommo capo per la prima volta mutò espressione udendo quella richiesta del tutto non preventivata arrivarle proprio da quella ragazzina, che gli aveva sempre e solo rivolto sguardi torvi ricolmi di un odio inestirpabile.

«No, noi comandanti di solito rimaniamo al villaggio, insieme ai custodi» rispose al suo posto Magda, con una nota acidula nella voce.

Eva però intuì che se avesse potuto, quell'uomo scolpito nell'ossidiana, avrebbe accettato.





I due più entusiasti all'idea furono Shani e Tomas, che appena sentirono la lieta novella cominciarono a gridare e ballare e fantasticare come bambini euforici.

«È il mio sogno che si realizza!» aveva esclamato Shani buttandosi con le braccia al collo del ladro di parabole. E lui aveva riflettuto che per lei avrebbe cambiato anche il suo, di sogno, perché non c'era niente di più bello al mondo che vederla così felice.

Quella nuova coppia prometteva già molti guai. Avevano dormito sotto le stelle per due notti di seguito, finché il professore, impietosito e preoccupato, aveva deciso di trasferirsi da Ulrik e Kuran, in modo da lasciar loro la sua stanza e un po' di intimità al coperto, al riparo da occhi indiscreti. Si erano contagiati i propri difetti. Shani era diventata più ribelle, irrispettosa, ilare ed estroversa, Tomas più focoso e passionale, ma anche più combattivo e tenace. Avevano iniziato ad allenarsi insieme, quando il sole tramontava. Allenamenti che finivano sempre nella nuova camera da letto.





Per questi e altri motivi, Ulrik, quando Hans e Kuran erano in stanza, andava da Eva e dormiva da lei, in quella che un tempo era stata l'infermeria. Nessuno si chiedeva mai dove fosse, immaginando stesse svolgendo chissà quale commissione o che semplicemente fosse la sua ennesima nottata insonne.

UMANA ∽ L' Antico PotereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora