29. Relazioni

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Il primo giorno di viaggio trascorse nel più religioso silenzio, come era consuetudine per il gruppo di Ulrik. Da quando erano sbarcati sul pianeta Terra, in definitiva, non erano mai andati molto d'accordo. Ora come ora, i rapporti non erano mai stati così tesi.

A Bea sembrava non pesare affatto il clima gravoso. Era vero, si era abituata alla chiacchiera facile di Lara, all'affetto materno di Thea, alle battute continue dei gemelli e alla spensieratezza del giovane Ronnie e al momento le mancavano perfino i sospiri impacciati dell'imponente Olè.

Ma tutto sommato, avrebbe rifatto mille volte quella scelta.

Per lui, che ai suoi occhi era paragonabile a una divinità, per averlo sempre al suo fianco, per avere un'unica occasione di essere felice su quel dannatissimo pianeta di merda.

Gli strinse affettuosamente il braccio possente, durante il falò serale, sotto gli occhi di tutti.

Lui non si ritrasse a quel contatto indiscreto, aveva lo sguardo rapito dalle fiamme.

«Un penny per i tuoi pensieri!» sussurrò suadente al suo orecchio.

Quando quegli occhi azzurri l'investirono, sentì il cuore cessare di battere.

Ulrik le sorrise paziente.

«Non pensavo a niente» rispose.

Sapeva che le mentiva, ma non gli diede alcuna importanza.

Anche lei non era una chiacchierona. Era di poche parole, molto riservata. Anche per questo erano fatti per stare insieme.

Appoggiò la testa alla sua spalla e alzò gli occhi scuri sul volto della ragazzina.

Non li stava guardando, sembrava immersa in una lettura, ma era tutta finzione.

Aveva visto tutto e li ignorava volutamente.

Bea non era stupida. Aveva intuito che tra i due ci fosse stato qualcosa. Ora però non aveva più importanza. Quello era il suo comandante, adesso. E avrebbe lottato con le unghie e coi denti per difendere il loro amore.





«Shani, possiamo parlare?» Kuran la tirò a sé prendendola per il gomito.

La guerriera si liberò agilmente dalla sua stretta e lo incenerì con lo sguardo.

Non voleva essere nuovamente rimbeccata da Ulrik. Lo cercò con ansia e vide che era ancora una volta vicino a Bea, seduto con i gomiti appoggiati alle ginocchia e gli occhi chiari arrossati dal fumo. La ragazza aveva avvolto le sue braccia attorno al suo corpo e lui non aveva fatto una piega, sebbene abitualmente odiasse qualsiasi contatto fisico.

«Shani ti prego!»

«Cosa vuoi?»

Kuran la trascinò qualche metro più distante. Nessuno fece caso a loro. Erano finiti i tempi in cui Tomas avrebbe dato di matto vedendoli insieme: ora il ragazzino se ne stava sdraiato su un fianco intento a fumare mentre giocava da solo coi suoi dadi truccati, ingannando solo se stesso.

Eva invece stava leggendo il diario di Luis insieme ad Hans: lui le stava propinando l'ennesima lezioncina infarcita di paroloni, lei l'ascoltava paziente con il dito puntato su una pagina fitta di scritte sottili dalla grafia indecifrabile.

«Mi stai evitando da allora.»

Era innegabilmente vero. Al villaggio aveva fatto in modo di non incrociarlo mai, nemmeno per sbaglio. Per riuscire, aveva usato la tecnica del comandante, quella di accettare mille incarichi e fingersi perennemente indaffarata altrove. Si era spaccata la schiena di lavoro.

UMANA ∽ L' Antico PotereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora