17. Ritorni di Fiamma

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Eva si sedette insieme ai bambini, in quel cerchio perfetto che erano riusciti spontaneamente a disegnare all'interno della loro scuola.

Strinse forte la mano di Thor, per dargli coraggio. Si era posizionato così vicino a lei che avrebbe potuto avvolgerlo con un abbraccio, ma non voleva che gli altri realizzassero il terrore che si celava dietro il ciuffo corvino di quel piccolo Titans. Lui non avrebbe gradito.

Jenny vibrò di pura eccitazione.

«Aspettavo questo momento fin dall'inizio! È l'ora della magia!» Il suo compagno, Jace, era molto più insicuro a riguardo. Lei intrecciò la sua manina alla sua, più per complicità che per rincuorarlo. L'altro vi si aggrappò come fosse la sua ancora di salvezza.

«È giunto il momento. Come ben sapete ho dovuto richiamare Regina. Non è stata una scelta facile, credetemi. Amo Regina come fosse una sorella, ma comprendo la vostra paura. Ciò che è successo è stato orribile, vi ha segnati e io non oso nemmeno immaginare il dolore che avete provato.»

Phil chinò la testa, per nascondere i lacrimoni agli occhi.

«Regina non può chiedere scusa per i crimini commessi da quella bestia feroce. La conosceva, però. Anche lei a suo modo la temeva. È tornata per me e per voi, per proteggere insieme il nostro villaggio. Io sono solo una ragazzina zoppa, non posso difendervi, non con le sole mie forze. Lei sì, lei è l'unica che può aiutarci.»

La classe acconsentì, concorde.

«Siete pronti?»

Thorn rabbrividì e strinse forte le palpebre.

Era stato difficile convincere le madri della necessità di quella presentazione. Molte di loro avevano dissentito con foga. Era dovuto intervenire l'Anziano in persona.

Tutti avevano visto in azione il potere dell'Umana contro quell'enorme gorilla. Ma avevano anche visto in lei una forza grandiosa e oscura, contro cui niente e nessuno poteva interporsi.

Si diceva che perfino il suo vecchio comandante non riuscisse a farsi obbedire da quella ragazzina. L'uomo incuteva timore perfino ai tre capi, ma non a lei. L'aveva addirittura sfidato nel bel mezzo del villaggio, sotto gli occhi di tutti, scatenando la furia della tigre contro di lui, spaventandolo a morte.

Eva se ne fregava dei pettegolezzi, non gli dispiacevano in fin dei conti. Romanzare la realtà aveva il suo scopo. Non le importava uscirne come eroina o come antagonista.

Si sentiva al di sopra del bene e del male. La natura non possedeva morale. Solo poche crudeli leggi non scritte.

Regina fece il suo ingresso, a passo felpato.

Possente, fiera, con quello sguardo ricco di sdegno e la bocca ben chiusa per non mostrare gli inquietanti denti affilati.

Si posizionò alla destra dell'Umana, là dove lei gli aveva lasciato il suo posto d'onore.

Non era più offesa. Anzi, era stata sommamente felice del richiamo della sua padroncina. Perché era così che ormai la percepiva, inutile negarlo. Lei apparteneva a Eva più di quanto la ragazza appartenesse a lei. Era una razza superiore. Impervia, contraddittoria, egoista e folle. Ma superiore.

Godette della sua calda carezza e poi lasciò sprofondare il volto tra le zampe anteriori. Socchiuse gli occhi. Non tutti quei bimbi erano Umani, lo percepiva dall'odore. Questo le dava fastidio. L'Umana l'aveva avvertita, certo, ma era comunque contro natura relazionarsi con i Titans. Aveva fatto un'eccezione per la bruna guerriera, ora avrebbe dovuto farne anche per quei due piccoli cuccioli. Quante leggi le avrebbe chiesto di infrangere Eva in nome di quella relazione atipica che si era creata? Non le importava granché. Sarebbe stata disposta a sacrificare la sua stessa vita per lei. In lei era nascosto un dono, molto antico. Un dono prezioso. Eva era il passato, il presente e il futuro. Solo che ancora non ne era pienamente consapevole.

UMANA ∽ L' Antico PotereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora