Ciao a tutti!
Lo so, l'attesa è stata infinita ma anche le cose accadute nel frattempo lo sono state. Per il momento vi lascio al capitolo. Alla fine, se vi va, ho scritto un pensiero per voi, che poi è anche un pensiero per me.
Se vi andrà di leggerlo capirete molto di me e di questa storia.
Ma anche se non lo leggerete io vi mando un abbraccio stretto stretto comunque. E vi spedisco anche un muffin al pistacchio virtuale!
Buona lettura.
Carlo me l'ha sempre detto.
Non pesarti prima del lunedì, Elisa. Non mettere quei tuoi piedoni sopra la bilancia se non è lunedì. E io, come faccio sempre nella mia vita, gli ho risposto di sì.
Sì, Carlo. Va bene, Carlo. Hai ragione tu, Carlo. Ma in fondo non stavo nemmeno a sentire quello che diceva. Lui blaterava in sottofondo e io mi chiedevo in quale stato si trovasse la sua pelle sotto il suo camice. Povero, piccolo Carlo. Il camice è un tessuto doppio e ruvido, chissà come sarà irritata la sua pelle lì sotto...
Comunque, Carlo me lo aveva detto e io invece non l'ho ascoltato. Così, dopo il litigio avuto con il Grande Capo lunedì scorso, sono entrata nel solito bar e ho comprato un cornetto al cioccolato.
E poi un altro. E un altro ancora.
Alla fine, mi sono pesata. E porco quel Calippo alla fragola, ho preso due kg. E non mi sono di certo fermata, eh. Perché nella mia testa si è subito attivato un meccanismo: dato che ho ripreso i chilogrammi persi durante la settimana, facciamo che almeno per questi giorni smetto di seguire la fottuta dieta. E così sono arrivata ad oggi, il lunedì dopo la disfatta, e ormai ho perso il conto di tutte le volte che mi sono presentata al bar nell'arco della settimana. Però non ho perso il conto delle volte in cui la barista mi ha urlato con voce gracchiante un sincero "ancora tu?" e di quelle in cui io ho risposto "ancora a non farsi i cazzi propri, eh?".
Ventitré volte, è accaduto ben ventitré volte.
Mi spoglio del pigiama e vado a pesarmi. Sul display spuntano due trattini orizzontali: sta elaborando il peso. Li guardo intensamente, così intensamente che mi sembra di scorgere la faccia di Andrea Ferrero che sta per comunicarmi il verdetto. Oh, andiamo, è mai possibile che quest'uomo mi appaia pure sulla bilancia?
100 kg.
Tre cifre, di nuovo.
Io non lo so che cosa ci sia nella mia dannata testa. Non lo so perché sono sempre la prima a boicottarmi la vita. Stava andando tutto per il verso giusto, finché uno squilibrio emotivo mi ha portata a riprendere le cattive abitudini. Perché sono così debole? Perché non riesco a scegliere un obiettivo e a portarlo a termine? Cazzo, Elisa! Sei proprio una testa di cazzo!
Il telefono squilla e io lo so già che è mia nonna, pronta a esultare per dei chili che non ho perso. Me la rivedo a battere le mani a scuola, dopo aver orribilmente cantato Le tagliatelle di nonna Pina e mi rendo conto che non posso chiamarla. Non ho il coraggio di dirle che ho fallito. Già, fallito. Lei non se lo merita, lei non si merita una nipote come me.
Con l'indice spingo la cornetta rossa sul display e mi rivesto. Questa volta niente tubini attillati, non c'è assolutamente nulla da mettere in mostra.
Mentre i vestiti scorrono lungo la mia pelle mi guardo allo specchio. Io questo corpo a tre cifre l'ho sempre amato, l'ho sempre sentito mio e di nessun'altra. Ma da quando ho cominciato la dieta ho mirato ad un corpo diverso e, adesso, quello che ho non mi basta più.
Sono spaesata. Elisa, dove sei?
Vado a piedi fino alla Ferrero Fashion Group, dopo una settimana in cui non mi sono presentata e senza neanche dare una spiegazione. Ho mangiato e basta, mi sono abbuffata e non ho risposto a nessuna chiamata.
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Scusa se sono grassa
General FictionTorino, aprile 2019. Elisa Fanelli, ventidue anni, pugliese in cerca di lavoro, ha un particolare che la differenzia dalle tipiche protagoniste di una storia: pesa 104 kg. Un'obesità di terzo grado che non frena lei, ma la maggior parte di coloro ch...