Ciao a tutti!
Il titolo oggi è un po' subdolo, lo so. Le 'scuse' le troverete in questo capitolo, per le 'scadenze'... be', dovrete aspettare domani e spero che vi divertirete come mi sono divertita io a scrivere!
Ormai sarete abituati, ma io ve lo ripeto: spero che questo capitolo non vi abbia delusi!
Ci tengo tanto a questa storia e ci tengo ancora di più a cosa pensa chi la legge, quindi se avete qualche correzione o dubbio per la testa, sono tutta orecchi!
Buona lettura,
Nicole
Vi siete mai accorti che tra le emoji di Whatsapp non sono presenti donne grasse?
Ci sono donne incinta, zombie verdastri, qualsiasi tipologia di coppie omosessuali e c'è addirittura un ragazzo a testa in giù.
Quelle come me, invece, sono state depennate.
Sembra quasi che vogliano cancellare la nostra presenza, dimostrando alla gente che non meritiamo di essere comprese in un centinaio di faccine che non utilizzeremo mai.
Io, però, l'emoji di una donna grassa l'avrei usata eccome.
Come adesso, che sono impegnata a scorrere il dito sul display del mio telefono alla disperata ricerca di una faccina che mi somigli. Alla fine opto per una donna con il pancione e un maialino.
Mia nonna, dall'altra parte dell'Italia, risponde al mio messaggio dopo qualche minuto.
"Ma sei incinta?"
Nonostante i suoi ottantatre anni, mia nonna ha una vista da falco che farebbe invidia alla maggior parte dei piloti militari.
"No, era per dirti che ieri il capo mi ha dato della porchetta."
"E che c'entra la donna incinta?"
Mia nonna potrà avere un udito raffinatissimo, una vista meravigliosa e una salute di ferro, ma non sarà mai adeguata alla tecnologia. In fondo la capisco, è stata catapultata in un mondo di nativi digitali che le parlavano in una lingua incomprensibile e, dopo qualche anno di lodevole resistenza alle novità, si è dovuta adeguare anche lei.Le invio la faccina di una donna che si porta la mano sulla fronte, esausta per quello che ha appena letto, dopodiché decido di chiamarla per velocizzare la nostra conversazione.
Dopo un paio di squilli, la voce acuta e metallica di mia nonna mi buca l'orecchio destro.
<<Ma ti fa male la testa?>>
Sopprimo una risata e le spiego l'ennesima emoji di cui non ha capito il significato, ma dal suo silenzio percepisco che non l'ha compreso neanche questa volta. Così decido di rinunciare al tentativo di addentrare mia nonna nel fantastico mondo del linguaggio non verbale, e torno a parlare dell'argomento principale.
<<Sono scappata da lui, nessuno ha il diritto di chiamarmi porchetta!>>
Mia nonna sbuffa per la mia testardaggine.
<<Ma comportandoti così rischi di perdere il lavoro!>>
<<L'ho già perso, nonna mia, quindi comincia a preparare la parmigiana.>>
La sento ridere di gioia e credo che in fondo non sia tanto triste per il mio ritorno. Le manco e lo percepisco dal modo con cui mi saluta ogni qualvolta interrompiamo la chiamata.
Sto per dirle di aggiungerci più fette di melanzane, quando sento vibrare il campanello. Dico a mia nonna di rimanere in linea e mi avvicino alla porta priva di occhiello, così sono costretta a parlare a voce alta per capire di chi si tratta. Stamattina non aspetto nessuno a casa, quindi non ho idea di chi possa essere.
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Scusa se sono grassa
General FictionTorino, aprile 2019. Elisa Fanelli, ventidue anni, pugliese in cerca di lavoro, ha un particolare che la differenzia dalle tipiche protagoniste di una storia: pesa 104 kg. Un'obesità di terzo grado che non frena lei, ma la maggior parte di coloro ch...