Ciao a tutti e tutte!
Dopo tanto tanto tempo eccomi qui. Innanzitutto, vi chiedo scusa per la lunghissima assenza.
Vi chiederete il motivo e io vi dico che in questo periodo di cose ne sono successe e io mi sono quasi sentita una piccola Elisa!
Una settimana fa mi sono laureata per la seconda volta, ora sto cercando lavoro e questo mi impegna tutte le giornate. Tra uno studio matto e disperatissimo e l'altro, mia madre ha subito un intervento bariatrico per poter perdere peso, quindi potrete immaginare la lunga convalescenza.
Ma non vi tedio oltre con le mie peripezie! Vi lascio alla storia, sempre che vogliate ancora leggerla. Io spero di sì. In un modo o nell'altro, anche se molto lentamente, questa storia arriverà a una fine (e la fine, in realtà, è molto vicina) perché, come avrete capito, è un argomento troppo personale per non dargli il peso che merita.
Agosto, 2019
Ti capita mai di provare ansia per non avere l'ansia? Sei sul divano, serenamente ignara degli incendi che devastano le foreste australiane, della siccità che lascia in ginocchio migliaia di famiglie nigeriane, della multa di 150 euro che stanno per imbucare nella tua cassetta della posta, delle prugne che stanno marcendo nel frigorifero e che di lì a qualche giorno ti costringeranno a ripulire il ripiano che puzza di piedi sporchi. Ti stai mordicchiando le unghie per la noia, quando ad un tratto ti piombano addosso gli incendi australiani, la siccità nigeriana e pure le prugne non ancora marce... e in quel momento, con le spalle che bruciano per il peso di tutte le disgrazie del mondo, ti viene l'ansia perché tu l'ansia non ce l'hai. Perché non ce l'hai? Dov'è la fregatura, la scritta in piccolo dei siti internet che non vedrai mai? Ma non è che non ho ansia perché mi è sfuggito qualcosa, perché c'è un problema di cui non mi sono accorta? E così, tra una domanda e l'altra, tu l'ansia inizi a provarla davvero.
Ecco, è proprio questa la sensazione che sto provando da quando i miei occhi hanno cominciato a scorrere lungo il foglio, analizzandone i dettagli, soppesandone le nervature, fino ad avere l'impressione di poter vedere gli atomi di glucosio legati in quel lungo abbraccio chiamato cellulosa. Guardo questo foglio e per un momento non provo assolutamente niente. Forse sì, qualcosa la provo: soddisfazione. Ma nessun pensiero negativo mi attanaglia ed è per questo che mi volto di scatto verso Camillo, che ha il mento appoggiato sulla mia spalla per poter vedere anche lui qualche scorcio di quel foglio:
<<Non pensi che ci sia qualcosa che non va?>> gli dico, mentre il cuore batte a mille per l'ansia.
<<Ma scherzi, amore? È meravigliosamente perfetto, un raggio di sole nella tempesta di quest'azienda!>>
Lascio il foglio sulla scrivania e mi giro completamente per poter fissare Camillo negli occhi. Nell'ultimo mese è stato per me la spalla su cui piangere, il manager al quale affidarmi, l'amico di cui fidarmi e che limitava le mie crisi. In tutto questo mese non mi è mai capitato di fermarmi a pensare a quanto Camillo sia stato indispensabile per me, una vera àncora che mi ha trattenuta dall'andare alla deriva.
<<Non so, Cami. Fino ad ora l'ho disegnato senza pensarci, lasciandomi ispirare da me stessa e dai tuoi consigli, ma ora che l'ho terminato è così...>>
<<Dillo, abbi il coraggio di dirlo>>, Camillo mi fissa con occhi acquosi.
<<È magnifico, cazzo! Così bello che ho paura di non vederci bene, e se in realtà non piacerà a nessuno? Perché mi sembra così perfetto?>>
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Scusa se sono grassa
General FictionTorino, aprile 2019. Elisa Fanelli, ventidue anni, pugliese in cerca di lavoro, ha un particolare che la differenzia dalle tipiche protagoniste di una storia: pesa 104 kg. Un'obesità di terzo grado che non frena lei, ma la maggior parte di coloro ch...