Verità al luppolo

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<<Buongiornissimo!>> urlo, mentre la porta dello studio di Andrea Russo va a sbattere contro il muro.

Ho le braccia spalancate verso l'alto, le mani che stringono i fili di due palloncini rossi a forma di pera, un cappello con la visiera lunga e la scritta "Dreher", e una borsa ricolma di bottiglie di birra per festeggiare.

Sono pronta a comunicargli l'idea di Angela: realizzare una sfilata nel supermercato. E per farlo, niente è più adatto di una dozzina di birre scolate di primo mattino per stordire il mio capo ed estorcergli il consenso per il mio nuovo progetto.

Quando, però, la mia entrata ad effetto perde l'enfasi iniziale, ho modo di osservare la scena che mi si presenta davanti.

Andrea Russo è dietro la sua scrivania, con gli occhi a fessura puntati su di me e la mano destra che tiene saldo un foglio lungo e stretto quanto il pezzo di carta igienica.

Dall'altro lato della scrivania c'è un uomo, del quale riesco a notare soltanto le spalle ampie e fasciate da una giacca grigia con le spalline imbottite. Il busto lungo e possente trova un intralcio nel suo didietro piuttosto sodo e pronunciato. Quando si volta a guardarmi, due iridi azzurre striate di giallo mi fissano con aria trionfante. Andrea Ferrero.

I miei palloncini rossi a forma di pera mi scappano dalle mani. Volano verso l'alto con lentezza, ondeggiando a volte a destra e altre a sinistra, fino a raggiungere la luce a neon sul soffitto dello studio.

Andrea Russo fissa me. Io fisso Andrea Ferrero. Lui fissa i palloncini.

Un attimo dopo scoppiano e trasaliamo tutti e tre.

<<Cosa ci fa lui qui?>> domando al mio capo, mentre un terribile presentimento si fa spazio nella mia testa.

Lui non mi fa l'occhiolino, né ride con la sua solita espressione da colica intestinale e non mi chiama con uno dei suoi nomignoli. Lo vedo alzarsi, stringere la mano di Andrea Ferrero e rivolgergli un'occhiata complice.

<<Adesso è tutta sua.>>

Detto questo, Andrea Russo torna a sedersi e ripone con attenzione il foglietto in uno dei cassetti della scrivania. Nessuno, intanto, mi presta attenzione.

<<Scusate>> dico, sventolando le mani per attirare la loro attenzione, <<ci sono anche io qui.>>

A quel punto entrambi sollevano la testa verso di me.

<<Oh, finalmente. Temevo di aver indossato il Mantello dell' Invisibilità di Harry Potter!>>

Il mio capo mi osserva con occhi infiammati di rabbia, l'altro mi guarda divertito.

<<Oggi è il suo giorno fortunato, Elisa Fanelli>> dice Andrea Ferrero, mentre i suoi occhi guizzano dal mio cappello alla maglia rossa e piuttosto scollata.

<<Se c'è lei nei paraggi, non è mai un giorno fortunato>> rispondo, sollevando la maglia per coprire i seni.

Andrea Ferrero si contorce in un sorriso divertito e che, come sempre, stona rispetto al suo abbigliamento.

<<Se è tutto, io dovrei lavorare>> pronuncia il mio capo, esortando l'altro ad andare via.

<<Già>> dico, con le mani sui fianchi, <<dobbiamo lavorare.>>

Finalmente Andrea Russo ride. Porta la testa indietro, una mano sulla pancia e butta fuori la più grande risata che gli abbia mai visto fare. Ma per cosa diavolo sta ridendo quest'uomo?

Quando torna a guardarmi, la sua risata gli muore sulle labbra.

<<No, Elisa. Non esiste più un noi>> poi abbassa gli occhi e gli vedo, per la prima volta, una grande tristezza dipinta sul viso, <<e a quanto pare non c'è mai stato.>>

Scusa se sono grassaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora