Cambiamenti-Parte 1

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Il giorno seguente sono impegnata a posizionare la nuova tornata di prodotti nei rispettivi scaffali del supermercato, quando il mio telefono squilla nella tasca della divisa. Lo afferro e rispondo, dall'altro lato la voce di mia nonna mi urla nell'orecchio.

<<Elisa, tesoro mio!>>

<<Nonna mia>> le dico, allontanando il telefono dall'orecchio per evitare di danneggiarmi il timpano.

<<Perché non mi chiami più?>> urla ancora.

Ripenso all'ultima volta in cui ci siamo sentite, esattamente due settimane fa. Le avevo chiesto alcuni consigli per evitare un bacio da parte di Andrea Russo, ma mia nonna mi aveva semplicemente risposto con un "bacialo e basta".

<<Hai ragione, nonnina mia, però sono stata molto impegnata di recente.>>

Dall'altro lato del telefono sento un rumore infernale che mi buca i timpani.

<<Nonna, tutto bene?>>

<<Sì, è il frullatore>> urla lei, provando a superare il rumore.

Sorrido all'idea di mia nonna con il frullatore da una parte e il telefono in vivavoce dall'altra, mentre urla all'impazzata cercando di farsi sentire da me.

<<Nonna, se hai il vivavoce attivato non serve che urli>> le dico, sopprimendo una risata.

<<Eh?>> dice lei, troppo presa a frullare qualcosa.

<<Non c'è bisogno che urli>> dico, alzando la voce.

<<Eh???>> ripete e, questa volta, al frullatore si è aggiunto un altro rumore.

<<SE SEI IN VIVAVOCE NON DEVI URLARE>> grido a polmoni spiegati, come un tenore.

Di fronte a me compare Andrea Russo, munito della sua espressione da colica intestinale, e sopprimo un'espressione spazientita. Gestire mia nonna e Andrea nello stesso tempo è un'esperienza tra le più ardue che ci siano.

<<Elisa, perché urli?>> chiede, pronto a spurgare la colica in una grassa risata.

<<Sto provando a farmi ascoltare da mia nonna.>>

<<E' quasi sorda?>>

Dall'altro lato del telefono il frullatore smette di provocare quel suo rumore bestiale e prende il suo posto l'urlo isterico di mia nonna.

<<Sordo ci sarai tu, rimbambito.>>

La colica intestinale di Andrea Russo non viene emessa, ma rimane sospesa tra il desiderio di uscire e quello di rimanere lì dov'è. Andrea diventa rosso come un pomodoro e mi rivolge uno sguardo duro. Gli mimo con le labbra delle scuse e sfoggio il sorriso più seducente che possiedo e lui, anziché sorridere a sua volta, ride di gusto.

<<Hai un pezzo di rapa tra i denti>> dice, piegando la testa all'indietro per le troppe risate e andando via.

Io, intanto, mi affretto a passare il dito sugli incisivi, maledicendo il momento in cui ho deciso di mangiare pasta con le rape per pranzo, anziché la buonissima pasta al forno che mi ero ripromessa di cucinare.

<<Elisa?>> mia nonna mi ricorda che la chiamata è ancora in corso, <<chi era quel babbeo?>>

<<L'uomo che un'altra babbea vuole che io baci.>>

Un boato di pentole cadute a terra mi fa trasalire.

<<Sangue di Giuda>> bestemmia mia nonna, <<ti devo lasciare.>>

Prima di agganciare, un nuovo boato di pentole si schianta nelle mie orecchie.

Ripongo il telefono in tasca e riprendo a lavorare, pensando alla reazione che ha avuto Andrea alle parole di mia nonna. Possibile che quest'uomo sia così tanto permaloso?

Poi ripenso a questi mesi passati insieme e mi rispondo subito: sì, Andrea Russo è uno degli uomini più permalosi che io abbia mai conosciuto.

Mi viene in mente quel sabato sera in cui aveva voluto cambiare acconciatura, lisciando i capelli a spina fin sulla fronte, quasi a formare una frangetta. Ero riuscita a dirgli che sembrava uno sturalavandini, prima di strozzarmi nella mia stessa saliva a causa delle risate. Lui anziché aiutarmi si era catapultato in auto e, attraverso lo specchietto retrovisore e con l'aiuto del tubetto di gel che si porta sempre dietro, era riuscito a far tornare i suoi capelli pungenti come sempre. Da allora, non ha più provato una nuova acconciatura.

Se reagisce così per le piccole cose, come si comporterà quando gli dirò che la nostra frequentazione è stata solo una farsa?

Con questa domanda in testa termino il mio turno e vado via dal supermercato.

Sto percorrendo il tragitto che mi separa dalla mia casa in affitto, quando la facciata color blu pastello di un appartamento attira la mia attenzione. Ne ammiro il colore intenso, i falsi stucchi attorno alle finestre e fisso la luce proveniente da una di loro.

Questa è la casa di Angela.

Oggi è giovedì e il mio orologio segna le ore 20:25.

Da quando abbiamo litigato, io e Angela non ci siamo più viste né sentite. Ogni giovedì alle 20:30 io sono rimasta a casa, impegnata a guardare Striscia la notizia e ha ingozzarmi di crépes alla Nutella, preparate da me. Avevo cominciato a temere che Angela mi avesse rimpiazzata con qualcun'altra e la immaginavo con la sua nuova amica del cuore, sedute al solito tavolino in cui ci davamo appuntamento e impegnate a parlare di rinoplastica e liposuzione.

La luce proveniente dalla sua finestra mi fa capire, però, che il giovedì alle 20:30 Angela è a casa, proprio come me. Mi faccio forza e arrivo al portone d'ingresso, mi accorgo che è già aperto e decido di entrare e raggiungere la sua porta, al secondo piano.

Inspiro a fondo e suono il campanello. Qualche secondo dopo la porta si apre.

La ragazza che si trova davanti a me ha dei capelli biondi fino alle spalle, occhi verdone che mi fissano sorpresi e lì dove dovrebbe esserci un naso, c'è uno strano oggetto in gesso.

<<Angela?>>

Al di sotto di quel sarcofago, Angela sorride.

<<Alla fine l'ho fatto, una settimana fa>> mi dice, indicandosi il naso completamente coperto.

Io sono scioccata. Ripenso alla nostra discussione, alla sua determinazione e al mio timore che la risoluzione ai suoi problemi mettesse in evidenza i miei.

E adesso sono qui, ad osservare la mia amica con un solo pezzo di gesso a proteggere il suo nuovo naso e un enorme sorriso contagioso. Non a caso, sorrido anch'io.

<<Entra>> mi dice Angela, affiancandosi alla porta per lasciarmi passare.

Appena varco la soglia, nelle mie narici si infila un odore fresco e pungente, come quello che si percepisce in aperta campagna. Sono così attratta da questo profumo che comincio a vagare con il naso all'insù lungo lo stretto corridoio della casa di Angela, non badando alle copie dei dipinti di Picasso appesi al muro o al grande quadro con la collezione di monete italiane.

Sento Angela chiudere la porta e poi respirare con fatica dalla bocca.

<<E' salvia>> mi dice, <<aiuta a stimolare la mente.>>

<<A quanto pare con te non ci è riuscita.>>

Angela mi raggiunge in un balzo e assesta uno scappellotto tra la testa e il collo, suppongo nell'esatto punto in cui si trova il cervelletto, perché subito dopo questa mossa rischio di perdere l'equilibrio. Mi volto per reagire e la vedo ridere, ovviamente a fatica a causa del naso otturato, e questo fa ridere anche me. Siamo tornate ad essere le amiche di sempre, che si divertono a prendersi a botte e ad ascoltarsi per ore.

Scusa se sono grassaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora