Mi asciugo la fronte imperlata di sudore e ripeto a me stessa che devo andare via, devo scappare il più in fretta possibile da quella zona pericolosa.
No dai, solo un'occhiata. Farò solo un breve giro per gli scaffali e poi andrò via.
Io sono più forte di loro.
Questa volta, però, loro non sono soltanto venticinque torte gourmet protette da una vetrina.
Sono cornetti, gelati, barrette di cioccolato, merendine ripiene di crema chantilly e piadine surgelate alla Nutella. E non c'è alcuna vetrina che mi separi da loro.
Sono lì, sole e indifese. In attesa di essere addentate.
Mi guardo attorno circospetta, ma nei paraggi non vedo nessuno. Così punto dritta verso lo scaffale delle Barrette Kinder e ne strappo una confezione da dieci unità, decisa a mangiarle tutte e a eliminare ogni traccia del mio furto.
Sono alla nona barretta, quando una voce maschile tuona alle mie spalle.
Io mi irrigidisco, ultima barretta tra le mani e bocca chiazzata di cioccolato. Mi volto lentamente, leccandomi i polpastrelli per eliminare altre tracce di cioccolato.
Alle mie spalle trovo il direttore del supermercato, con i suoi centocinquanta centimetri di altezza e i Carrera questa volta poggiati sulla fronte.
Resto muta, pronta a perdere il posto al mio solo primo giorno di lavoro. Spero solo che non mi facciano pagare le barrette.
Vedo di nuovo il suo volto contrarsi in un'espressione da colica intestinale, attendo e, come ho previsto, comincia a ridere sonoramente.
<<E' proprio una gran golosona lei, eh?>>
Mi strizza l'occhio con fare lascivo e penso che stia flirtando con l'ultima barretta ormai sciolta tra le dita.
Non posso essere io, mi dico, non c'è nulla di sexy in me in questo momento.
Lo vedo avvicinarsi, eliminare con il pollice una macchia di cioccolato presente nell'angolo delle mie labbra e leccare il suo polpastrello. Intanto mi lancia occhiate di fuoco.
Io rimango pietrificata, ancorata al suolo con la speranza che questa volta lo abbia davvero, un attacco di colica. Ma lui si avvicina pericolosamente a me e mi sussurra parole inconfondibili all'orecchio.
<<Cosa ne dice di uscire a cena con me, domani sera?>> mentre lo dice si morde il labbro inferiore, poi prosegue <<conosco un bel posto dove offrono del buon salame al cioccolato.>>
Si allontana, mi strizza nuovamente l'occhio e attende una mia risposta.
Non faccio a meno di pensare all'allusione sessuale che ha posto alla fine e per poco non rimetto le nove barrette mangiate in fretta poco fa.
Sono pronta a mandarlo al diavolo e a dirgli che non si trattano in questo modo le dipendenti, che potrei denunciarlo per molestie sessuali sul posto di lavoro e che farebbe bene a rinnovare il suo guardaroba, quando punto gli occhi sulla decima barretta sciolta tra le dita.
E capisco.
Non posso rifiutare il suo invito. Perderei l'unico lavoro trovato fino ad ora e Dio solo sa quanto questo mi serva per pagarmi da sola l'affitto.
Così annuisco. Uscirò con lui.
In fondo non dovrebbe essere così male, quando mi capita un altro uomo che ci prova con me?
Lui saltella per la gioia e si passa una mano tra i capelli a spina.
<<Perfetto, allora domani alle nove sotto casa tua.>>
Io assumo un'espressione attonita.
<<Come fa a sapere dove abito?>>
<<C'è scritto nel tuo modulo>> mi strizza l'occhio per l'ennesima volta, forse ha un tic.
Sta per andare via, poi lo vedo fermarsi e tornare indietro.
<<E dammi del "tu", sciocchina.>>
Io corro in bagno e tiro fuori il cellulare dalla tasca della divisa da lavoro.
<<Tesoro mio, cosa è successo?>>
Mia nonna si stupisce, due telefonate in soli due giorni non sono da me. Di solito non fa altro che lamentarsi, giustamente, perché la chiamo troppo poco. "Vivo ancora per poco", mi dice spesso, "sfruttami adesso, poi chissà."
<<Nonna mia! Volevo dirti che ho trovato lavoro come commessa.>>
<<Hai visto che ha funzionato la formuletta!>> ride, sembra orgogliosa di me.
<<Sì, ma c'è un problema.>>
<<Hai trovato un lavoro, no? Cosa può essere successo?>>
Inspiro a fondo e decido di confidarle tutto.
<<Il direttore del supermercato mi ha chiesto di uscire con lui.>>
Mia nonna batte le mani per l'esultanza.
<<E cosa c'è che non va? Escici.>>
<<Non mi piace, nonna>> lo dico con voce ostinata, come una bambina che fa i capricci.
In fondo, però, i capricci li sto facendo davvero. Chiamare mia nonna per dirle che non voglio uscire con l'uomo che potrebbe licenziarmi?
Complimenti, Elisa, ottima mossa.
<<Ma che t'importa! Una volta, alla tua età, sono uscita con un cinquantenne per...>>
La blocco subito, questa storia me l'ha raccontata fino allo sfinimento.
<<Sì, lo so, era a capo di un'azienda importante e sei riuscita a far ottenere il lavoro al nonno.>>
<<Poi, quando ha ottenuto il posto fisso ho lasciato quell'uomo e io e tuo nonno ci siamo sposati. Pace all'anima sua.>>
Mia nonna mi fa riflettere. Ha ragione, mi basterebbe uscire con lui fintanto che mi serve il lavoro che mi offre. Quando troverò di meglio, lo lascerò.
Ma io sono davvero così? Sono un'obesa priva di attenzioni maschili, che sta per tradire l'unico uomo che le ha chiesto di uscire.
Eppure devo, non peserò mai più sulle spalle dei miei genitori.
Stringo i pugni e mi decido a compiere la messinscena.
<<Hai ragione, nonna. Come sempre mi dai ottimi consigli.>>
Dopo avermi dato alcune dritte su come risultare seducente davanti ai suoi occhi, saluto mia nonna e torno a lavoro.
Sposto balle di alimenti, pulisco i ripiani e imparo la topografia del supermercato, provando a non pensare a quello che combinerò stasera.
E non riesco a fare a meno di paragonare il mio direttore ad Andrea Ferrero e ai suoi occhi azzurri striati di giallo.
Fanculo a lui. A lui e a tutti gli uomini.
Ciao a tutti, anche la seconda scena è arrivata alla conclusione!
Domani potrete leggere dell'uscita di Elisa con il direttore (di cui ancora non si sa il nome, perché rappresenta una sorpresa piuttosto simpatica!)
Come sempre, spero che questo capitolo vi abbia donato qualche minuto di spensieratezza.
A domani,
Nicole :)
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Scusa se sono grassa
General FictionTorino, aprile 2019. Elisa Fanelli, ventidue anni, pugliese in cerca di lavoro, ha un particolare che la differenzia dalle tipiche protagoniste di una storia: pesa 104 kg. Un'obesità di terzo grado che non frena lei, ma la maggior parte di coloro ch...