Rosso lampone-Ultima parte

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E di cosa dovrei imbarazzarmi, di essere così come sono? Di vedere la pancia che sobbalza quando cammino o di avere un sedere che occupa una sedia e mezzo in un autobus?

Dovrei vergognarmi perché non rappresento il peso medio?

La risposta a tutto è no.

Dovrei poter decidere quanto pesare, dovrei poter decidere se e quando cominciare una dieta e dovrei poter entrare in un cazzo di negozio senza che mi si porti in un angolo separato dalle donne più magre.

L'obesità non è una malattia contagiosa. A volte è una scelta, altre volte è una debolezza e altre volte ancora è la conseguenza di un problema.

<<Lo sa cosa imbarazza alle donne come me?>> le dico, con le labbra ancora corrucciate per le parole di questa ragazza.

La commessa scuote la testa in segno di diniego e sembra più serena adesso che lo sono anche io.

<<Ci imbarazza essere raggruppate in un'altra stanza>> dico, mentre entro nel reparto taglie forti e faccio scorrere la mano lungo i capi accatastati negli scaffali, <<ci imbarazza da morire dover scegliere fra questi stracci.>>

Prendo in mano quella che sembra essere una maglietta nera, larga ed informe, e la porgo alla commessa.

<<Ci imbarazza essere costrette ad indossare capi come questo: scuri e grandi come sacchi di patate.>>

Vedo gli occhi della commessa riempirsi di lacrime e noto che sta stringendo nei suoi pugni la maglia che le ho passato.

<<Non vogliamo nasconderci, sa?>> questa volta le sorrido e la commessa sorride a me.

Ha capito.

Ripone la maglia al suo posto e mi riprende il braccio, con l'altra mano si asciuga gli occhi umidi. Non parla, non dice nulla, semplicemente mi trascina via da quel reparto lugubre e, con mia grande meraviglia, si ferma nel reparto Donna.

Donna e basta. Senza taglie forti o taglie deboli.

<<Compri ciò che vuole, le taglie arrivano fino alla quarantotto.>>

Mi sorride un'ultima volta e torna al suo lavoro.

Quando comincio ad aggirarmi lungo questa camera ricolma di abiti colorati, aderenti e paillettati, capisco che sono nel mio posto.

Faccio scorrere la mano fra i vari tessuti alla ricerca di un'illuminazione e questa non si fa attendere ad arrivare. Indossato da un manichino vedo un lungo abito rosso, di raso, con uno scollo a cuore e senza spalline.

Lo osservo estasiata, poi cerco la taglia più grande che ci sia e trovo proprio una taglia quarantotto. Afferro l'abito e aspetto al di fuori di un camerino. Qualche minuto dopo una donna minuta agguanta la tenda color verdone ed esce, non prima di avermi dedicato un'occhiata perplessa.

Ho lo specchio davanti a me e l'abito rosso appeso al gancio, io sono in intimo.

Osservo le mie gambe molli, che di tanto in tanto presentano alcuni buchi di cellulite, poi passo a guardare la mia pancia contenuta nelle mutande nere e, infine, sollevo un braccio e ne tocco la pelle morbida che penzola al di sotto. Quando, dal riflesso dello specchio, osservo il lungo vestito rosso, comincio a percepire una sensazione nuova alla quale non riesco a dare un nome.

Decido di prendere l'abito e di abbassarne la cerniera, poi lo infilo partendo dai piedi e delicatamente lo faccio scorrere lungo i fianchi.

Quando raggiunge i glutei, l'abito non riesce più a salire.

Provo a trattenere la pancia, a tirare l'abito con più forza e a muovermi un poco per farlo scivolare meglio, ma quello non si muove.

Io indosso una taglia cinquantaquattro, come potevo pensare che una quarantotto riuscisse ad entrarmi?

Mi guardo di nuovo nel riflesso dello specchio, questa volta con il vestito che mi copre le gambe, e quella strana sensazione di poco fa si ripresenta. E comprendo.

Vorrei indossare questo abito con tutta me stessa.

Guardo il vestito rosso e poi penso alla bistecca ricoperta di salsa barbecue che mangerò stasera.

Riguardo il vestito rosso e poi penso alla cheesecake ai mirtilli che mangerò domani a colazione.

Riguardo ancora il vestito rosso e poi penso alla pasta al forno che mangerò domani a pranzo.

Sono di fronte ad un bivio: il mio amore per la moda o quello per il cibo.

Cosa dovrei scegliere?

Esco dal camerino con il vestito in mano, vado in cassa e lo compro.

Credo che quasi tutte le donne come me abbiano nell'armadio un indumento che si ripromettono di indossare a fine dieta. Questo è il mio.

Non so ancora se seguirò una dieta dimagrante o se continuerò ad ingozzarmi di dolci, però voglio questo abito in casa mia. Sia quel che sia.



Ciao a tutti!

Capitolo breve, ma importantissimo per il seguito della storia. Da questo momento in Elisa comincerà a cambiare qualcosa, si insinuerà un dubbio che prima o poi dovrà sciogliere.

Tutto è racchiuso in quel vestito rosso.

Credo che nella vita ci sia un momento in cui tutto comincia a farsi più nitido, più chiaro, come se ti mettessero davanti il foglietto delle istruzioni e tu non devi far altro che leggerlo e seguirne le indicazioni.

A chi non è mai capitato di essere sorpreso da un'idea, da un pensiero che ti faccia dire "cavolo, ho capito come fare"?

Elisa si trova proprio nel punto che alcuni di voi stavano aspettando. Ci sono voluti venti capitoli, ma pian piano ce la stiamo facendo!

Con la speranza che nelle parole di questa pazzerella possiate rispecchiarvi, vi auguro una buonanotte!

Nicole


P.s. Prossimo aggiornamento: domani alle 21.

Scusa se sono grassaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora