Risuona nella mia testa la domanda che mi ero posta mentre lo indossavo questo abito in camerino. È una quarantotto, ben tre taglie sotto il mio peso attuale.
Do le spalle allo specchio e raggiungo il punto in cui ho appeso il lungo abito rosso. Mi mantengo alla spalliera del letto, per evitare di cadere. La sbronza sta cominciando a passare, ma la testa continua ancora a farmi degli scherzi.
Lo fisso intensamente. E lui sembra fissare me.
<<Che cosa hai da guardare, eh?>>
Sto parlando al vestito, con l'indice puntato verso la sua scollatura.
<<Pensi che non riuscirò ad indossarti, vero? Invece ti sbagli e te lo dimostrerò subito.>>
Quello mi sta ancora guardando con aria sorniona ed io non riesco più a capire se si tratta dell'effetto della birra o se il mio vestito si stia davvero prendendo gioco di me.
Comunque, per evenienza, decido di reagire. Nessuno deve pensare di me che io sia una debole!
Torno in cucina, afferro la borsa e comincio a rovistare al suo interno. Nella confusione di foglietti strappati e monetine sfuse, riesco a trovare ciò che cerco.
Il volantino della Ferrero Fashion Group con il numero del dietologo.
No, ho cambiato idea. Adesso prendo questo stupido foglio e lo gli do fuoco.
Come mi è venuto in mente di contattare un dietologo? Sarà sicuramente colpa della birra.
Torno in camera da letto, con il volantino stropicciato tra le mie mani e la schiena eretta di chi sa cosa deve fare.
Io, in realtà, non lo so proprio.
Ad aspettarmi nella mia camera c'è il mio vestito rosso, con quell'espressione da so-tutto-io che vorrebbe farmi capire che prima aveva ragione. Sono forse una debole? Anzi, domanda più intelligente: questo vestito mi sta davvero facendo delle smorfie di disappunto?
Non so rispondere, ma quel che so è che, vestito o no, non ho più alcuna intenzione di attirare sguardi come quello. E, soprattutto, non desidero più dire parolacce verso chiunque mi prenda in giro.
Stendo il foglio della Ferrero Fashion Group e riprendo il telefono dalla mia borsa.
Questa è la volta decisiva. Non tornerò indietro, ormai il numero è digitato e la chiamata è partita. Il dado è tratto, dice Barbara D'Urso. O almeno credo.
Dopo due squilli una voce femminile mi risponde.
<<Pronto, buongiorno, studio medico Ferrero. Posso aiutarla?>>
Per la miseria, questa donna parla così rapidamente che i bugiardini delle pubblicità sono più comprensibili!
<<Pronto, è ancora in linea?>>
Percepisco una nota di impazienza nella voce della signorina e questo mi getta addosso così tanto panico che sono costretta a mettere giù la chiamata.
Non ce la faccio, mi sento una stretta al collo che non mi permette di respirare. Io e le diete non siamo mai andate d'accordo e questa volta non sarà diverso. Ricordo ancora l'ultimo tentativo fatto, ben quattro anni fa, quando ero pervasa dal desiderio di perdere peso per festeggiare il mio diciottesimo compleanno in splendida forma. E' stato un disastro: due settimane prima della festa ho ceduto, ingozzandomi così tanto da riprendere i chili persi e con gli interessi. Non c'è bisogno di dire che quando ho provato a indossare l'abito da duecento euro acquistato un mese prima, non riusciva a superare l'ostacolo dei miei fianchi.
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Scusa se sono grassa
General FictionTorino, aprile 2019. Elisa Fanelli, ventidue anni, pugliese in cerca di lavoro, ha un particolare che la differenzia dalle tipiche protagoniste di una storia: pesa 104 kg. Un'obesità di terzo grado che non frena lei, ma la maggior parte di coloro ch...