Crêpe Nutella e mocio-Ultima parte

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Con in mente l'immagine di quel bimbo con le mani chiuse a pugno e il culetto all'aria, mi dirigo verso una delle viuzze che si trovano dall'altro lato di Piazza Castello. Quando raggiungo la caffetteria concordata, al suo interno c'è Angela ad attendermi.

Questo è il nostro appuntamento settimanale.

Ogni giovedì, alle 20:30, ci incontriamo in questo bar per raccontarci il resoconto della settimana trascorsa. E' proprio questo il luogo in cui ho incontrato Angela: ero a Torino da soli tre giorni e cercavo un bar che servisse della cioccolata calda con doppia panna. Ho visto le migliori recensioni, mi sono fiondata qui e, seduta allo stesso tavolino in cui si trova adesso, c'era una ragazza tutto naso. Era sola e aveva appena terminato il turno come infermiera presso un ospedale di Torino.

Lei, a differenza mia, ha studiato e adesso guadagna abbastanza da vivere in una casa piuttosto ampia e vicina al supermercato in cui lavoro.

Mi avvicino a lei e, prima ancora di salutarla, le mostro il quadrante dell'orologio.

<<Venti e trenta in punto.>>

Angela si volta a guardarmi e sorride.

<<Ma come fai a spaccare sempre il minuto?>>

<<Sono puntuale solo quando raggiungo i posti a piedi>> dico, pensando all'autobus arancione delle 9:35 che svolta l'angolo senza di me.

Quando mi siedo, Angela fa un cenno alla cameriera per prendere l'ordine. Lei, come tutte le cameriere incontrate durante i miei ventidue anni di vita, ha un fisico esile e fasciato divinamente dalla divisa. Sembra quasi che il primo requisito per essere assunte sia una taglia trentotto.

La ragazza muove la sua coda di cavallo castana per l'impazienza, in attesa che la mia amica ordini il suo solito caffè macchiato.

<<Nient'altro? Sei magra come un chiodo, potresti mangiare tutti i pasticcini che desideri...>>

Angela mi sorride e scuote la testa.

<<Se lo facessi, non sarei più magra come un chiodo.>>

Intanto la cameriera osserva con un sopracciglio sollevato il nostro discorso e, quando tocca a me ordinare, mi ascolta con un lato delle labbra sollevato.

<<Un bicchiere di succo all'ananas, un pasticciotto alla crema con gocce di cioccolato e, se c'è, un muffin al pistacchio.>>

Al di sopra del taccuino, compaiono due occhi castani scandalizzati.

<<Ma aspettate qualcun altro?>> domanda la cameriera con fare perplesso.

<<No, perché?>>

<<Non le sembra un po' troppo?>> mentre lo dice, il suo sguardo scorre lungo la mia pancia fasciata da una maglia aderente con paillettes dorate.

<<Non le sembra il caso di farsi i cazzi suoi?>> dico, sollevando anch'io un sopracciglio.

La vedo fare spallucce e andare via.

Angela, intanto, mi osserva con dispiacere.

<<Non preoccuparti, basta rispondere per le rime e non lo faranno più>> le dico per tranquillizzarla, anche se nemmeno io sono molto convinta di quello che ho detto.

<<Allora, cosa mi racconti?>> mi chiede Angela, con una mano sotto il mento pronta ad ascoltarmi.

E' sempre così. Io comincio a parlare, parlare e parlare e lei mi ascolta estasiata. Una volta mi ha detto che ho un modo di raccontare che renderebbe interessante anche la giornata più noiosa.

Scusa se sono grassaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora