Le barrette di cioccolato di cui mi sono nutrita con tanta avidità, sono scadute da quasi tre mesi.
Ma come diavolo è possibile? In un supermercato non ci dovrebbe essere l'addetto ai controlli, pronto a sbarazzarsi di ogni prodotto che superi la data di scadenza?
Non posso dare risposta ai miei quesiti, perché qualcosa bussa alla porta del mio fondoschiena e io devo correre in bagno.
Mentre sono lì, seduta sul trono dorato che per qualche minuto rende tutti re e regine, penso che il karma mi si stia rivoltando contro. In questo momento sto pagando tutte le volte in cui ho ironizzato sull'espressione da colica intestinale di Andrea Russo.
E' di sicuro il karma, quel cerchio del cavolo che mi sta restituendo tutto il male che ho donato.
Chiudo la porta del bagno e mi dirigo verso lo studio del direttore, pronta a porre rimedio alla situazione.
Non busso, non aspetto che esca, ma apro la porta e mi fiondo all'interno, con la determinazione di una crocerossina che lava le ferite al proprio paziente.
<<C'è un problema e bisogna che lo risolvi!>>
Andrea mi osserva con aria compiaciuta, sembra felice della mia entrata improvvisa.
<<E io ho bisogno che tu parli!>> mi dice, imitando il mio tono di voce doppio e preciso.
<<Ho appena mangiato delle barrette di cioccolato scadute e, be', il cioccolato è uscito con impertinenza. E non dalla bocca.>>
Andrea comincia a sghignazzare e ha la solita espressione da...
Non lo fare, non pensarci o il karma ti si ritorcerà contro.
Riesco a non formulare il pensiero incriminante e aspetto che lui replichi.
<<Da quanto erano scadute?>> ritorna serio e posso notare un lampo di preoccupazione nei suoi occhi.
<<Quasi tre mesi>> dico, sventolandogli la confezione sotto il naso.
<<Dannazione! E quante altre confezioni scadute ci sono in tutto il supermercato?>> sbatte le mani sulla scrivania ai lati del computer, più arrabbiato che mai.
Io mi faccio piccola, per quanto mi sia possibile, spalmata vicino alla porta e pronta a scappare se la sua ira si accresce.
<<Non lo so... Non ho controllato.>>
A quella risposta Andrea si placa, mi si avvicina e mi accarezza una guancia paffuta.
<<Grazie per avermi avvisato.>>
Io gli sorrido, anche se a quella distanza non riesco mai ad essere serena. Lui forse percepisce la mia apprensione, perché si allontana da me con un salto felino e sembra dispiaciuto.
<<Vai in cassa e prendi il posto di Amelia, la ragazza con i capelli rossi. Dille di controllare ogni singolo angolo del supermercato e di raccogliere negli scatoloni tutti i prodotti scaduti.>>
Mi chiudo la porta alle spalle e faccio cosa mi dice.
Quando il turno di lavoro è terminato, prendo la mia borsa e mi dirigo verso l'uscita. La visione che mi si para davanti agli occhi è impressionante: Amelia sta depositando, poco fuori l'uscita del supermercato, l'ultimo scatolone ricolmo di prodotti scaduti. Provo a contarli e gli scatoloni, accatastati l'uno sull'altro, sono molti di più di una dozzina.
Mi avvicino a lei e la guardo con occhi sbarrati.
<<Erano così tanti?>>
Lei mi osserva dall'alto in basso con le labbra arricciate.
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Scusa se sono grassa
General FictionTorino, aprile 2019. Elisa Fanelli, ventidue anni, pugliese in cerca di lavoro, ha un particolare che la differenzia dalle tipiche protagoniste di una storia: pesa 104 kg. Un'obesità di terzo grado che non frena lei, ma la maggior parte di coloro ch...