<<Ehi geme>> dice Carlo, dopodiché tace e guarda il fratello con occhi duri.
Io non posso che domandarmi chi stia gemendo. Per quanto sia arrabbiata, vedere questi due manzi per la prima volta nella stessa stanza mi fa un certo effetto e non vorrei che Carlo se ne sia accorto.
<<Oh no, non stavo gemendo. Era un rantolo di...>>
Carlo mi zittisce con un movimento della mano.
<<Non dicevo a te. Io e mio fratello gemello ci chiamiamo così>> e, detto ciò, torna a puntare gli occhi su Andrea, che nel frattempo è rimasto fermo sulla soglia a far scorrere lo sguardo da suo fratello a me.
E' nuovamente Carlo a prendere la parola.
<<Ti ho sempre detto che non puoi entrare nel mio studio quando ti pare, io ci lavoro qui dentro.>>
A quelle parole Andrea sembra riprendersi, così solleva un sopracciglio e dal suo viso traspare tutta l'ironia che non riesce a contenere.
<<In realtà posso farlo, considerando che questo studio è il mio e te lo sto gentilmente prestando, così come ti sto gentilmente facendo altri favori.>>
Basta, non posso sopportare più che questo essere saccente venga a demolire Carlo, che è tanto dolce e gentile.
<<Oh, andiamo! Quali favori saresti in grado di fare tu gentilmente?>>
Ma la mia frase sarcastica non suscita alcun accenno di sorriso né in Andrea, del quale adesso noto una punta di delusione negli occhi, né in Carlo, che ha lo sguardo abbassato sulle sue mani e sembra non volerne sapere di sollevarlo. E sempre con occhi bassi si rivolge a me.<<Elisa, va' con lui. Deve parlarti.>>
<<Assolutamente no. Noi stavamo parlando, noi stavamo progettando di andare a Bologna. Lui non c'entra niente, non è nemmeno il mio capo adesso!>>
Mi interrompo perché sento un tonfo assordante che mi ricorda delle tante cadute fatte per le scale di casa di nonna. Questa volta, però, non è stato il mio grasso sedere a far rimbombare il marmo, ma la mano di Andrea che ha chiuso di scatto la porta dietro di sé.
<<Cosa diavolo hai detto?>>
Ce l'ho a due palmi dal mio viso e non ci capisco più niente. Noi umani abbiamo cinque sensi, ma sembra che quello della vista sia stato divorato da quello dell'olfatto, perché tutto ciò che adesso riesco a fare è annusare il suo collo a pochissima distanza dal mio naso.
<<Noi... pensavamo di andare a Bologna, così Elisa può vedere con i suoi occhi il centro di chirurgia bariatrica>>.
La voce di Carlo è lontana, timida, addomesticata. Quello stronzo di Andrea riesce a rammollire il mio Carlo, non è giusto!
<<Questa cosa non si può fare, Elisa deve lavorare per la Milano Fashion Week.>>
<<Elisa non deve fare un bel niente, invece>> gli dico, ma solo perché intanto si è allontanato da me e il suo profumo non ha più alcun effetto sul mio cervello. Poi proseguo: <<Elisa si è licenziata, ricordi?>>
<<Oh no, è qui che sbagli. Elisa non si è licenziata, ha solo urlato nel mio studio per poi fuggire senza darmi la possibilità di rispondere.>>
<<No, Elisa ti ha detto che non intende più lavorare per te perché sei... perché sei... Ma sì, te lo dico pure, tanto non sei più il mio capo. Perché sei uno stronzo!>>
Dopo la parolina magica in questa stanza cala il silenzio. I due fratelli si stanno fissando a vicenda e lo sguardo di Andrea sembra sovrastare Carlo, fino a schiacciarlo dietro la scrivania dietro la quale si è rintanato.
<<Uno stronzo, io...>> sussurra Andrea, con un misto di ironia e grande costernazione. Poi torna ad essere quello che è sempre stato e alza di nuovo la voce: <<Io stronzo, ah! Se tu sapessi, mia cara Elisa, se tu solo sapessi...>>
A questo punto è Carlo a creare un tonfo con le mani sulla scrivania. Lo vedo sollevarsi fino a raggiungere la statura del fratello.
<<Basta così, non sopporto queste sceneggiate. E poi, ragazzi, perché diavolo parlate in terza persona?>>
Del Carlo timido e impacciato di poco fa non è rimasta alcuna traccia. E' tornato a essere ironico, disinvolto e spavaldo, e questo mi piace di gran lunga di più.
<<Vieni nel mio studio, Elisa. Dobbiamo discutere della sfilata.>>
<<Oh mio Dio, ancora? Perché sei così dannatamente fissato con me?>>
Carlo si rivolge a suo fratello.
<<Già, Andrea... dicci perché sei così dannatamente fissato con Elisa.>>
La durezza dei lineamenti di Andrea ci zittiscono. Quest'uomo è capace di incutere terrore con un solo sguardo. Se avessi una faccia di Andrea sul tavolo della cucina che mi guardasse così ogni volta che apro il frigorifero, di sicuro a quest'ora sarei normopeso.
<<Io ho bisogno di lei. Cioè>> si affretta a dire <<ho bisogno del suo lavoro con gli altri dipendenti.>>
Non faccio in tempo a contrattaccare che mi squilla il telefono. Lo tiro fuori dalla borsa e leggo "Nonna" sul display. Cazzo, lo avevo completamente dimenticato! Per paura di deludere mia nonna, non ho risposto alle sue chiamate di stamattina.
Esco dallo studio di Carlo e mi chiudo la porta alle spalle e, mentre faccio scorrere il dito sullo schermo per aprire la chiamata, noto Agata poco distante da me, indaffarata con mille scartoffie.
<<Ciao nonna, scusami hai ragione. Oggi avrei dovuto chiamarti, ma non è stata grandiosa la dieta nell'ultima settim...>>
<<Elisa, sono io.>>
Sgrano gli occhi. No, non è mia nonna.
<<Cosa vuoi, mamma?>> dico con un filo di voce.
Non ci sentiamo esattamente dal giorno in cui ho preso il volo da Bari a Torino. Non sento la sua voce tagliente e piena di giudizi da allora. Da quando, cioè, abbiamo litigato in aeroporto e le ho fatto il dito medio dal finestrino dell'aereo per tutto il tempo, finché lei non era diventata per me un puntino inconfondibile e io per lei un aeroplano giocattolo.
<<E' tua nonna, Elisa... Lei è in ospedale, ha avuto un ictus.>>
Io non lo so che cosa mi stia succedendo. So solo che sento il telefono scivolarmi dalle mani e creare tanti crack sul pavimento. Sento un po' di urla, una porta che si apre e alcune braccia che mi fasciano il corpo. Poi sento una voce maschile che mi chiede se ho bisogno di qualcosa.
<<Cioccolata>> dico.
Dopodiché chiudo gli occhi e, come Dante nella Divina Commedia, svengo.
Ciao a tutti!
Come promesso, eccovi il nuovo capitolo. Forse avrete notato che questa è la prima volta in cui i due fratelli si trovano sulla stessa scena e, a quanto pare, il loro rapporto è piuttosto "strano". Che cosa pensate a riguardo? Chi dei due ha la personalità più forte?
Io vi dico solo che in futuro ci saranno tante sorprese!
Intanto vi auguro una buona giornata,
Nicole
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Scusa se sono grassa
General FictionTorino, aprile 2019. Elisa Fanelli, ventidue anni, pugliese in cerca di lavoro, ha un particolare che la differenzia dalle tipiche protagoniste di una storia: pesa 104 kg. Un'obesità di terzo grado che non frena lei, ma la maggior parte di coloro ch...