Panino con la porchetta-Ultima parte

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Mi immobilizzo. Comincio a pensare con celerità a chi possa appartenere questa voce e, soprattutto, chi sia il testimone del mio atto vandalico.

Con la borsa stretta al petto e il cuore che mi martella all'impazzata, mi volto e vedo in lontananza una figura maschile posizionatasi in penombra, al di là del fascio luminoso del lampione. Così non posso che ammirarne la sagoma imponente.

<<Si avvicini.>>

Me lo dice con lentezza paurosa, una minaccia velata che non mi fa presagire nulla di buono. Provo a sussurrare qualche preghiera ma non ne ricordo alcuna, non vado a messa dai tempi della Cresima e l'unico ricordo che ho di quest'ultima è un prete che mi tinge la fronte con qualche goccia d'olio. Sprecato, tra l'altro, perché avrebbe potuto friggerne delle patatine per cena.

Scaccio con una mano l'immagine di un bel piatto di coscia di pollo attorniata da patatine fritte fumanti, e comincio a camminare verso quella figura immobile. Quando sono a pochi passi da lui, mi ordina di fermarmi con il palmo della mano rivolto verso di me.

Mi immobilizzo di nuovo e aspetto che lui si mostri sotto la luce del lampione. Qualche istante dopo accontenta la mia richiesta.

Avrei già potuto riconoscere il mio testimone dalle lunghe gambe toniche, con i muscoli che si ritraggono al di sotto dei pantaloni ad ogni suo movimento. Man mano che si avvicina a me, noto i suoi capelli raggruppati in boccoli e le iridi azzurre striate di giallo, più luminose ora che si trovano al di sotto del lampione. Andrea Ferrero, l'uomo che non mi ha assunta per il mio aspetto fisico.

Dovrei odiarlo, anzi dovrei odiarmi. Perché ammirare il suo fisico, la sua bellezza disarmante, mi rende profondamente sciocca. Non dovrei lasciarmi persuadere dalla futilità dell'attrazione fisica, soprattutto perché quest'uomo ha dimostrato di non averne affatto per me. Mi disprezza.

Lui, abituato a fisici da urlo, mi vede come un ammasso di lardo.

E non si merita la mia approvazione, così prometto a me stessa che Andrea Ferrero verrà debellato dalla mia testa all'istante. Da questo momento i suoi occhi non mi faranno più alcun effetto!

Lui, intanto, mi osserva con quell'aria divertita che tanto stona con il suo portamento.

<<Elisa Fanelli, colei che non ha ottenuto il posto di lavoro>> mi dice canzonandomi.

<<Colei a cui è stato privato per i suoi chili di troppo>> gli rispondo con aria dura e di sfida.

Lui sorride mesto e si avvicina un poco di più a me.

<<Che caratterino, però ha ragione>> compie un altro passo e poi si ferma, <<ma non la prenda sul personale, davvero, sono sicuro che con l'arroganza che possiede, troverà un altro posto di lavoro.>>

Io lo guardo con volto assassino. Non solo mi ha dato della grassa, adesso anche dell'arrogante?

Questo è troppo.

<<E' proprio per la mia arroganza che un'oretta fa ho perso il posto di lavoro, ottenuto soltanto ieri>> gli dico e muovo un passo indietro, convinta ad andare via prima che lui si accorga del disegno sul portone d'ingresso.

Ma la sua voce cupa si rivolge nuovamente a me.

<<Forse deve solo imparare ad essere rispettosa sul luogo di lavoro>> mentre lo dice, non posso fare a meno di pensare che stia alludendo alla mia reazione del giorno prima.

Mi fermo e torno indietro, pronta a dirgliene quattro.

<<Se mi avesse assunto, saprebbe che sul luogo di lavoro sono una grande lavoratrice. Vuole sapere perché oggi ho perso il lavoro?>> gli punto l'indice vicino al naso, con le labbra serrate per la rabbia. Lui annuisce e io proseguo, <<Perché sono uscita con il mio capo e, per Dio, questo mi ha dato della porchetta!>>

Ho ancora l'indice puntato verso di lui, quando Andrea Ferrero si scioglie in una risata fragorosa che dura per così tanto tempo che sono costretta ad abbassare il braccio ormai stanco e a rivolgere lo sguardo sulla punta delle mie scarpe. Non c'è nulla da ridere, penso, è una grave offesa che non ha niente di divertente.

Quando torna serio, decide di rispondermi.

<<Mai uscire con il proprio capo, non gliel'hanno detto?>>

Vorrei dirgli che mia nonna mi ha detto tutto il contrario, che bisogna uscire con il proprio capo per avere la certezza di non perdere il posto. Ma, ora che ci penso, mia nonna era une bella ragazza magra e a lei nessuno ha dato della porchetta.

Sono ancora ferma, a circa un metro di distanza da lui, e muta, perché ogni mia risposta sembra ridicola quando provo a pronunciarla. Così taccio, cosa alquanto rara per una come me.

<<Comunque è un peccato che lei abbia tutti questi chili di troppo, in fondo ha un bel viso e, cosa più importante, ha buon gusto nel vestirsi. Su una bella taglia trentotto il suo stile starebbe da Dio.>>

Spalanco gli occhi per l'incredulità. Ho sentito bene?

I miei abiti andrebbero bene se indossati da una donna che ha quasi dieci taglie meno di me? Quest'uomo non ha tatto, non ha pudore e non ha senso del decoro. Quest'uomo è la peggior specie di cromosoma Y presente sulla faccia della Terra.

Sono infuriata con me stessa, perché gli ho permesso di rivolgersi a me con tanta cattiveria, anziché girare i tacchi e andare via. Se io stessa gli ho offerto la possibilità di dedicarmi così tante mancanze di rispetto, soltanto perché la sua vicinanza mi è magnetica, come posso pensare di essere rispettata se la mia presenza non è altrettanto allettante?

All'età di dodici anni presi una decisione e non intendo cambiarla adesso: più di ogni altra cosa al mondo, io amo mangiare.

Non sarò bella, non sarà accettata, non sarò assunta. Ma so che a casa mi aspetta un bel pezzo di torta alla crema di pistacchio e, cucchiaio dopo cucchiaio, la negatività scivola tra le briciole del piatto vuoto.

Ho preso una scelta, mangiare senza remore. E, come è giusto che sia, devo accettare le conseguenze che ne derivano: non sfilerò mai su una passerella, non incontrerò mai un uomo che mi apprezzi davvero, non troverò mai un lavoro a Torino.

Dalla mia parte, però, ho l'amore profondo che nutro per me stessa e non lo baratterei con nessun'altra storia d'amore al mondo.

Rivolgo l'attenzione ad Andrea Ferrero e gli dedico un gran bel dito medio, dopodiché gli do le spalle e vado via.

In lontananza lo sento urlare un'ultima frase.

<<Elisa, comunque complimenti per il disegno sul portone!>>

Merda. Allora se n'è accorto.

Mi aggiusto la borsa sulla spalla e corro via.



Ciao a tutti!

Come avevate immaginato, Andrea Ferrero era lì, a visualizzare l'opera d'arte di Elisa!

Cosa ne pensate di lui? Vi avverto: è un tipo piuttosto lunatico, basta poco per fargli cambiare idea, e questo Elisa lo scoprirà fra qualche capitolo.

Spero che l'ultima parte di questa scena non vi abbia delusi!

A domani,

Nicole

Scusa se sono grassaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora