Muffin con precedenti penali-Parte 2

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Avete mai provato quella sensazione di strana familiarità con qualcosa che non conoscete? Non so, come quando sulla rivista di ricette vedete un primo piatto al gorgonzola e sapete che vi piacerà, anche se non avete mai mangiato il gorgonzola.

Ecco, io ho provato quella sensazione lì quando alle mie orecchie sono arrivate le parole chirurgia bariatrica. Quando la madre e la figlia che discutevano davanti a me sono entrate nello studio di Carlo Ferrero, io ho continuato a pensarci finché ho digitato quelle parole su Google. Ho letto un sacco di cose di cui non ci ho capito un bel niente, ma non importa. Tra poco tocca a me entrare nello studio di Carlo e sarà lui a spiegarmi tutto.

Quando la signora di poco prima esce sorridente dalla porta, con accanto sua figlia con lo sguardo perso in chissà quali pensieri, io mi alzo di scatto ed entro nello studio.

Non faccio pose sexy, non saluto Carlo con un bacio sulla guancia. Niente di niente. Ho bisogno di arrivare al punto. Lui, intanto, mi sta fissando con un sorrisino confuso sulle labbra.

<<Niente bacio al tuo dottorino?>>

Sorrido. Quest'uomo non perde mai il suo brio.

<<Carlo, devo parlarti...>>

<<Oh mio Dio, piccola, deve essere grave. Ti vedo molto afflitta, che succede?>>

Mi strofino le mani sulla maglia, barcollo da una gamba all'altra e non rispondo al suo invito a sedermi. Alla fine mi decido.

<<Sono tornata a 100 kg, Carlo. Io non lo so cosa mi succede, ma quando sono triste non posso fare altro che mangiare dolci in continuazione. Io-io...>>

E per la prima volta, dopo molto molto tempo, io scoppio a piangere davanti a qualcuno che non sia mia nonna.

Io lo so come divento quando piango. Mi contorco come un lombrico, strizzo la faccia fino a far toccare tra loro le punte delle sopracciglia e rivoli di saliva si legano da un lato all'altro delle labbra. Quando piango sembro Dobby dopo essersi mangiato Harry Potter.

Ma Carlo non si lascia intimorire dal mio aspetto da elfo gigante e viene ad abbracciarmi. Non so se faccia parte del suo lavoro, se io sia per lui lavoro oppure no, ma appoggiare la mia faccia sul suo petto mi fa star bene.

<<Non è un dramma, Elisa. Succede, succede a tutti. Anzi, mi domandavo quando sarebbe accaduto anche a te. Per ben cinque settimane hai resistito e questo è un traguardo grandissimo, devi pensarla così. Puoi sempre perdere peso nelle prossime settimane.>>

Quando le lacrime smettono di venir fuori, mi stacco da Carlo e andiamo a sederci l'uno di fronte all'altra.

<<Io non so come fare, Carlo. Lunedì scorso è stata una giornataccia e la mia testa non ha smesso di pensare al cibo.>>

Carlo si posiziona un ciuffo di capelli dietro le orecchie e mi guarda con serietà.

<<Ho saputo cosa è accaduto la settimana scorsa e mi dispiace. Ho anche provato a chiamarti...>>

<<Hai ragione, scusami. Non ho risposto a nessuno.>>

<<Non preoccuparti, dopo quello che mi ha raccontato mio fratello capisco perché tu abbia reagito così...>>

A quelle parole il mio istinto di sopravvivenza mi fa sollevare la testa rapidamente. Sentire il nome di Andrea Ferrero è come sedersi su un letto di spine. Con Andrea che è la spina più lunga, più pungente e proprio quella che ti si ficca nel cu... Va bene, mi fermo.

<<Ah, te l'ha detto. Immagino ti abbia detto la sua versione, senza tutti gli insulti che mi hanno portata a licenziarmi.>>

<<Come, ti sei licenziata?>>

Scusa se sono grassaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora