Ciao a tutti! Quanto mi è mancato salutarvi!
Bene, questo capitolo riprende esattamente da dove ci siamo lasciati: Agata dice qualcosa riguardo a ciò che è accaduto la sera prima. La verità si scoprirà, certo, ma in un paio di capitoli.
Badate bene però, non c'è da preoccuparsi! Quel che è accaduto è piuttosto divertente (almeno spero lo sia anche per voi!), lasciate le vostre preoccupazioni al dopo... a quel punto un po' di dispiaceri cominceranno a turbare la vita così allegra di Elisa.
Volevo avvisarvi che venerdì alle ore 21 pubblicherò un altro capitolo.
Buona lettura,
Nicole
Vedo Agata infilzare le unghie smaltate di rosso con i suoi canini. Rosicchia a scatti, come un castoro al quale molto presto ruberanno una ghianda.
<<Chi vuoi che si accorga di quattro dipendenti un po' assonnati e intontiti?>>
<<Non è solo questo, Elisa! Il dottore, gli altri o...>> mi si avvicina così tanto da poter vedere il mio riflesso sulle lenti dei suoi occhiali, <<il capo... potrebbero scoprirlo.>>
<<Andrea non se ne accorgerà mai, abbiamo solo poche ore di sonno>> dico con sicurezza.
Un uomo del genere, tutto preso a seminare terrore fra i suoi dipendenti e a lanciare occhiate ammalianti alle dipendenti, non baderebbe mai a quattro ranocchi con le occhiaie. Tra l'altro di lunedì mattina.
<<Se dovesse accorgersene, siamo tutti nei guai!>> sussurra, cercando di radunare tutta la rabbia che prova in quel singolo filo di voce.
Faccio spallucce e vado via, lasciando che lei continui a torturarsi in preda all'ansia le sue povere mani. Di solito Agata non è così inquieta, ma se si tratta di rischiare un discorso ammonitorio da parte del Grande Capo, a quel punto sprofonda in uno stato di perenne agitazione.
Ah, per intenderci. Il Grande Capo è quello stronzo di Andrea Ferrero.
Poco dopo sono davanti al grande specchio presente nella sala da lavoro della Ferrero Fashion Group. Esatto, è una vera e propria sala, grande quasi quanto il mio appartamento in affitto e ripiena di così tanti mobili da sembrare una filiale dell'Ikea.
A cosa servano così tanti armadi in una sala adibita alla progettazione e realizzazione di capi di alta moda, è stata la prima domanda che mi sono posta quando ho messo piede qui per la prima volta un mese fa. Quando, però, alcuni dipendenti mi hanno guidata per un giro di ispezione lungo tutto il perimetro della stanza e, di tanto in tanto, hanno aperto le ante di alcuni armadi per mostrarmi l'interno, ho finalmente capito.
In questi armadi, divisi per annate, sono accatastati i primi modelli di ogni nuova linea di moda.
Mentre rifletto su quanto siano preziosi quei capi conservati con grande meticolosità, mi ripasso uno stick nude sotto gli occhi per coprire le profonde occhiaie violacee.
<<Oh mio Dio, bambola, hai più borse tu sotto gli occhi che la Luis Vuitton in via Po!>>
Alzo gli occhi dal mio stick e guardo il riflesso sullo specchio dal quale proviene la voce effeminata e acuta che mi ha appena parlato. Camillo, lo stilista della Ferrero Fashion Group.
Mi volto e gli dedico un profondo, sentito, intimo dito medio.
Camillo, vestito come sempre della sua camicia floreale e di un pantacollant bianco, mi si avvicina così tanto da poter notare un filo di mascara che ispessisce le sue ciglia.
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Scusa se sono grassa
General FictionTorino, aprile 2019. Elisa Fanelli, ventidue anni, pugliese in cerca di lavoro, ha un particolare che la differenzia dalle tipiche protagoniste di una storia: pesa 104 kg. Un'obesità di terzo grado che non frena lei, ma la maggior parte di coloro ch...