Scuse e scadenze-Parte 2

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Verso metà pomeriggio, Andrea Russo si presenta alle mie spalle e, con fare furtivo, mi sussurra all'orecchio che d'ora in avanti potrò servirmi di quante barrette di cioccolato desidero e, aspetto migliore, non mi verranno scalate dallo stipendio! Così non me lo faccio ripetere due volte e mi dirigo a passo spedito verso il reparto dolciumi. A quel punto una domanda mi sorge spontanea: posso mangiare solo le barrette di cioccolato oppure qualsiasi altro tipo di dolce?

Nel dubbio, per adesso, mi dirigo verso lo scaffale delle barrette Kinder, pronta a prendere la solita confezione da dieci unità. Subito noto che queste sono state spostate sul ripiano superiore, per cui mi sollevo in punta di piedi e, prima ancora di riuscire ad afferrare la confezione, è la mia pancia a toccare il secondo ripiano dello scaffale. Più mi sollevo, più il mio ventre si protende verso gli Ovetti Kinder tanto da farne cadere un paio.

Quando ho in una mano la confezione e fra i denti la prima barretta, mi piego sul pavimento per raccogliere gli ovetti caduti.

Di fronte a me compaiono due gambe snelle, attorniate per metà da un tubino blu notte. Man mano che sollevo lo sguardo, e con quello anche la barretta di cioccolato racchiusa fra gli incisivi, comincio ad ammirare un corpo perfettamente tornito e, per ultimo, uno chignon per nulla scomposto. E in quel momento comprendo che di fronte a me si stanzia la receptionist della Ferrero Fashion Group.

<<Ci conosciamo per caso?>> mi domanda, mentre sul suo viso compare un'espressione falsamente perplessa e tra le mani sorregge una confezione di barrette proteiche. Finge di pensarci per un po', dopodiché riprende a parlare, <<Ah, giusto! Lei è stata l'unica aspirante al mio posto di lavoro!>>

Io, ancora piegata sul pavimento, comincio ad addentare la seconda barretta di cioccolato.

<<Quindi è riuscita a trovare un lavoro che fa per lei>> dice, rivolgendo lo sguardo verso la mia bocca fradicia di cioccolato.

Io continuo a raccogliere Ovetti Kinder dal suolo e, con noncuranza, proseguo a terminare la mia scatola di barrette. Dal canto suo, quella donna traduce il mio silenzio in accondiscendenza, così prosegue.

<<Peccato, se mangiasse meno dolci>> guarda con aria disgustata i miei polpastrelli marroni, <<riuscirebbe a perdere peso e finalmente qualcuno prenderebbe il mio posto.>>

A questo punto, la mia curiosità supera di gran lunga la mia fame di dolci. Mi sollevo, striscio le mani sporche sulla divisa e ingoio l'ultimo boccone.

<<Ma come mai ha così tanta fretta di andare via?>> le chiedo, con la bocca ancora impastata per il cioccolato.

Lei sembra stupirsi del mio tono colloquiale e, qualche attimo dopo, lo faccio anche io.

Ho posto a questa donna una domanda tanto tranquilla, dopo averle dato dell'ameba dalla mente bacata? Potrei essere bipolare. Poi ci penso meglio e no, non sono bipolare, sono soltanto un'eterna curiosa. E la curiosità porta a chiudere milioni di occhi spalancati, perché tutto quel che conta è sapere.

Quando la donna si scuote dalla sorpresa causata dalla mia domanda improvvisa, la vedo ruotare il busto di profilo e accarezzarsi il ventre.

Io spalanco la bocca per la notizia e un rivolo di saliva color cioccolato mi cola dagli angoli delle labbra. Mi affretto a chiudere la bocca e a pulirmi il mento con la manica.

<<Lei è incinta?>>

<<Perché tanto scandalo? Sono così brutta da non poter essere inseminata?>> mi dice, e comincio ad apprezzare l'ironia di questa donna.

<<E chi è il padre?>>

Lei alza un sopracciglio.

<<E' sfacciata, eh? Però questo lo avevo già notato un paio di giorni fa.>>

Dalla sua risposta mi rendo conto che ha provato ad aggirare la mia domanda e decido di approfondire la discussione. Oltre ad essere curiosa sono anche vendicativa, e questa donna mi ha trattata con così poco garbo che è arrivato il momento che sia io a porla in una situazione di disagio.

<<Quindi chi è il padre? Lavora con lei?>>

Vedo il suo labbro inferiore tremare per un istante e mi pento della domanda diretta, così sono pronta a dirle che mi rimangerei tutto. La mia domanda sfacciata e il mio pacco di barrette.

Lei, però, è già pronta a giustificarsi.

<<Il padre... be'... non c'è.>>

La sua risposta potrebbe avere qualsiasi significato, ma io non ho più alcuna intenzione di indagare. L'ho imbarazzata abbastanza e non voglio importunare oltre una donna incinta.

Mentre sono assorta nei miei pensieri la receptionist se ne va, ancheggiando i fianchi con tale disinvoltura che la donna incinta, al confronto, sembro io.

Adesso che sono sola, torno a guardare la confezione vuota di barrette che stringo ancora in mano e lo stomaco comincia a gorgogliare sonore proteste che non fanno presagire nulla di buono. Provo a cercare un cestino della spazzatura per gettare la carta, ma il mio stomaco si fa sempre più sonoro e, per ultimo, si contrae tanto da causarmi una dolorosa fitta al di sotto delle scapole.

Forse è stata la discussione con lo chignon dorato, comunque i dolori alla pancia si intensificano sempre di più.

Quando riesco a trovare il cestino e sono pronta a sbarazzarmi della confezione, all'improvviso il dolore allo stomaco si trasferisce all'intestino e sussulto per lo spavento.

Non adesso, ti prego!

Ma le mie suppliche non servono a niente, le fitte si fanno sempre più intense e la fronte comincia a bagnarsi di sudore. Nel panico più assoluto, mi domando dove si trovi il bagno.

Prima di correre alla sua ricerca, però, un pensiero mi attraversa la mente e decido di assecondarlo. Volto la confezione alla ricerca della data di scadenza del prodotto e, quando la trovo, non posso credere ai miei occhi.

Scusa se sono grassaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora