Sorbetto alla moda-Parte 1

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Maggio, 2019

E' passato circa un mese dalla mia chiacchierata con Andrea, e il suo supermercato è cambiato a vista d'occhio.

Dopo sole due settimane abbiamo avuto abbastanza denaro per sostituire l'insegna e, adesso, la si nota già da molti metri di distanza. E' stata questa una delle cause che hanno spinto orde di clienti ad assalire il supermercato: prima molte persone non erano a conoscenza della sua esistenza, mentre adesso la sua insegna luminosa è un forte richiamo attrattivo.

L'altro motivo che ha portato gli incassi del supermercato a triplicarsi, è stata la pubblicità che in questo mese ha spinto decine di giovani ragazzi a inserire nelle cassette della posta i volantini, in cambio di una misera paga giornaliera. Di quest'ultimo aspetto, il merito è tutto mio. Ho lavorato spalla a spalla con il grafico affinché i volantini fossero adeguati ad attirare l'attenzione e ho convinto Andrea ad abbassare, anche se di pochi centesimi, i prezzi di alcuni prodotti.

Attualmente vendiamo il triplo, anche se a prezzi scontati.

Andrea ha deciso di limitare i suoi acquisti. Una settimana fa ha venduto la sua auto rosso fuoco in cambio di un'altra meno dispendiosa, che utilizza il meno possibile. Ho l'impressione che si vergogni a farsi vedere in giro con un'automobile di un calibro inferiore.

Io, al posto suo, mi vergognerei dei suoi capelli a spina.

E adesso sono qui, con la schiena poggiata sul palo della fermata dell'autobus delle 9:35 e un impermeabile rosa che mi protegge dalla pioggia.

Io adoro le giornate piovose. Il rumore incessante della pioggia che cade, copre qualsiasi suono, e il suo odore aspro che maschera la puzza di sudore che la gente si porta dietro a inizio estate. Sembra quasi che insieme al cambio dell'ora legale, facciano un cambio di bagnoschiuma al sapore di muschio aromatizzato all'ascella.

Sono questi i pensieri che mi passano per la testa, quando un'automobile sfreccia accanto al marciapiede sul quale mi trovo, lasciando al suo passaggio una scia di acqua piovana sporca e puzzolente. L'intera ondata, ovviamente, finisce su di me.

Sono completamente fradicia, eccetto per le parti coperte dall'impermeabile, e se mi muovo alcune gocce fredde si insinuano nella fessura della maglia, precisamente tra i miei seni.

L'automobile che mi ha bagnata frena di scatto, percorre in retromarcia la distanza che lo separa da me e mi si ferma di fronte. Il conducente abbassa il finestrino e tira fuori la testa con i capelli neri a spazzola. Quando comincia a parlare, dei denti a castoro attraggono la mia attenzione.

<<Scusa Platinette, almeno ti sei rinfrescata!>> mi urla al di sopra del rumore della pioggia e sfreccia via.

Sto per urlargli che Platinette non ha due gran belle tette come le mie, quando qualcos'altro attrae la mia attenzione: un autobus che ignora la fermata in cui mi trovo e se ne va.

Non di nuovo, cazzo!

Comincio a corrergli incontro, con le mani attorno alle labbra per urlargli tutte le parolacce che ho appreso nei miei ventidue anni di vita. Ma oggi il destino vuole beffarsi di me. Poco prima che l'autobus svolti l'angolo, io sono ancora impegnata a rincorrerlo con la speranza che l'autista dia un'occhiata allo specchietto retrovisore e si accorga di una palla rosa che saltella goffamente verso di lui.

Ma quello va via e mi lascia sola e bagnata sul ciglio della strada, con un sacco di insulti inespressi sulla punta della lingua.

Mi affretto a tirare fuori dalla borsa il cellulare e digito il numero di Andrea.

Scusa se sono grassaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora