Rosso lampone-Parte 1

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Giugno, 2019

In questo momento potrei urlare.

Ho le mani che scivolano lungo le guance e trascinano in basso gli angoli degli occhi sbarrati e quelli della bocca spalancata per il terrore.

Credo di assomigliare all' Urlo di Munch. Certo, a un Urlo di Munch dopo il cenone di Capodanno, per ovvie ragioni.

Stavo passeggiando per Via Po, con un gelato al gusto di lampone in una mano e la borsetta nell'altra. Avevo terminato il turno di lavoro da poco e non ne volevo proprio sapere di tornare a casa a non far nulla, così avevo optato per una camminata rigenerante tra i negozi di una delle vie più popolate di Torino. Ero tranquilla, con un sorriso stampato sulle labbra e la lingua che di tanto in tanto leccava i bordi del cono. A volte mi fermavo ad ammirare la vetrina di un negozio di abbigliamento, altre volte provavo ad entrarci con il gelato ancora in mano e le commesse mi urlavano contro di andare via.

"Con quel gelato può sporcare ovunque" mi aveva detto una ragazzina con i capelli blu. Avrei voluto risponderle che sporca più la sua tinta di capelli che il mio gelato al lampone, ma avevo preferito ammutolirmi e tirare dritto verso l'uscita.

Nell'esatto momento in cui avevo posizionato il piede destro sul tappetino posto al di fuori del negozio, un faccione rotondo con gli occhi chiusi come quelli di Brock in Pokèmon era entrato nel mio campo visivo all'improvviso.

Era un cinese. Un cinese con un berretto a forma di ombrellino che desiderava entrare nel negozio dal quale io cercavo di uscire.

Un cinese che si è schiantato contro di me, facendomi volare dalle mani il mio gelato al lampone.

Adesso il cono è sbriciolato al suolo, mentre la pallina di gelato ha già formato sul tappetino una macchia fucsia che continua ad espandersi man mano che si scioglie.

<<Ma che cazzo, non mi hai vista?>> chiedo al cinese che sta fissando insieme a me l'opera del suo disastro.

Lui mi guarda, se si può definire guardare quello che sta facendo con i suoi occhi semichiusi, e comincia a balbettare qualcosa nella sua lingua. Dalle mie spalle, però, giunge la vocina infuriata della commessa di poco fa.

<<Le avevo detto che il suo gelato avrebbe fatto danni!>>

Mi volto a guardarla e il suo viso poco più grande di un pugno è diventato così rosso che temo che da un momento all'altro possa scoppiare.

Sto per dirle che stavo per uscire, proprio per evitare una situazione del genere, e che un cinese si è schiantato su di me come un moscerino sul parabrezza, ma l'uomo con gli occhi a fessura finalmente riesce a parlare.

<<Ellole mio, ellole mio!>> dice, alzando le braccia e muovendosi nervosamente sulle gambe.

La commessa lo guarda scettica e penso che si stia chiedendo cosa ci faccia un cinese in un negozio di abiti femminili. Io, invece, sto ancora fissando il mio gelato spalmato sul tappetino.

<<Elo fuoli dalla polta>> prosegue il cinese e gesticola così platealmente che, se non fosse per gli spaghetti che si ritrova al posto degli occhi, lo avrebbero di sicuro scambiato per un italiano, <<e volevo entlale pel complale un leggiseno, ma non ho visto la signola...>>

La commessa lo interrompe e gli domanda, con la vocina ora meno infuriata di prima, perché mai lui voglia comprare un reggiseno. Il mio sguardo rimbalza dalla commessa perplessa al cinese imbarazzato e mi chiedo tra me che diavolo ci faccia tra questi due.

<<Scusate, io tolgo il distur...>> non riesco a completare la frase perché vedo il cinese sollevarsi la maglietta fin sulle spalle e mostrare due grandi tette penzolanti, munite di una manciata di peli intorno ai capezzoli.

Scusa se sono grassaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora