Isteria

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Nellie scese nell'ala dei domestici praticamente all'alba, quando ancora il Signore e la Signora dormivano nelle rispettive stanze.

La mattina era sempre un fermento per la servitù, impegnata a organizzare ogni cosa con attenzione meticolosa.
Lorelai, la cuoca, aveva appena infornato il pane e già si percepiva il profumo diffondersi nelle cucine e nelle stanze adiacenti, mentre domestici e cameriere iniziavano a prendersi cura di ogni locale, aprendo le finestre; pulendo, spolverando mobili e soprammobili; spazzando, lucidando pavimenti e armadi.

Tutti avevano un ruolo ben preciso che seguivano giornalmente nello stesso modo ormai da tempo immemore.
Persino il fattorino che portava la posta era sempre puntuale, fermandosi come suo solito a bersi un tè che la cuoca gli offriva come ogni giorno, parlando di pettegolezzi e dicerie.
«Quindi è stato arrestato?» domandò Lorelai chiudendo lo sportello del forno e tornando a guardare il fattorino che si stava rimpinzando di tè e dolcetti.
«I tuoi biscotti sono davvero speciali, Lorelai» gli rispose infatti l'uomo, ignaro dell'arrivo di Nellie nella stanza. «Comunque sì, lo hanno arrestato e probabilmente lo impiccheranno a giorni.»

«Che succede?» domandò la cameriera di Elaine piuttosto perplessa da quello scambio di battute. «Chi impiccano?»
L'uomo, che dimostrava circa una quarantina d'anni ben vissuti e con i capelli spruzzati di grigio, le sorrise, mostrando qualche dente ingiallito dal tabacco. «Buongiorno, Nellie! Non hai sentito? Ieri un uomo, un irlandese, ha sparato alla regina. Non si capisce se abbia fatto cilecca la pistola o se fosse caricata a salve» narrò il fattorino, gesticolando come a voler dare più enfasi a quello che aveva appena spiegato.

Nellie si portò una mano di fronte alle labbra con sorpresa, pur restando composta. «E la regina, sta bene?» domandò in apprensione, osservando l'uomo che mangiava un altro biscotto al burro.
«Sta bene, si è solo presa un bello spavento.»

«Tutta colpa di questi irlandesi. Con la carestia sono arrivati in massa» borbottò Lorelai, scuotendo il capo.
«Beh, mio tesoro,» l'apostrofò l'uomo con palese lusinga «Non è che avessero chissà quale alternativa. Molte ragazze sono state mandate in Australia come orfane della carestia, ma in molti non potevano fare altro che emigrare qui da noi.»
«Sicuramente questa sciagura è stata voluta da Dio per punirli...» insistette la cuoca, che nel frattempo iniziava a decidere il menù di quella giornata.
Non che avesse particolari difficoltà a stilarla, visto che la dimora del conte di Lancashire vedeva di rado degli ospiti.

Era molto più probabile che Viktor si vedesse con altri suoi pari al di fuori delle mura domestiche, come nei club privati, quali l'Athenaeum , il White's o il Circolo dei conservatori, dove non era insolito che lui si fermasse a colloquiare di ciò che poteva essere di suo interesse.
Era singolare persino che andasse a un pranzo offertogli da qualche altro aristocratico, per quanto fosse di uso comune che i nobili frequentassero spesso le abitazioni di chi era loro status affine.

Tuttavia poteva capitare che alle volte in villa arrivasse un paziente per essere visitato e curato.
Essendo Viktor un chirurgo appartenente all'aristocrazia non lavorava quasi mai negli ospedali, troppo caotici e sporchi, trovandosi molto più spesso a operare direttamente nelle case o residenze dei grandi signori, in luoghi puliti e ordinati, senza nessuno a disturbarlo.

«A ogni modo, carissima Nellie, c'è della posta per te» intervenne di nuovo il fattorino brizzolato, prima di sorseggiare altro tè, prendendo con la mano libera una delle lettere sul tavolo, porgendola alla ragazza.
«Oh, certo...» rispose lei afferrandola e rigirandosela tra le mani.
«Un ammiratore?» domandò Lorelai con un tono amichevolmente sarcastico, lanciandole una lunga occhiata sospettosa, accompagnata da un sorrisetto impertinente.

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