La carestia irlandese

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Era passata poco più di un'intera settimana da quando Viktor era partito per il Lancashire, senza dare più sue notizie.
Nonostante il tempo passato al college, che aveva allungato da un ora fino a rimanerne due, Elaine iniziava a essere in pensiero per l'assenza così duratura del marito, tanto da decidere di mandare una lettera a Deana, approfittando così di porgerle le scuse per la sua assenza e le dovute condoglianze per il lutto.

Non aveva idea se quel gesto avesse potuto irritare o infastidire Viktor; tuttavia, la sua assenza in villa Lloyd si faceva sempre più sentire e, non essendo lei avvezza a come comportarsi in un'occasione simile, valutò che una semplice missiva potesse essere una soluzione appetibile.

Aveva appena finito di scriverla, prima di lasciarla tra le mani di William, il maggiordomo di villa Lloyd, incaricato di spedirla a suo nome a Whitesand's Hall.
«Grazie, William. Spero solo che Viktor non sia contrario a questa iniziativa» valutò pensierosa, mentre si sistemava l'abito scuro, lisciandolo con le dita guantate anch'esse di nero.
«Non avete scritto nulla di preoccupante, Signora. La vostra inquietudine è più che comprensibile, ma vedrete che il padrone sarà presto a casa» valutò lui in tono gentile, per quanto avesse decisamente poco a che fare con lei.

La maggior parte dei domestici uomini prendeva ordini direttamente da Viktor, mentre Elaine, in quanto padrona di casa, amministrava tutto quello che riguardava il palazzo; quantomeno era quello che si sarebbe aspettata di dover fare, sebbene le domestiche fossero talmente abituate al loro ritmo e alle loro mansioni che mai si era intromessa nei loro lavori.
L'unica persona con la quale condivideva il suo tempo e le sue chiacchiere era Nellie, benché non con la stessa sintonia che aveva avuto con Colette, la sua precedente domestica personale.

Per quanto la sua cameriera attuale fosse competente, Elaine sentiva la mancanza di quella che l'aveva preceduta, ormai lontana da mesi e senza aver mai mandato informazioni sulla sua situazione familiare in Irlanda.
Sui quotidiani londinesi si parlava spesso della situazione in cui verteva il paese vicino, tanto che i dettagli comparivano sul Times, il Morning Post o il Daily News tra gli eventi degni di nota.

L'Irlanda sopravviveva di stenti, flagellata dalla carestia e spopolata dalla morte dovuta alle malattie come il tifo, la tubercolosi e lo scorbuto. Il morbo delle patate stava condannando tutta l'isola e in molti ormai cercavano di fuggire da quel luogo nella speranza di trovare una situazione migliore.
Noel e Padreig, i due ragazzi del college, ne erano esempio, così come intere famiglie sbarcate a Londra. In molti emigravano soprattutto in America e in Australia, covando in loro l'odio verso il popolo britannico che non era stato capace di dargli aiuto.

Il governo inglese aveva cercato e cercava una soluzione, incappando in svariate problematiche per via dell'enorme povertà e devastazione in cui l'isola si trovava, senza contare la questione religiosa, tra cattoloci e anglicani, che rendeva le trattative ancora più ardue.
Era una guerra silenziosa, tra chi voleva portare aiuto reale e chi, invece, sosteneva di abbandonare l'Irlanda all'azione delle cause naturali, disinteressandosene completamente.

Elaine era all'oscuro di tutto questo, anche se qualche discorso lo aveva percepito al collegio o tra le chiacchiere della servitù, anche se mai nel dettaglio.
Non sapeva che molti degli aristocratici e borghesi, grazie alla situazione in cui l'Irlanda verteva, approfittavano nell'accorpare piccole proprietà terriere, acquistandole a prezzi irrisori o ottenendoli da chi non riusciva più a pagare le tasse.

Nonostante la gente non avesse da mangiare, le stive delle navi erano riempite di casse piene di grano, carne o alimenti di origine irlandese dirette verso i porti britannici.
La popolazione, ormai stremata, era convinta a convertirsi all'anglicanesimo, in cambio di una ciotola di zuppa.
Tutto ciò portava un malessere generale e molti di coloro che erano sfuggiti e riusciti ad approdare sul suolo inglese, provavano un celato rancore verso chi li ospitava, soprattutto nei riguardi dei ceti sociali più elevati.

La gabbia d'argentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora