Il giorno successivo il tempo sembrò dare tregua a quella triste giornata funerea; niente nuvole minacciose di temporali e piogge, bensì un cielo limpido e azzurro, con un lieve alito di vento che trasportava un'aria fresca e frizzante.
Viktor aveva passato la notte faticando a trovare riposo, troppo occupato a districare la ragnatela di pensieri e decisioni che si era infittita durante la notte.
Anche la sua camera, dalla quale era stato lontano da tempo, non aveva aiutato a trovare il sonno sperato, troppo diversa e anonima rispetto a quella di Londra, pur sapendo che sarebbe stata una delle poche notti che avrebbe ancora passato lì dentro.
In quanto erede, gli sarebbe spettata la camera padronale di suo padre, la stessa stanza nella quale in quel momento giaceva il cadavere di suo padre, fatto che incideva ancora di più sul suo malumore.Era sceso a fare colazione, vestendo gli abiti per il lutto: redingote nera, pantaloni e gilet abbinati del medesimo colore scuro, sopra a una camicia bianca. Persino il suo aspetto, emaciato e stanco, gli dava un aspetto ancora più cupo del solito.
«Non sembra che tu abbia passato una bella nottata, figlio mio» lo canzonò Deana, ancora stizzita dal dialogo avuto il giorno precedente.
«Sempre meglio della vostra passata a vegliare sul suo cadavere» replicò lui senza guardarla, riferendosi alla salma di suo padre, palesemente offeso e irritato.La donna sospirò seccata, finendo di bere il tè e pulendosi distrattamente le labbra con un tovagliolo riccamente decorato, per poi rimettersi sul volto il velo da lutto. «Spero quantomeno ti si sia aperta la mente, Viktor. Quello che è accaduto dovrebbe farti capire che non avrai tutto il tempo a tua disposizione per sistemare le cose.»
«Sul serio volete parlare, ancora, di questo?» domandò l'uomo rialzando lo sguardo su di lei. «Credete davvero che non lo sappia? Ho a che fare con la morte tutti i giorni, madre...»
«Non nello stesso modo. Non hai mai avuto di fronte a te qualcuno a cui tu tieni veramente» replicò la donna con fare arcigno. «Sempre ci sia davvero qualcuno a cui tu tieni.»Viktor non ribatté, tornando a dedicarsi alla sua colazione, preferendo chiudersi nel silenzio piuttosto che continuare ad aizzare quel discorso.
Deana sospirò, continuando a cercare di sistemarsi il velo e i guanti neri. «Se penso che dovrò tenere questa roba addosso per più di un anno...»
«Siete immorale, madre, oltre che irrispettosa verso vostro marito» la riprese lui senza guardarla.
«Da che pulpito, lui che non segue neppure una regola dell'etichetta. Farei volentieri a cambio, mettendomi anche io a giocare con i cadaveri...»
«Io non gioco con i cadaveri!» sbottò lui, ormai esasperato. «Datevi un contegno, il vostro comportamento è esecrabile.»Si alzò dal suo posto, senza indugiare oltre o salutando per congedarsi, impossibilitato al nascondere la fretta di lasciare quella sala al più presto.
Palesemente in preda all'ira, dalla quale solitamente non si faceva mai sopraffare, riprese a camminare per la villa, diretto verso i giardini, mentre alle sue spalle Cody lo seguiva in silenzio, piuttosto preoccupato.Raramente aveva visto Viktor tanto nervoso, abituato ad avere tutto sotto controllo o in situazioni che facilmente rendeva a suo vantaggio; tuttavia lì dentro sembrava fosse un animale in gabbia, frustrato nel non trovare una via di fuga da nessuna parte.
«Oggi ci sarà il funerale, Signore; domani vedrete il notaio e poi potremo finalmente tornare a Londra» tentò di tranquillizzarlo il suo valletto, nella speranza che l'idea di non dover stare a lungo a Whitesand's potesse giovare l'umore del nuovo conte di Lancashire.
«Due giorni di insopportabile convivenza con una donna al limite dell'isteria» rimbeccò l'uomo, uscendo finalmente dal palazzo e dirigendosi verso i giardini, prendendo un lungo respiro come se all'interno non riuscisse a respirare, soffocato dalle mura della sua stessa dimora.
«Credete che Deana sia stata colta dall'isteria? Che la morte di vostro padre le abbia tolto il raziocinio?»
«No, in realtà è sempre stata così...diretta, ma non con me. Non mi si è mai rivolta in questa maniera» spiegò Viktor dirigendosi verso la grande serra che si intravedeva sorgere tra gli alberi.

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La gabbia d'argento
Historical FictionLondra, anno 1851. Elaine, rampolla della famiglia Dietrich, riesce a unirsi in matrimonio al Conte di Lancashire; un uomo enigmatico quanto affascinante, ma dal freddo e distaccato atteggiamento. La meravigliosa vita che la giovane Contessa da que...