Verità

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La pioggia batteva ancora incessante, quando Nellie uscì silenziosa da villa Lancashire, lasciandosi alle spalle la dimora dove aveva vissuto per più di un anno.
Ancora con i pensieri e il passo incerti, nascondendosi alle poche anime che in quel momento s'attardavano lungo le vie dell'alto quartiere di Mayfair, scivolò silenziosa tra le ombre e la foschia che aveva ormai avvolto tutta Londra.
Si era ritrovata letteralmente inzuppata dopo pochi minuti di cammino, con il respiro ormai fattosi affannato e infreddolito, scendendo lungo i marciapiedi restando addossata alle mura delle eleganti abitazioni che si affacciavano sulle vie di quel luogo dal quale stava fuggendo.

Quelle stesse strade si fecero più vive mentre si avvicinava al Tamigi, intenzionata a passare dall'altra parte del fiume e raggiungere il quartiere di Southwark nel tempo più breve possibile, evitando nel viaggio diligenze, carrozze e qualche Bobby's che passava la sua ronda di controllo notturna.
Ritenne lei stessa una fortuna non trovare nessuno che la fermasse, malintenzionato, ubriaco o semplice guardia che stesse pattugliando la zona, tanto da tirare un sospiro di sollievo nell'arrivare davanti alla palazzina dove sapeva alloggiassero Benjamin e i ragazzi Irlandesi.

Varcata la prima porta si tolse finalmente il cappuccio, senza fermare il suo incedere che continuò lungo le scale che salivano ai piani superiori. Si fermò solo di fronte all'ingresso dell'appartamento dei ragazzi, ancora con il fiato corto dalla camminata, iniziando a battere furiosamente sul legno consunto e rovinato, tanto da farlo tremare.
«Chi diavolo è? Go dtachta an diabhal thú*» sentì rispondere una voce assonnata, assieme a un borbottio in lingua irlandese a seguito.
Padraig aprì la porta con sguardo insonnolito, i capelli ramati completamente in disordine, quasi fosse appena uscito da una guerra, vestito solo da un paio di calzoni logori.
«Dove è Ben?» domandò rapida la ragazza, ignorando le condizioni del giovane come se non ci avesse minimamente dato attenzione, lasciando che lui, l'istante successivo, si rendesse conto di chi si fosse appena trovato davanti, sebbene fosse già entrata in casa senza dargli il tempo di replicare.

L'interno della stanza, condivisa da tutti e tre i ragazzi, era appena più calda dell'esterno, nonostante le braci in un piccolo caminetto stessero ancora ardendo, visibili nel loro rosso acceso in contrasto con il nero del carbone e della fuliggine.
Noel si era alzato nel vedere la ragazza entrare, ancora bagnata fradicia, probabilmente domandandosi sé stesse ancora sognando o se fosse realmente entrata nella stanza.
Benjamin invece fu in piedi non appena la riconobbe alla porta, assumendo un'espressione decisamente preoccupata.
«Cosa è successo?» domandò difatti avvicinandosi a guardarla, prima di voltarsi in direzione di Noel. «Prendi una coperta, muoviti. Non stare lì fermo come un idiota!» ordinò secco, tornando a fissare la giovane che ormai aveva persino iniziato a tremare.

«Dobbiamo parlare, c'è un grosso problema» mormorò Nellie osservando il ragazzo che si era alzato porgendogli la sua coperta, mentre Padraig ancora li guardava senza capacitarsi di quello che stava succedendo, grattandosi le parti basse e soffocando uno sbadiglio.
«Sei completamente bagnata, Nellie. Scaldati un attimo e poi spiegami che è successo» rispose Ben mentre prendeva una sedia per metterla di fronte al fuoco, guardando poi il ragazzo dai capelli color rame. «Podraig, accendi il camino, se non ti dispiace» chiese al ragazzo che si avvicinò intontito, porgendo invece a Noel il mantello bagnato, prima di coprire la ragazza con la coperta asciutta.
«Dobbiamo parlare, Ben,» insistette lei stingendosi nella calda lana che l'avvolgeva «lui è tornato e ha parlato con Elaine» spiegò con tono basso.

L'espressione di Benjamin divenne ancora più dura e cupa da quelle parole, chinando poi il capo con fare pensieroso.
«Lei non partirà per l'America, lo sai vero?» domandò sempre in tono basso la donna, ma ben udibile da chiunque fosse in quella stanza.
Benjamin annuì, evidentemente seccato da quelle parole. Si spostò verso il camino, seguito dagli sguardi dei due ragazzi, ora completamente svegli, che lo guardavano preoccupati da quella notizia.
L'americano poggiò entrambe le mani sull'architrave in marmo scuro, sbeccato e graffiato dagli anni, chinandosi appena in avanti e respirando a fondo dalla frustrazione.
«Dannazione!» sbottò seccato, tirando poi un pugno al muro del caminetto, rimettendosi eretto. «Maledetto aristocratico del cazzo!»

La gabbia d'argentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora