Menzogne

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La sera si era fatta notte, quando il fremente bussare all’entrata di Villa Lancashire riecheggiò per tutta l’abitazione signorile.
Elaine era ancora sveglia, impossibilitata a cedere al sonno sereno nel quale solitamente a quell’ora si concedeva. La nobildonna era già inquieta sia per la partenza a Whitesand’s Hall e l’assenza del marito, il quale sembrava tardare a raggiungere la sua dimora e quindi il talamo con lei condiviso.
Aveva deciso di aspettarlo per poi coricarsi con lui in quella che sarebbe stata l’ultima notte passata nella capitale, ma ogni pensiero che si figurava nella mente non era altro che un palliativo a soffocare i dubbi su dove realmente il conte fosse in quel momento.
La distrazione di Viktor mostrata la mattina l’aveva messa in allerta, come uno spillo pungente a suggerirle ci fosse altro, qualcosa di omesso o nascosto che a lei non sarebbe piaciuto.

Litigando con quei pensieri scese le scale per metà, inizialmente sollevata nel sentire bussare qualcuno alla porta con il pensiero che a quell’ora solamente Cody e Viktor potessero essere di ritorno, o quantomeno era ciò che voleva credere. Sorvolò sul fatto che qualcuno stesse picchiando alla porta, anziché semplicemente entrare in casa come soleva fare Viktor quando rientrava.
Mae, la nuova domestica, era stata più celere, raggiungendo per prima la porta e aprendola di slancio a chi con tanto fervore chiedeva attenzione.
La contessa si fermò sui gradini di marmo, osservando con sorpresa la donna appena entrata all’interno, mentre quest’ultima lasciava dietro di sé impronte umide dalla pioggia appena iniziata, anticipando il temporale.
«Nellie, cosa ci fate qui?» domandò Elaine con una voce nervosa, per nulla felice di quell’ospite inatteso. «Dovete andarvene, lo sapete che Viktor non vuole che veniate qui!» intimò scendendo gli ultimi gradini, avvicinandosi.

«Viktor non c’è, quindi non può fare nulla» replicò la ragazza con serietà «e so bene, invece, dove adesso lui si trovi.»
Elaine scosse il capo, stringendo appena le labbra e le mani a pugno, cercando di assumere dignità. «Andate via, Nellie. Vi siete presa gioco di me abbastanza…»
«Non mi sono mai presa gioco di voi, Elaine, ascoltatemi…»
«Mae, va a chiamare subito William e digli che abbiamo un ospite sgradito» ordinò secca la nobile, rivolgendo l’attenzione verso la domestica che le guardava confusa, all’oscuro di tutta quella faccenda. Chinò appena il capo, prima di sgattaiolare velocemente via come da richiesto a richiamare il maggiordomo, lasciando le due donne sole.

«Datemi ascolto!» insistette Nellie facendo qualche passo verso Elaine, che invece indietreggiò.
«Non vi devo dare ascolto. Mi avete mentito e tradito. Io mi fidavo di voi.»
«Vi fidavate di me perché vi ho sempre voluto bene. Vi fidavate di me, come anche di Ben per lo stesso motivo» mormorò la donna fermandosi, osservando la contessa farsi prima pallida e poi arrossire distogliendo lo sguardo, tra l’imbarazzo e la vergogna.
«Mia signora! Non c’è nulla che voglio da voi, se sono qui è solo per avvisarvi e mostrarvi la verità un’ultima volta. La scelta di cosa fare è solo vostra» spiegò Nellie con tono accondiscendente.
«Domani me ne andrò da Londra assieme a Viktor e tu, Benjamin e tutto quello che è successo in questi anni sarà un vago ricordo.»
«Anche la sua amante?»
«Sì!» esclamò Elaine tornando a guardarla. «Anche la sua amante!»
«E dove credete che sia adesso vostro marito?!»
«Non è di certo affare vostro di cosa stia facendo il Conte!»
«Ma è affare vostro e con tutta probabilità sapete di chi sia in compagnia ora!»

Elaine deglutì, ma non chinò il capo, cercando di restare ferrea e non cedere all’ansia sorta nel dubbio. Prese un grosso respiro, socchiudendo appena gli occhi.
«Andatevene via, Nellie. Davvero. Non siete la benvenuta!»
«Signora?» domandò William raggiungendo le due e accorgendosi solo in quell’istante della donna all’ingresso, osservandola dapprima sorpreso e poi irritato.  «Perdonatemi contessa, ci penso io ad allontanare la nostra ospite.»
«Non servirà!» l’anticipò la ragazza. «Volevo solo vedervi, Elaine. Dirvi che vostro marito è a Belgravia, nel suo appartamento che ha appositamente acquistato per lei, la sua amante. Li troverete al numero 21, in Kinnerton Street. Potete credermi o meno, andarci da sola o venirci insieme a me.  A ogni modo io sarò lì, anche solo per dirvi che ve lo avevo detto!» replicò con un tono più seccato, alzando una mano verso William che si era avvicinato, scostandosi da lui.
«Non verrò da nessuna parte con voi, tantomeno andrò a Belgravia. Le vostre sono tutte calunnie!» replicò la padrona di casa.
Nellie sorrise amaramente, scuotendo il capo. «Restate allora ad aspettarlo, milady. Dubito che il conte terminerà presto i suoi… obblighi, prima di partire.»
La donna si voltò, senza lasciare il tempo a Elaine di replicare, uscendo dalla villa sotto la pioggia che aveva iniziato a scendere in maniera sempre più aggressiva, con addosso lo sguardo di chi era rimasto all’uscio della residenza dei conti di Lancashire.

La gabbia d'argentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora