Dipartita

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Il Bedford college era di fondazione recente, praticamente inaugurato da pochissimi mesi. Situato nel quartiere di Bloomsbury, era il primo istituto inglese che si occupava dell'istruzione alle donne.
Elaine era rimasta piuttosto sorpresa che Viktor avesse accettato il consiglio del dottore, considerando il suo essere tradizionalista e conservatore, soprattutto nell'avere a che fare con gente poco aristocratica.

Il visconte conosceva bene Mrs Reid; un nome noto e discusso nei salotti quanto nei locali che talvolta frequentava e, naturalmente, l'opinione che aveva di lei e del suo college non era propriamente positiva.

Elisabeth aveva ormai superato i sessant'anni quando fondò l'istituto, vedova del marito anch'esso dottore, del quale Viktor aveva letto studi e ricerche durante la sua formazione accademica.

Era una donna libera, agli occhi di Viktor senza un uomo che le mostrasse la giusta direzione e, sotto molti aspetti, potenzialmente pericolosa.
Il nobile aveva considerato con attenzione se permettere a Elaine di frequentare quel luogo e le donne che ci lavoravano, dando chiare regole a chi l'avrebbe accompagnata.
Sarebbe andata al collegio solo per brevissimo tempo nell'arco della giornata e sempre in compagnia di qualcuno della villa che si assicurasse di quello che avrebbe fatto.
Sua moglie avrebbe portato unicamente le sue competenze maturate negli anni, senza interessarsi ad argomenti che non le competevano.

Per molti uomini, l'idea che una donna provasse interesse nello studio, che non fosse letteratura, storia o geografia, ma ad esempio legge, fisica, ingegneria o arte, veniva considerata una cosa contro natura; alcuni arrivavano persino a credere che potesse farle impazzire.
Fortunatamente, per quanto Viktor abbracciasse gran parte dell'ideale virile britannico, riteneva tali idee sciocche e ignoranti, non trovando nulla di eccessivo nello studio di altri ambiti, considerando che la stessa regina Vittoria avesse, qualche anno prima, fondato il Queen's College in Herley street a Londra con l'obiettivo di insegnare il mestiere di istitutrice.

L'uomo non era del tutto convinto di mandare sua moglie al collegio, anche se, di fatto, la reputazione della famiglia e della figura di Elaine ne avrebbe guadagnato di certo.
Non era così raro che i nobili organizzassero occasioni dove dimostravano, all'apparenza, buoni propositi per aiutare il prossimo, attraverso atti di carità e clemenza, come la dottrina anglicana prevedeva.

La notizia che una viscontessa, futura contessa di Lancashire, prestasse aiuto al Bedford college sarebbe diventata di certo una novità interessante, dando inizio a pettegolezzi e chiacchiere nella corte londinese.
Di certo tra i sussurri, in molti avrebbero espresso un giudizio negativo, ma di fronte al fatto stesso sarebbe sembrato un atto spontaneo di fede verso il prossimo.
Avrebbe di certo irritato e infastidito il visconte, considerando che odiava dicerie e pettegolezzi sulla sua persona e sulla propria famiglia, ma se ciò avesse portato giovamento a Elaine, Viktor avrebbe sopportato, per quanto la sua pazienza glielo permettesse.

Elaine entrò nel collegio dopo qualche giorno dall'annuncio del visconte, accompagnata dalla sua domestica personale Nellie e dalla governante Hester, almeno per quella prima volta.
Avrebbe voluto avere con sé sua madre, che non vedeva da tempo immemore, nonostante si scambiassero di tanto in tanto qualche lettera, o addirittura Deana, la madre di Viktor.
Era decisamente troppo tempo che non usciva più dalla villa e ora che finalmente poteva farlo non le sembrava vero.

A differenza delle rare occasioni in cui era uscita in compagnia Viktor, si sentiva come se fosse spoglia, nuda e priva di un manto che la proteggesse da ciò a cui andava incontro.
Temeva le domande di chi avrebbe incontrato, le loro occhiate, le critiche e i giudizi che sarebbero dipesi dal suo atteggiamento e comportamento.

Mentre raggiungeva in carrozza l'ingresso del collegio le venne in mente la sua unica visita allo zoo di Londra qualche anno prima, quando ancora non conosceva l'uomo con cui avrebbe dovuto condividere il proprio talamo.
Si ricordò di quell'animale strano, dall'aspetto simile a quello di un cane con una lunga coda piuttosto grossa e spessa e striature che partivano da metà schiena scendendo lungo la parte inferiore del corpo. Il nome sull'etichetta della gabbia citava il termine "Thylacinus cynocephalus" anche se i più lo chiamavano semplicemente Tilacino.

La gabbia d'argentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora