«Perché? Perché lo avete fatto?! Perché avete dovuto farmi questo?!» tuonò Elaine con la fronte poggiata al petto di Viktor, a pugni chiusi che continuavano incessanti a battere contro le spalle dell'uomo, sebbene in maniera sempre meno decisa e forte.
Il conte a quella domanda non rispose, ascoltando in silenzio il dolore che la contessa riversava su di lui senza più limiti né restrizioni.
Bloccato da sé stesso e con la ragione annebbiata dall'emotività del momento, non riuscita a trovare nulla che potesse dirle, quasi come se le stesse parole che gli apparivano nella mente morissero prima di essere proferite, nell'incertezza di errare nuovamente.Una donna non poteva mostrarsi in quelle condizioni, considerate da chiunque disdicevoli e dovute senza ombra di dubbio a uno stato di probabile isteria.
Eccessi simili per la comunità non erano ammessi, né per una donna né tantomeno per un gentiluomo che non poteva mai lasciarsi andare alla rabbia o perdere il controllo.Viktor stesso era da sempre stato abituato a non lasciarsi mai andare a momenti simili, fuggendo di fronte a situazioni potenzialmente pericolose che ne avrebbero minato la ferrea volontà. Lo stesso gesto di mandare in frantumi il calice vuoto era stato per lui una rara eccezione.
In nessun caso il conte di Lancashire aveva perso il controllo; sebbene il Brandy e lo Cherry gli confondesse spesso mente e anima, rischiando di limare quelle catene che impedivano all'uomo di cedere all'ira senza freni, ma mai la rabbia era stata tanta da far perdere a Viktor ogni forma di controllo.Il nobile voleva intervenire, voleva placare quel tormento che vedeva consumare la propria moglie, conscio finalmente che in realtà tutto quanto fosse dipeso da lui.
Faticava ancora a rendersene conto e ad accettarlo, ad ammettere a sé stesso che il dolore espresso da Elaine fosse motivato da ciò che aveva fatto, tentando invano in quegli anni di trovare una spiegazione che lo rendesse lecito, nascondendosi dietro a un castello fatto di carte pronto a cadere al primo tremolio.La contessa non riusciva a smettere di piangere e tremare tra le braccia dell'uomo, combattuta a sua volta da un sentimento mai spento e dal male che l'aveva ghermita, ripetendo di continuo e con sempre meno intensità il perché di quel tradimento e del suo abbandono in quegli anni.
Lui però rimase zitto; attese che lei si calmasse, incerto su cosa potesse fare e limitandosi a tenerla stretta a sé, fino a che i singhiozzi della donna diminuirono e i pugni si fermarono, ormai stremata.«Rispondetemi, datemi una risposta; me lo dovete!» incitò nuovamente Elaine in maniera incessante, passando dal colpirlo ripetutamente a stringere le dita sul tessuto immacolato della sua camicia, stanca del suo continuo silenzio.
Non sapeva né comprendeva che quelle mancate parole non erano per scelta personale del marito, ma bensì bloccate da lui stesso per semplice paura, terrorizzato dal rischio di cadere in errore e del tutto impreparato a sostenere quella discussione.Elaine rialzò il capo, cercando lo sguardo del conte e di ottenere finalmente il confronto con quell'uomo chiuso nuovamente nel suo mutismo.
«Cosa sono mai stata per voi, Viktor? Cosa sono io per voi adesso? Un mero oggetto da tenere in casa vostra al pari di qualsiasi chincaglieria di valore?» domandò la donna, rigettando tutta la frustrazione assorbita in quegli anni, sperando di scorgere o trovare risposta attraverso lo sguardo ceruleo di Viktor, attonito dinnanzi a lei.Lo sguardo della donna appariva deciso come non era mai stato, ferma sulle sue convinzioni per tutto ciò che aveva dovuto accettare, tutto quello a cui aveva dovuto voltare le spalle; non vedere; non sentire; non parlare, e che finalmente aveva trovato il coraggio di esporre con decisione.
«Calmatevi, ve ne prego» chiese lui titubante e incerto, completamente all'oscuro di come affrontare la situazione cui si vedeva partecipe.
Aveva atteso il suo arrivo con impazienza, gelosia e rabbia repressa, per poi sentirsi accusato lui stesso per ciò che aveva fatto in quegli anni e, da giocatore in apparente vantaggio sulla sua scacchiera, si era visto portare via a una a una le sue pedine, trovandosi inesorabilmente in un ineguagliabile scacco matto.
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La gabbia d'argento
Historical FictionLondra, anno 1851. Elaine, rampolla della famiglia Dietrich, riesce a unirsi in matrimonio al Conte di Lancashire; un uomo enigmatico quanto affascinante, ma dal freddo e distaccato atteggiamento. La meravigliosa vita che la giovane Contessa da que...