La figura li osservava in silenzio, ferma e immobile, quieta rispetto a coloro che aveva di fronte a sé, evidentemente sconvolti.
La fievole luce delle candele illuminava debolmente i lineamenti taglienti di un uomo snello, vestito con abiti raffinati, una camicia bianca e gilet con pantaloni dai toni scuri; ma bastò poco, nonostante la scarsa luce, a rimembrare ai due chi avessero di fronte.
Viktor avanzò verso di loro, con passo claudicante e aiutandosi con un bastone, quasi faticasse nel suo incedere, benché mantenesse una postura rigorosa a ogni suo passo.
Solo quando vide l'americano mettersi di fronte a Elaine, in sua difesa, si fermò di nuovo, sospirando in un gesto di stizza e sdegno.
Alternò lo sguardo su tutti e due, con uno sguardo a dir poco tetro. Si limitò a quello sbuffo irritato, alzando appena un angolo del labbro con palese irriverenza nell'osservare Benjamin agitarsi di fronte a lui come se si fosse appena trovato davanti a una belva pericolosa.
Non lo poteva biasimare, dopotutto.
Cody, come da suo ordine, non aveva detto nulla di quanto accaduto otto anni prima, conscio che il suo signore avrebbe voluto occuparsi della questione di persona. Se quella verità fosse venuta a galla troppo presto nulla sarebbe andato secondo i piani del conte, sebbene li avesse appena trasgrediti.
Si era accorto subito del loro arrivo, impossibilitato a prendere sonno come tutte le notti dopo il ritorno dalla Crimea, osservandoli entrare nella magione stando accanto alla finestra, deciso ad attendere il momento opportuno per ritornare dal regno dei morti ripresentandosi di fronte ai vivi.
Avrebbe voluto aspettare la mattina dopo, facendosi trovare negli uffici della tenuta dove teneva ogni documento appartenente alla sua famiglia; là dove sarebbero sicuramente dovuti andare i due per ottenere ciò per cui si trovavano in quei luoghi.Tuttavia, nel momento stesso in cui aveva scorto Elaine, il desiderio di vederla, parlarle e dirle tutto quanto aveva prevalso sul resto.
Otto anni di ricerca, e l'esperienza della guerra per dimenticarla, erano stati troppi da sopportare e, ora che la sentiva tanto vicina, la sua pazienza aveva vacillato, portandolo a raggiungerla subito nelle sue stesse stanze.
A nulla erano serviti i consigli di Cody nel tentativo di fermarlo, cercando di farlo ragionare; Viktor aveva gettato ogni sua idea e strategia, deciso a rivederla di nuovo.
Aveva ormai atteso fin troppo a lungo.
A fatica, e in appoggio del suo fedele bastone con il quale si accompagnava dal suo ritorno in patria, aveva raggiunto il corridoio delle stanze date ai due ospiti, ritrovandosi di fronte a Benjamin, appena uscito irritato dalla camera di Elaine.
L'uomo aveva fatto giusto qualche passo prima di accorgersi di lui e fermarsi, vinto dal terrore e sospetto di trovarsi davanti a un fantasma.
Dopo pochi istanti era apparsa anche Elaine, vestita solo dalla camicia da notte e null'altro. A sua volta, constatò Viktor, il vederlo in quel corridoio aveva sconcertato lei quanto lui, sebbene in maniera decisamente diversa.«Tu... tu dovresti essere morto!» considerò l'americano, con il respiro accelerato dal panico di quell'incontro. «Non dovresti essere qui!»
«Già, così pare» rispose atono il conte, apparentemente tranquillo a differenza dei due. «Tuttavia per vostra sfortuna, Signor Collins, sono ancora vivo» aggiunse con un tono affilato e beffardo.
«Non è possibile!» insistette Ben «La vostra morte era sui giornali! Era comparso il vostro necrologio!»
«Oh, certo! Errori della stampa. Basta sparire per qualche tempo per essere definiti dispersi o deceduti, soprattutto se qualcuno si dovesse presentare con una qualsiasi prova della dipartita di chicchessia,» spiegò Viktor avanzando lento verso di loro «oppure aggiungendo qualche scellino alle tasche giuste, ma voi questo dovreste saperlo meglio di me, Signor Collins.»
«Lo avete fatto apposta?» domandò sbalordito.
«Certamente, benché questa non sia stata una mia idea. Ammetto che qualcuna delle vostre amicizie si è rivelata piuttosto utile.»Viktor si fermò di fronte a Ben, ancora in difficoltà per l'inaspettata apparizione di colui che aveva dinnanzi. Il conte, dal canto suo, per tutto il tempo non posò mai gli occhi sulla donna alle spalle dell'americano, come se fino a quell'istante la sua attenzione fosse stata unicamente per lui.
Appariva calmo, controllato, celando invero una collera accresciutasi negli anni, assieme alla soddisfazione di averli finalmente trovati, di essere riuscito a farli arrivare dove lui voleva, nonostante l'idea della sua morte apparente non fosse frutto del suo ingegno, ma bensì di quello di qualcun altro.
Benjamin era l'ultimo rimasto da depennare sulla sua lista, e per quanto fastidio provasse nel trovarselo di fronte, non si negò la soddisfazione di chiudere i conti una volta per tutte.
La scelta, tuttavia, l'avrebbe presa Elaine, avrebbe lasciato che scegliesse lei.
L'americano non aggiunse altro, fronteggiando Viktor senza cedere di un passo, sempre a protezione della donna che percepiva alle sue spalle, probabilmente più traumatizzata di lui dall'apparizione del marito che credeva morto.
Si accorse solo dopo diversi istanti che altre due persone erano sopraggiunte alle spalle di Viktor.
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La gabbia d'argento
Historical FictionLondra, anno 1851. Elaine, rampolla della famiglia Dietrich, riesce a unirsi in matrimonio al Conte di Lancashire; un uomo enigmatico quanto affascinante, ma dal freddo e distaccato atteggiamento. La meravigliosa vita che la giovane Contessa da que...