Fiori d'arancio

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Il Landau della famiglia Dietrich uscì dalla Cour d'honneur di Bukignam Palace, lasciando il cortile antistante il palazzo che si era ormai fatta notte inoltrata.
All'interno della carrozza si respirava un pesante silenzio, dovuto a tutto ciò che era accaduto nella reggia reale dalla quale si stavano allontanando per tornare verso la loro residenza di città.
Oliver continuava a stringere in maniera spasmodica il proprio bastone, facendo stridere la pelle dei propri guanti attorno al legno nero e decorato, nel vano tentativo di placare la sua furia.
Elaine, invece, teneva il capo chino, consapevole che la rabbia di suo padre derivasse unicamente da lei e dalla risposta data a Viktor durante il ballo.

Non avrebbe mai immaginato che quelle parole, con le quali aveva ammesso di voler sposare il Visconte, avrebbero sancito definitivamente il loro fidanzamento, ufficializzato di fronte alla Regina stessa con tanto di anello che lui le aveva messo al dito sotto lo sguardo iracondo di suo padre.

Lord Lloyd l'aveva poi portata a danzare di nuovo con lui, senza lasciarle possibilità di poterlo fare con nessun altro, alternando i balli a momenti conviviali con la corte dove lui stesso presentava la ragazza come se fosse già di su proprietà.

Non l'aveva lasciata sola neanche un istante, come a voler sottolineare la sua egemonia su di lei.

«Hai segnato la tua condanna...» iniziò a mormorare Oliver «Non ti rendi conto della situazione in cui ti sei messa rispondendo in maniera affermativa a quell'uomo, Elaine.»
Lo sguardo del Barone era rivolto verso l'esterno del veicolo che avanzava a velocità sostenuta, scandita dal rumore dell'andatura dei cavalli che si muovevano a piccolo trotto, come se fossero la copia l'uno dell'altro.

La ragazza, però, non era dello stesso avviso; sapeva che ormai il matrimonio fosse confermato, non ci sarebbe stato nulla a impedirlo e, per quanto sapesse perfettamente che la sua famiglia non ne fosse lieta, lei invece lo era terribilmente.
Si sentiva ancora ebbra per quanto accaduto alla residenza della Regina, per aver danzato di nuovo con l'uomo che anelava e che presto avrebbe sposato, troppo giovane, inesperta e cieca per vedere quanto il Visconte la stesse legando a sé con velata ossessione.

Allo stesso tempo si sentiva mortificata nei confronti dei suoi genitori, soprattutto suo padre che aveva tutto l'aspetto di aver risentito pesantemente di quella serata e ciò che ne era stato definito; si sentiva combattuta dal forte affetto verso i suoi genitori, che ostentavano la loro delusione nei suoi confronti, e l'interesse sempre maggiore per Viktor, a cui era ormai completamente assoggettata.

«Non è un uomo malvagio, padre» sussurrò lei in risposta. «Mi ha detto, inoltre, che non vuole nulla in dote» specificò, attirando l'attenzione di Oliver e Annice su di sé.
Era consuetudine che, insieme alla sposa, il marito ricevesse la dote di tipo economico annessa all'acquisizione della donna, motivo per il quale molto spesso si poteva cader vittime dei così detti "cacciatori", alla ricerca di una moglie ricca che potesse assestare la propria posizione sociale, con titoli o denaro ottenuti dal matrimonio.
Elaine apparteneva a una classe sociale elevata e, in quanto tale, avrebbe avuto a sua volta una dote da portare in dono al suo sposo; tuttavia Viktor aveva specificato che non voleva nulla, tranne fissare una data al più presto possibile.

«Non mi piace per nulla. Sei stata una sciocca. Sapevi perfettamente che né io né tua madre eravamo d'accordo su questo matrimonio» iniziò seccato lui. «Non ho idea cosa il Visconte voglia o veda in te per arrivare a fare ciò che ha fatto, sempre che in realtà non sia per ripicca al mio diniego alla vostra unione.»

«Io...non credevo che le cose avrebbero preso questa piega. Gli ho solo risposto la verità, convinta che avrei sposato il Marchese di Hastings. Non potevo sapere che a quella risposta sarebbe corrisposta una tale azione da parte sua» tentò timidamente di difendersi la giovane.

La gabbia d'argentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora