Consunzione

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Avevano sognato e atteso quell'abbraccio, anelato da entrambi per otto anni di vacillante speranza, fantasticando in pensieri nostalgici e velati dalla malinconia.
Viktor aveva lasciato ogni suo interesse per la sua ricerca, ostile a ogni cosa che fosse al di fuori del suo obbiettivo, agognando solo di riavere indietro Elaine.
Era stata la vendetta, ai danni degli artefici di quanto accaduto, e la guerra a cui aveva partecipato quando la speranza aveva vacillato, che lo avevano distratto dal suo pensiero ricorrente.
Elaine invece aveva cercato di dimenticare, tentato di iniziare una nuova vita con colui, lo riconosceva, aveva sempre provato un sincero affetto per lei e suo figlio.
Se il ragazzino non fosse mai nato con tutta probabilità sarebbe persino riuscita a nascondere i ricordi dolorosi, il rimorso di quello che aveva lasciato e a cui non riusciva a separarsi del tutto, ma Thomas era cresciuto replica del padre in lineamenti ed espressioni, i quali avevano portato a galla i ricordi e i sentimenti della donna.

Ben aveva ragione sotto un certo punto di vista. Le aveva dato tutto, affetto, attenzioni, amore. Era stato molto più presente di quanto mai avrebbe potuto esserlo Viktor, eppure, sebbene la sua razionalità non trovava logica risposta a quella condizione, l'amore incondizionato continuava a provarlo solo per quell'uomo dagli occhi di ghiaccio.
Aveva sognato di risentire le sue dita sfiorarla, di percepirne il calore del suo corpo allo stesso modo in cui lo stava avvertendo in quell'istante, stretta contro di lui, sentendo le sue mani scivolarle lungo la schiena e i fianchi attraverso la coperta pesante. Era arrivata persino a tentare di togliersela di dosso per cercare ancora di più il contatto fisico con Viktor e ovviamente lui non glielo aveva negato.
Tornò a essere preda del freddo della stanza, ma protetta dal conte stesso che aumentò ancora di più la sua stretta attorno all'esile corpo della donna, mentre il capo di posava nell'incavo del suo collo, sospirando pago.

«Non sapete... non potete capire quanto mi siate mancata e in che inferno sono stato in questi anni» sussurrò sulla sua pelle, prima di rialzare il volto di fronte a quello della moglie, osservandola offuscato dall'emozione e sentendo le sue dita posarsi sul suo volto, chiudendo gli occhi a quel tocco.
«Sarei tornata subito, se avessi saputo la verità...» mormorò, portando l'attenzione sulle sue labbra, anelando come non mai il bacio che credeva non avrebbe mai più ricevuto, ignara che un semplice contatto potesse permettere a ciò che la stava annientando di attecchire in chiunque le stesse accanto.
«Non rievochiamo il passato,» sussurrò lui tornando a guardarla, prima di scostarle i capelli dietro l'orecchio «adesso siete qui. È tutto ciò che conta!»
Non le diede modo di aggiungere altro. Da quel silenzioso richiamo e desiderio espresso dalla contessa Viktor azzerò la distanza tra le loro labbra.

Tutto il resto passò in secondo piano: Benjamin, l'America, gli anni in cui erano stati divisi, la congiura, persino Thomas sparì in quegli istanti dalla mente di Elaine.
Eros e Psiche si fusero in quella situazione emotivamente intensa per i due nobili, vissuti nel ricordo di quel momento tanto atteso.
I respiri si fecero ansanti all'unisono, come se non fossero in due ma soltanto uno, vinti da una bramosia sempre più crescente, come un filo di paglia incendiato da una scintilla, dando vita a un fuoco capace di bruciare con sempre maggior fame, diventando inestinguibile.
Il desiderio del conte lasciò spazio a una lussuria mai appagata in quegli ultimi otto anni, affamato di quel corpo che finalmente sentiva di nuovo sotto le proprie dita, carezzandolo e rimembrando ogni parte della donna che tanto aveva atteso di poter tornare a toccare, accarezzare e baciare.
Fu Elaine stessa ad arretrare verso il letto portandolo con sé, incapace di aspettare oltre nel sentirlo di nuovo suoi, quasi necessitasse quell'unione per potersi assicurare che tutto ciò fosse davvero reale e non uno dei suoi sogni.
Il conte si lasciò trasportare zoppicando lievemente a suo seguito, senza staccarsi da lei, percependo il suo febbrile calore contro il proprio corpo.

Vinse l'impazienza della carnalità, ma lento fu l'inizio di quella danza, dettata dalla frenesia di due corpi che finalmente tornavano ad appartenersi e unirsi tra ansiti e gemiti, le cui note i due avevano quasi del tutto dimenticato.
I loro sguardi si erano ricercati, così come le dita si erano incrociate tra loro con foga e forza, mentre le mani libere accarezzavano l'una il corpo dell'altro e viceversa, stringendo i tessuti dei propri vestiti, volendoli stracciare e toccare la pelle bruciante e sudata, accarezzando e seguendo linee di muscoli contratti dallo sforzo dell'atto che li vedeva partecipi.
Fu più breve di quanto entrambi di aspettassero, in realtà, ambedue troppo eccitati per resistere al raggiungimento del culmine di quell'unione rimasta in attesa da troppi anni. La passione aveva preso fuoco divampando incontrollata per poi calare rapidamente, lasciando ancora placide fiammelle atte a tenere comunque rovente quella relazione.

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