Capitolo 35

1K 29 0
                                    

Mi alzai dal letto ed andai a vomitare. Dopo neanche un minuto, mi sentii sollevare i capelli. Era Damiano. Mi alzai e mi sciacquai la bocca poi caddi in ginocchio e scoppiai in un pianto.
<<Ehi sta tranquilla. Ssh>> mi sussurra Damiano passandomi la mano nella schiena.
<<Come posso stare tranquilla?>>
<<Devi farlo per Bea>>
<<Ma cosa ha? Sai cosa le ha fatto?>> domando
<<No, non so nulla. So solo che sono in ospedale>>
<< tutta colpa mia..>>
<<Non dire così. Non è colpa tua. Se non vuoi tornare, possiamo rimanere qualche altro giorno qui.>>

<<No, andiamo>>
Mi alzai e non persi tempo a fare la valigia.
Durante il viaggio non osai fiatare o dire una parola. Sapevo che mio padre avrebbe usato questa carta prima o poi. Ricordo il primo giorno che Bea mi rivolse la parola, eravamo a scuola avevo un livido sotto l'occhio destro e lei mi parlò come mai nessuno osò fare.

<<Isabella, vieni alla cattedra>> disse la professoressa chiamandomi. Mi alzai ed andai alla cattedra con la testa bassa. Mio padre la sera prima mi aveva picchiata, non era stato attento a dove mandava i colpi e di conseguenza l'indomani mi erano spuntati i lividi lungo tutto il corpo. Nella classe, era calato il silenzio. La professoressa mi alzò il mento. << Isabella cosa hai fatto?>> mi domandò
<<N-nulla>> mentii
<<Convoco tuo padre >> a quelle parole scappai dalla classe ed andai in bagno. Poco dopo sentii bussare nella mia porta del bagno.
<<occupato>> dissi asciugandomi le guance bagnate per via delle lacrime.
<<sono Bea>> disse una voce femminile. Mi domandai cosa volesse.. se volesse continuare a prendermi in giro o se fosse solo intenerita dal mio comportamento. Ero molto silenziosa in classe, non parlavo con nessuno.. per poco non parlavo neanche quando venivo interrogata. Quella fu la prima volta che mi presentai con i lividi ben visibili. Aprii la porta del bagno ed effettivamente mi trovai davanti Bea. Era bellissima. Aveva i capelli lunghi fino alle spalle, occhi verdi con un po' di mascara e labbra sottili.
<<dimmi>> dissi in un sussurro
<<stai bene?>> mi domandò, io non risposi annuii solamente con la testa, fino a quando non mi ritrovai due braccia che cingevano il mio corpo.
Poco più tardi fui convocata con mio padre a scuola.
<<L'ho convocata perché sua figlia oggi è venuta a scuola con questi lividi, non vorrei che abbia problemi in classe con qualche alunno>> disse la professoressa alludendo ad un comportamento scorretto da parte di qualche mia compagna. Pensava davvero che in classe qualcuna mi avesse picchiata, non sapendo che il vero problema era a casa.. è stato lui.. pensai nella mia mente, ma purtroppo la professoressa non era in grado di leggere la mente.
<<No, è soltanto caduta dalle scale>> mio padre mi prese il mento e mi sollevò osservando il bel lavoro che fece <<ma mi assicurerò che non abbia davvero problemi a scuola.. in ogni caso semmai dovesse averne, la contatterò>> disse mio padre, si salutarono cordialmente e la professoressa ci congedò e tornammo a casa.

Un angelo senza le aliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora