Capitolo 22

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Quel stiamo arrivando rimbombava nella mia mente.. Bea e Leo stavano arrivando.. Nel frattempo quel ragazzo rimase tutto il tempo accanto a me, mi fece sedere su un muretto e continuava a ripetermi che non mi sarebbe successo nulla. Guardavo la strada davanti a me, avevo freddo e piangevo. Una macchina nera a tutta velocità frenò, fermandosi nel bel mezzo della strada. Si aprì lo sportello del passeggero e vidi lui, Damiano correre verso di me. Mi alzai, facendo cadere la giacca del ragazzo e mi fiondai tra le sue braccia. Il mio pianto divenne sempre più forte. Respirai quel profumo, il suo profumo e mi sentii al sicuro.

<<Cosa è successo?>> Mi sussurrò <<Grazie>> Sentii dire da una seconda voce. Incominciai a camminare, spinta dalle braccia possenti di Damiano, verso la macchina. Entrai e dopo qualche secondo sentii il rumore della sicurezza chiudersi. Attraverso il finestrino vedo mio padre e quel ragazzo parlare e subito dopo il suo sguardo si posò sul mio. Mi irrigidii e con mio grande stupore, lui si girò e se ne andò.

<<Bella>> Mi richiamò alla realtà Leo.

Distolgo la sguardo da mio padre, mentre noi ce ne andiamo. 
<<Si>> Dico con un filo di voce

<<Cosa ti è successo?>> Dice Damiano. Non mi ero neanche accorta che lui fosse passato dietro con me.

<<N-nulla>> Mentii

<<Era lui tuo padre?>> Mi chiede Damiano . Vedo le sue mani sporche del mio sangue, chiudersi in un pugno.

<<Devi denunciare>> Dice Leo mentre guida

<<Ci ho provato, ma mio padre conosce parecchie persone, l' hanno coperto.. lui ha cercato anche di farmi..>>

<<Basta. Non voglio sapere i dettagli>> Dice Damiano interrompendomi.

I miei occhi rossi dal pianto e dalla vergogna rimasero bassi, mentre sentii quelli di Filippo scorrermi addosso lungo tutto il corpo.

<<Vi lascio a casa, io vado a prendere Bea>> Dice Leo.

La macchina si fermò e accostò. Damiano scende dalla macchina e mi apre lo sportello, dopodiché mi conduce verso il loro appartamento. Salimmo a piedi fino al primo piano. Quando entrammo l' odore di Filippo era in tutto l' appartamento. Mi fece quasi strano non sentire il solito odore di sigaro e alcool in giro per la casa.

<<Accomodati>> dice. Sento la schiena bruciare.

<<Non posso, mi devo sciacquare la schiena>>

La sua mano si allungò verso di me e mi costrinse a seguirlo. Entrammo nel bagno. Le pareti erano celesti quasi pastello ed è un bel colore, perché illuminava la stanza. in fondo c'era una vasca ed una piccola finestra che dava verso l' interno di altri palazzi. Rimasi sulla soglia della porta.

<<Aspetterò Bea, non posso fare da sola>>

<<Ci sono io e non farò nulla che tu non voglia>> Non so perchè abbia specificato che non avrebbe fatto nulla senza il mio consenso. Damiano era l' ultima persona al mondo in grado di farmi del male.

Un angelo senza le aliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora